Calcio

Il Brescia va in Bianchi: colpo alla Strega per una notte da regina

Nel recupero l’attaccante subentrato trova il destro per una vittoria di squadra in una gara sempre in mano
Sotto la curva, Bianchi e i tifosi - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Sotto la curva, Bianchi e i tifosi - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Bella da morire. La vittoria, la platea. La mentalità, la classifica. La regina: per una notte. Messa sul trono in solitaria dal principe assoluto dei finali di partita: Bianchi «Blanchito», il baby che ora s’è messo pure la corona da capocannoniere di squadra. Sono tre (gol) per lui in campionato, sono quattro vittorie di fila per il Brescia. In un crescendo di autorevolezza, consapevolezza e maturità. Senza mai tralasciare però l’umiltà.

Narrazione

Ogni mattoncino racconta qualcosa di più e di diverso di un Brescia che contro il Benevento, ad esempio, è riuscito a non soffrire nulla se non in un avvio (a proposito: fischio d’inizio con 3’ di ritardo per un buco nella rete...) con 5 angoli calciati in 15’, ma senza creare poi chissà cosa a livello di grattacapi. Casomai la squadra di Clotet ha sofferto solo per il motivo giusto: la sofferenza è stata per lo sforzo di riuscire a trovare a tutti i costi un modo di confezionare una vittoria stravoluta e strameritata. Costruita, ancora una volta, su un grande spirito di sacrificio come punto di partenza sul quale poi il Brescia forse per la prima volta è riuscito a esprimersi anche da un punto di vista del gioco in maniera piuttosto continua.

Come detto, è stato un crescendo e il merito del sigillo che porta la squadra a quota 15 punti, è maturato in un secondo tempo preso in mano nel possesso palla col merito di aver indotto il Benevento a smettere praticamente di giocare, in particolare una volta perso Schiattarella che giù nel primo tempo era stato fortemente limitato da un ottimo Benali, schierato titolare a sorpresa in un ripristinato 4-3-1-2. Il sacrificio di «Ben» e poi, a esempio, il sacrificio di Ayé che invece aveva il compito con un moto perpetuo di portare fuori i tre gladiatori e marcantoni della difesa beneventana altrimenti invalicabile.

Il deficit di kg e centimetri, il Brescia ha cercato di colmarlo con una dose aggiuntiva di intelligenza. Ma che fatica comunque arrivare fin laggiù, negli ultimi 20 metri dell’area altrui con un Benevento comunque molto pronto nella fase di non possesso e abile a tenere il Brescia su ritmi non vertiginosi e per questo penalizzanti per la squadra di Clotet. Che tuttavia un paio di pensierini (oni) a Paleari è riuscita a darli approfittando di una difesa paradossalmente andata in difficoltà su due cross leggibilissimi, prima di Bisoli poi di Karacic, per altrettanti colpi di testa di Moreo e Benali però non pronti alla stoccata e per questo andati fuori bersaglio. E Lezzerini che ha fatto? Una parata di «bagher» su Acampora e stop.

Bravo il Brescia anche a non perdere la saldezza dei nervi di fronte all’arbitraggio gravemente non all’altezza di Gualtieri che non si capisce come non veda una gamba larga di Glik su Benali in area al 41’mentre ancor meno si capisce come possa non esserci stata una chiamata ad hoc del Var. Ma al di là dell’episodio che sarebbe potuto costare carissimo dato il tatticismo della partita, è stata proprio la direzione nel suo complesso a risultare insufficiente.

Secondo tempo

Ma andiamo oltre, a un secondo tempo da Brescia sul serio padrone e plasmato come tale anche dalla perfetta interpretazione e lettura in corso d’opera di Clotet. Serviva un guizzo, serviva qualche invenzione. Serviva, oltre che spogliarsi un po’ del sacrificio per vestirsi di fantasia e freschezza, anche una maggior tecnica. Al tecnico catalano è servito vedere la sua squadra scendere in campo nel secondo tempo con la voglia di alzare il ritmo. Gli è servito vedere un provvidenziale Veseli su Moreo per stabilire che le condizioni per rischiare qualcosa in più c’erano tutte. Fuori Benali, dentro Galazzi poi fuori Bisoli e dentro Ndoj.

Sale il livello e ad alzarlo ci si mette anche un Rigamonti nel quale 7mila e rotti cuori si incendiano all’unisono. Gran risposta di Paleari su un colpo di testa di Moreo servito da un ispirato Ndoj che poi chiama a sua volta il portiere a un bell’intervento su punizione. Il momento è caldo, quasi hot: ma manca ancora, contro un Benevento passivo che non tiene mai il pallone e però in un certo controllo, quel certo non so che in quei maledetti ultimi 20 metri. Manca Bianchi: col suo destro da sala operatoria su «ferro» servito da Ndoj. È il secondo di recupero: di una serata bella da morire. Dove si arriverà? Per ora alla sosta. E comunque da primi. Olé.

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