Il Brescia sceglie di stare in stand by giocando tutto sulla battaglia politica

Immobilismo attivo. Un ossimoro, uno dei tanti che caratterizzano la vita di questo Brescia. In questo preciso momento storico completamente immobile sul piano sportivo, ma altrettanto completamente attivo sul fronte legale-politico per vedere riconosciute le proprie ragioni e, di rimando, le ragioni della correttezza sportiva e del rispetto delle regole.
Ciò che porterebbe, per quanto di interesse strettamente personale diciamo, a una riammissione al campionato di serie B segnando poi di conseguenza la via per evitare che altri pasticci - giocati sull’antitesi e la contrapposizione di giustizia ordinaria e giustizia sportiva - come quello che riguarda il caso di specie, possano nuovamente verificarsi.
Prossimo step: la messa a punto (questione di ore) dell’opposizione presso la corte federale all’omologazione da parte del tribunale di Reggio Calabria, del piano di ristrutturazione del debito presentato dal club di Felice Saladini che nel frattempo, da qui a martedì alle 23.59, termine ultimo per l’iscrizione campionato, deve anche provvedere a versare i quasi 8 milioni di euro necessari alla ricapitalizzazione. La discussione dell’opposizione del Brescia, che tempi avrebbe? Poco importa al club di Massimo Cellino. Al quale importa di andare fino in fondo a prescindere: dopo la corte federale d’appello ci sarà eventualmente il passaggio al Consiglio di Stato e infine al Collegio di garanzia del Coni.
A prescindere, significa anche in caso di mancata riammissione e di partecipazione a quel campionato di serie C che il Brescia si è meritato sul campo. Perché appunto, il messaggio che si intende far passare, al di là dell’evidente e innegabile interesse personale, è quello della ribellione all’accettare che qualcuno possa giocare secondo regole diverse o approfittare di «grigi» e vuoti normativi per passarla liscia.
Ed è proprio in questa direzione che vanno le misure approvate ieri dal consiglio dei ministri dentro il decreto legge giustizia con 4 punti dedicati nello specifico allo sport. Con il ministro Andrea Abodi, a ripetere per la seconda volta in due giorni la necessaria «supremazia dell’equa competizione». E quindi a rinforzare i poteri della Covisoc. Ci torneremo tra poco.
Considerazioni
La vicenda in generale, è tanto spinosa quanto imbarazzante per una serie di motivi. Intanto, non sfugge che la battaglia - sacrosanta - viene condotta in solitaria dal Brescia in mezzo al silenzio generale degli altri club cadetti (al di là di una presa di posizione di qualche settimana fa del presidente del Perugia, anch’esso retrocesso): manca la presa di posizione della Lega di serie B.
E colpisce come durante la stagione, al di là di qualche scaramuccia sul tema all’interno di qualche assemblea di Lega, anche dopo la maldestra conferenza stampa di denuncia del dg di via Solferino-Ferramola (furono sbagliati tempi, modi e dinamiche, ma la questione c’era tutta) il tema non sia stato affrontato di sistema. Un tema poi ripreso a buoi già scappati dalla stalla, ma forse ancora in tempo ad aprire un varco di luce sul prossimo futuro del Brescia. Che adesso è anche un po’ meno solo e anzi ha incassato punti importanti dagli interventi estremamente significativi del ministro dello sport Andrea Abodi e, a seguire, anche del presidente della Figc Gabriele Gravina.
Interventi ai massimi livelli che hanno in qualche modo «superato» anche quell’interrogazione parlamentare che, come avevamo già riportato nell’edizione del 3 giugno, era stata depositata (dalla deputata leghista Simona Bordonali) e che a ogni modo quando verrà calendarizzata, se lo sarà, potrà servire a tenere alta l’attenzione. A ogni modo, nel DL Pa2, licenziato ieri dal consiglio dei ministri, interessa in particolare l’articolo 25 nel quale è scritto che «allo scopo di garantire la possibilità di iscrizione ai prossimi campionati sportivi, il regolare svolgimento degli stessi e l’equa competizione, le società sportive professionistiche sono sottoposte... a tempestivi, efficaci ed esaustivi controlli e ai conseguenti provvedimenti stabiliti dalle federazioni nei rispettivi statuti...».
In conferenza stampa è stato poi spiegato da Abodi che «È stata completamente ripristinata la titolarità della Covisoc. Una titolarità che l’organismo aveva perso con una norma precedente. La Covisoc avrà anche un ruolo rafforzato proprio per garantire efficacia e tempestività in modo da poter tenere conto di chi sportivamente delinque e da poter tutelare chi le norme le rispetta».
Pressioni
Pare che una prima versione dell’articolo 25 fosse molto più «dura» e che poi si sia ammorbidita, come spesso accade, in corso d’opera. Di fatto, la palla è alla Figc. Sulla quale è puntata tutta l’attenzione e anche la pressione. Sotto la lente sarà dunque più che mai anche il lavoro della Covisoc che dopo la scadenza del 20, avrà 10 giorni di tempo per vagliare le documentazioni prodotte dai club per le iscrizioni e certificare o bocciare le stesse. In un ambito in cui nemmeno la situazione della Sampdoria, che pure ha raggiunto l’accordo col 60% dei propri creditori, risulta ancora chiara.
Oggi è in programma l’assemblea per l’approvazione del bilancio al 31/12. E c’è chi ipotizza un colpo di coda da parte di Massimo Ferrero. Viene difficile pensare che la Reggina possa cadere sulla ricapitalizzazione, viene difficile pensare che di fronte a un documento approvato da un tribunale (per quanto il provvedimento ancora non sia definitivo) qualcuno si prenda la responsabilità di non iscrivere il club calabrese. Ed ecco perché se uno scenario si aprirà, potrebbe essere quello di una B a 21 o anche a 22. Siamo nel campo dell’ignoto, ma il Brescia spera. E intanto resta in stand by.
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