Calcio

Il «malessere» personale di Castagnini lo porta verso la rottura col Brescia

Esigenze familiari in cima alle priorità del dirigente sul quale c’è forte il Pisa. Cellino seccato dal clamore
Renzo Castagnini - © www.giornaledibrescia.it
Renzo Castagnini - © www.giornaledibrescia.it
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Il vento cambia in fretta e il cielo, da sereno, s’è fatto in un attimo molto nuvoloso. Il cielo sopra il Brescia e il suo progetto sportivo al quale una volta tanto c’è interesse a dare massima continuità, è carico di nuvoloni neri dai quali può scatenarsi un uragano così come possono risultare passeggeri.

Ma nessun epilogo può essere escluso e anzi, l’ipotesi di una rottura tra il Brescia il direttore sportivo Renzo Castagnini, o anzi del dirigente con il Brescia, ha contorni di concretezza. Le diplomazie interne al club sono al lavoro, ma va precisato: tale lavoro si concentra esclusivamente sul dirigente perché dall’altra parte Massimo Cellino, che si trova all’estero con la moglie, è rimasto sorpreso dell’esplosione mediatica di un «caso» che per lui nemmeno esiste.

E tale clamore, ha indisposto e seccato parecchio il presidente. Il quale, sforzandosi di restare tranquillo, è convinto che tutto possa rientrare. E quel «tutto» - è emerso il retroscena - gli era stato comunicato direttamente dallo stesso Castagnini durante una telefonata intercorsa tra i due a metà della scorsa settimana.

Ricostruzioni

Durante questo colloquio il dirigente avrebbe comunicato una sua personale insofferenza rispetto ad alcune dinamiche, anche relative all’affaire Borrelli, dell’ultimo periodo. Il tutto, a unirsi nella mancanza del nero su bianco di un accordo di rinnovo che Castagnini si aspettava di poter firmare contestualmente, o almeno subito dopo, quello con Maran e il suo staff. Dentro le pennellate di questo quadro, si è inserito il nuovo interessamento del Pisa - per interposti addetti ai lavori legati al dirigente - pronto a tentare Castagnini - dopo un primo approccio, rimasto tale, quale settimana fa - che sul piatto metterebbe un biennale a cifre interessate.

Di più: Pisa per Castagnini vorrebbe anche dire riavvicinarsi a casa e potersi anche dedicare maggiormente alla famiglia con le esigenze dei suoi affetti che dirigente ora mette come priorità assoluta. Anche a costo di dover smettere di lavorare: insomma, non sarebbe il Pisa il fulcro della presa di posizione del dirigente.

Cellino avrebbe preso il colloquio telefonico col suo diesse, che avrebbe manifestato chiaramente la volontà di concludere il rapporto col Brescia, come uno sfogo - anche fisiologico - legato a tensioni di mercato e un po’ di stanchezza. La tattica presidenziale era stata allora quella di lasciare tranquillo il diesse, che già giovedì sera aveva lasciato Brescia per rientrare a Reggello, in modo che potesse rilassarsi e riposare per poi affrontarlo martedì, al rientro in sede di Cellino, per chiarire le situazioni in sospeso. Il presidente non si aspettava che il «malessere» del direttore sportivo diventasse di dominio pubblico: ma il paese del calcio è un posto molto piccolo e i suoi abitanti mormorano.

Una cosa è certa: se la posizione di Castagnini non cambiasse, se la sua insofferenzaa tuttotondo risultasse insuperabile tanto da portare a una rottura, è comunque impensabile che Cellino - a maggior ragione perché seccato dalla «pubblicità» di tale situazione - possa lasciar libero il diesse di sposare un’altra causa nella stessa categoria. Una eventualità della quale il dirigente è ben conscio. Ma chi ha parlato con lui nelle ultime ore ha trovato un uomo disposto anche a restare a riposo forzato se non trovasse un’intesa d’uscita bonaria col Brescia. Insomma: tutto appare tranne che una «strategia» o un momento di stanca.

Ma le diplomazie interne del club sono al lavoro per rassicurare Castagnini e capire se ci sono margini per scuotersi dall’impasse e distogliere l’addetto ai lavori toscano dalle sue personali riflessioni o se sarà, ancora una volta, tutto da rifare andando a individuare un nuovo riferimento tecnico per la parte sportiva. Una eventualità che a ora Cellino non prende in considerazione. In tutto questo, Rolando Maran è uno spettatore. Preoccupato. Come tutti.  

  

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