Il sogno di Patrick Nuamah: «Esordire tra i professionisti con la maglia del Brescia»

A casa la sera non può rientrare dopo le 22 e guai se non mette in ordine la sua stanza. Mamma Augustina ha il totale controllo della situazione e non transige: le regole le detta lei e non il calcio. E, anzi: «Se non studi, se non prosegui la scuola, non giochi più».
Per raccontare qualcosa di Patrick Nuamah - ma di fatto solo Patrick - non si può non partire da quello che è il cuore della vita di un adolescente che a casa deve rendere conto di tutto, ma che fuori dalla porta di un appartamento tra via Chiusure e il San Filippo potrebbe prestissimo avere un mondo di opportunità da cogliere.
È troppo presto per tutto, prima cosa per distribuire patenti di predestinato e nuovo fenomeno. Ma, insomma, è indubbio che in Patrick ci sia qualcosa di speciale. Lo sa il Brescia e da poco più di due settimane a questa parte lo sa anche Pep Clotet. Lo sanno i suoi compagni e anche i tifosi più attenti saliti a Ronzone, che si sono dati di gomito chiedendosi «ma quello chi è?».
«Quello», per cominciare, è nato il 31 dicembre 2005. È quindi quasi un 2006: quasi un diciassettenne, dunque, ma giusto per un pelo, una manciata di ore che starebbero facendo parlare di lui ora come di un precocissimo. Di lui, invece si parla come di una speranza - ed è già sufficiente così - che ha iniziato a mettere le basi per provare a vedere se può diventare qualcosa di più. Qualcosa di fatto e di finito come un gioiellino - e quello di certo già lo è - che una volta lucidato, sgrezzato e lavorato possa finire in vetrina come il pezzo più luccicante.
«Quello», a Ronzone, ha conquistato tutti. Partiva avvantaggiato perché in termini anagrafici era il cucciolotto del gruppo, ma poi è stato tutto una conseguenza di una quotidianità vissuta a mille all’ora, senza risparmiarsi e lasciando veramente tutto sul campo. Per Patrick era questa la prima sfida: dimostrare, lui che sulle spalle aveva solo meno di mezza stagione con la Primavera e due stagioni rese zoppe dal Covid tra Under 15 e Under 17, di poter reggere i carichi (e che carichi) di una prima squadra. Missione compiuta.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Il resto, lo hanno fatto le sue qualità e - per finire - educazione, gentilezza e dolcezza, che lo hanno reso benvoluto da chiunque, con capitan Bisoli in particolare a prenderlo sotto la sua ala per chiacchierate e consigli. Che non sono mancati nemmeno da parte di dirigenza e staff, con anche Gastaldello tra le principali figure di riferimento.
Patrick la stagione scorsa era forse rimasto un po’ male per non essere partito dall’inizio con la Primavera e a maggior ragione ha dunque vissuto come un sogno a occhi aperti la convocazione per il ritiro con i «grandi». Non si aspettava le telefonate di Meloni e Migliorati e per questo lui e chi lo segue sono pieni di senso di gratitudine per il club nel quale gioca fin dai tempi della scuola calcio e al quale, con i fatti, è come se avesse già «giurato» fedeltà. Quando aveva 14 anni l’Atalanta tentò di prenderlo, ma lui disse no. Del Brescia - qui è nato - è anche tanto tifoso e proprio in quei frangenti, alle persone extra famiglia alle quali lui si appoggia e che cercano di consigliarlo per il meglio, confidò la sua aspirazione: «Esordire da professionista con la maglia del Brescia». La strada è ancora lunga, lunghissima, e le fughe in avanti sono vietatissime. Ma intanto un varco quel ragazzino con un fisico già importante ha iniziato ad aprirselo.
Pur tenendo ben a mente il monito di mamma Augustina che si occupa dell’accudimento di anziani: «Scuola (per la somma gioia di Cellino, che apprezza molto la solidità del ragazzo, ndr) o niente calcio». Nella famiglia molto per bene di Patrick nella quale l’umiltà è la prima regola, con papà Matthiew che da qualche anno vive in Inghilterra per motivi di lavoro e dove si è trasferita pure la sorella Abigail che dopo il diploma al Foppa ora attende una borsa di studio per l’università, sopra certi valori e principi non si passa. E se i primi due anni all’Abba per il ragazzo sono stati difficili, le cose vanno meglio al liceo Newton, dove Patrick inizierà il quarto anno. Su di lui nei mesi scorsi avevano messo gli occhi anche Inter e Sassuolo, che si erano fatti avanti con il Brescia, che però ha risposto picche avendone, in realtà già da tempo, comprese le potenzialità.
Non ha ancora un ruolo ben chiaro il ragazzo di origini ghanesi (ma con la cittadinanza italiana) che ammira Paul Pogba, ma che si ispira tanto anche a Stephen Appiah del quale ha anche una maglia. Semplicemente, per ora, è un giocatore d’attacco che dalla metà campo in su potrebbe fare di tutto. Ha spunti da mezz’ala (così lo utilizzava nell’Under 15 mister Carli), ma anche da trequartista (spesso così lo utilizzava Bersi nell’Under 17), però può fare anche l’esterno: ha gamba e cambio di passo. Sul piano formativo e della costruzione, col Covid che ha di fatto azzerato un anno e ne ha fatto vivere un successivo a singhiozzo, c’è del tempo da recuperare, ma d’altro canto è proprio questo suo essere così ancora «puro» da concetti e convinzioni che lo rende ancora più interessante. Specie per un allenatore come Clotet che ama lavorare sui giocatori d’attacco.
E ora? Sa che il suo campionato di riferimento sarà quello Primavera e sulla strada del suo grande sogno, lo renderebbe felice - in ritiro ha vissuto come dei premi al lavoro gli impieghi in amichevole - anche solo potersi allenare in settimana, almeno qualche volta, con la prima squadra. Ma prima, la scuola: altrimenti mamma Augustina chi la sente...
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
