Marani: «Le bresciane di C guidate da gente seria e competente»

Periodo di warm up, si scaldano i motori. È tempo di sorrisi anche se l’altra faccia del calcio, specie nella terza divisione del professionismo, la vita è perlopiù dura. Pochi ricavi, difficoltà crescenti perché come sempre lo sport, soprattutto il calcio, è lo specchio di ciò che ci circonda: c’è chi è sempre più ricco, c’è chi è sempre più povero. In mezzo, un’ampia zona grigia nella quale troppo spesso continuano a trovare spazio avventurieri che s’approfittano della disperazione di piazze e presidenti per poi lasciare solo macerie. Questa è (stata) l’ennesima estate trascorsa tra un ricorso e l’altro e l’attesa di penalizzazioni assortite. Dalla passata stagione a questa sono evaporate tre società e c’è chi inizierà questo campionato con pesanti «-» in classifica.
La situazione
Ma, in attesa di promesse di riforme – dall’alto – che non vengono mantenute con la palla che si sposta sempre un po’ più là, si va avanti. Sarebbe già qualcosa se si riuscisse a sostenere e proteggere coloro che hanno ancora cuore e voglia di fare le cose per bene, con serietà. E da questo punto di vista, le espressioni bresciane di serie C - ora tre - rappresentano una specie di oasi. Da preservare. Niente frizzi e niente lazzi. A prescindere da chi ha più o meno possibilità di spesa tra Brescia (con Giuseppe Pasini e la sua compagine societaria), Lumezzane (con Lodovico Camozzi capofila di un progetto collettivo) e Ospitaletto (con i presidenti Giuseppe Taini e Sandro Musso). La serietà di cui sopra si misura non dalla capienza dei portafogli, ma dall’investire in maniera tale da mettersi al riparo da qualsiasi evenienza, dal poter reggere a qualsiasi urto restando in piedi e diventando riferimenti solidi e certi seguendo piani economici all’euro.
Amarcord
In categoria, al di là dell’eccezionalità del caso Brescia, è tornato l’Ospitaletto. Una neo promossa che evoca però fascino «e tradizione. Legata a quello che seppe fare Gino Corioni che poi trasferì il suo modo di fare calcio a Bologna, che è la mia città. Ricordo con affetto e simpatia quel periodo, quando un grande presidente come Gino che poi fu il fautore del Brescia più bello di sempre, ebbe anche l’intuizione di portare Gigi Maifredi in panchina». L’amarcord è targato Matteo Marani, presidente della LegaPro impegnato in un tour di conoscenza e «benvenuti in categoria» nelle case di chi si è meritato la disputa della serie C.
La visita
Ieri mattina Marani ha fatto tappa proprio a Ospitaletto, accolto nella club house del club «per un momento d’incontro che in questa fase riguarda anche il chiarimento di alcuni aspetti tecnici e logistici». La serie C è sempre più la casa di realtà come lo stesso Ospi o proprio il Lume che, al di là dei loro trascorsi tra i professionisti in tempi non sospetti, non rappresentano capoluoghi di provincia. Come si spiega questo fenomeno? «In realtà – dice Marani – è proprio nel Dna della LegaPro unire grandi realità e piccoli centri. C’è spazio affinché ciascuno possa scrivere piccole grandi storie. È il caso anche dell’Ospitaletto».
Le bresciane
Allargando il raggio, ma senza voler entrare nel merito del progetto Brescia, il presidente della LegaPro dice: «Quello bresciano è un territorio produttivo, è un fiore all’occhiello anche per il sistema paese e le tre realtà sono guidate non solo da grandi imprenditori, ma anche da imprenditori capaci e con competenze calcistiche. Siamo contenti di poter contare su realtà importanti come quelle che il Bresciano esprime. Cerchiamo tutti di lavorare in maniera sinergica, in un momento anche molto difficoltoso: ma io credo che organizzazione e dirigenti in gamba possano aiutare. Quanto alle problematiche della serie da un punto di vista economico, noi abbiamo chiesto l’introduzione degli indicatori per l’iscrizione al campionato. Ci erano stati promessi, ma verranno introdotti il prossimo anno. Il tema incalzante, a tutti i livelli, riguarda la sostenibilità: ed è chiaro che il nostro campionato, dipendendo quasi esclusivamente dalle possibilità dei presidenti, sia più esposta. Occorre riparametrarsi anche dentro un Paese che oggettivamente delle difficoltà le sta avendo».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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