Calcio

Il Brescia mobile di mister Rolly: l’organizzazione è il punto fermo

Fabrizio Zanolini
Tra scelte e necessità in 18 gare Maran ha spesso cambiato l’11 ma l’identità non è mai venuta meno
Rolando Maran, allenatore del Brescia - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Rolando Maran, allenatore del Brescia - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Parola d’ordine: organizzazione. Perché, anche quando cambiano i fattori, il risultato non cambia. Rolando Maran ha applicato al Brescia la regola della proprietà commutativa e l’ha fatto puntando sull’unica abilità possibile perché questo potesse essere possibile. L'organizzazione, appunto.

In una squadra «mobile» come le rondinelle il punto fermo resta quello, cioè l’unico aspetto che non è mai cambiato a differenza delle 18 formazioni di sua competenza che il tecnico trentino ha sovente modificato rispetto alla partita precedente. Formazioni che, a parte soltanto tre volte in occasioni di convincenti e brillanti vittorie – dopo il 3-1 alla Samp, dopo il blitz al Braglia di Modena (nella successiva con il Südtirol l’unico cambio nell’undici iniziale fu per l’infortunato Cistana) e dopo il 4-2 al Palermo – hanno sempre subito piccoli o grandi turn over, senza però perdere identità e, nel complesso, equilibrio. E questo al netto della specificità e importanza dei pezzi da novanta, fattore questo che resta chiaramente essenziale per il raggiungimento del miglior risultato. Eppure, anche nei momenti meno brillanti, la squadra ha retto l’urto, riuscendo a recuperare con le unghie e con i denti buona parte (ben otto volte) dei vari svantaggi subìti nell’era Maran.

L’importanza della squadra

Segno che più del singolo, ha fatto la squadra. E, appunto, la sua organizzazione. Certo, nelle varie alternanze di protagonisti, ha inciso anche la variante modulo iniziale: Bisoli e compagni sono infatti passati da una difesa a tre «secca» (cioè con tre centrali di ruolo in campo) ad una a quattro, indipendentemente dalla fluidità tattica dei due esterni bassi del pacchetto arretrato.

Ma il tutto, nella consapevolezza di automatismi che, giorno dopo giorno, si sono sempre più perfezionati, garantendo quella solidità di base dalla quale non prescindere. Diciotto formazioni, dicevamo. E solo con la Reggiana all’andata e con il Parma al ritorno, la distinta d’inizio match ha riportato gli stessi undici della volta scorsa, oltre, come detto, a quella con il Südtirol al Rigamonti modificata di un sol undicesimo, Papetti in luogo dell’acciaccato Cistana, e, se vogliamo, all’ultima schierata con il Catanzaro che, rispetto a quella precedente del Tardini, ha visto solo l’inversione del cambio suddetto con il vice capitano a riprendersi il suo posto dopo il pieno recupero dal problema muscolare che l’aveva messo ko negli ultimi due mesi.

Di contro, sempre almeno due cambi, ma a volte anche tre o quattro, con le «rivoluzioni» maggiori (5 cambi) in occasione delle due sfide con la Samp al Rigamonti e al Ferraris, con il Modena fuori e con il Cittadella a Mompiano, fino ai 6 cambi di formazione visti al Del Duca con l’Ascoli. Ma il tutto, all’insegna di quella parola d’ordine: organizzazione. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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