Il Brescia, Maran e Cellino provano a tenere duro per ripartire

Unità di crisi. Provare a scacciare la crisi continuando a guardare avanti insieme. Ma anche provare a rimanere uniti nonostante la crisi. Insomma, si cerca e si tenta – ognuno nel suo – di tenere duro. E non perdere di vista la necessaria lucidità.
Un po’ come avvenne dopo il micidiale uno-due tra Cittadella e Reggio Emilia con Massimo Cellino che pur furibondo e che in altri tempi avrebbe fatto saltare il banco per molto meno, diede prova di saggezza. Ne uscì la vittoria - l’ultima in trasferta - in casa del Südtirol nel quale il Brescia si esibì nel suo miglior vestito da battaglia addobbato con l’umiltà.
L’attualità
E adesso, siamo alle prese con un altro micidiale uno-due. Solo che nel frattempo le sconfitte totali sono diventate cinque (tre nelle ultime 5 gare) in dieci giocate (lo scorso anno con Maran i ko in regular season furono 6 - di cui uno col Bari ininfluente - in 26 partite). C’è poi che il momento della stagione è diverso e che intanto il Brescia è uscito dalla zona play off (da ieri è nono, in una classifica comunque cortissima) ed è anche diventato la seconda peggior difesa (10 gol presi nelle ultime 4, 12 in 5).
Numeri e circostanze nei quali si fa fatica a scorgere i tratti caratteristici della squadra di Maran. La situazione non è ancora grave in senso assoluto (appunto, la classifica è molto corta), ma è un momento delicatissimo perché è un attimo farsela scappare di mano (appunto: la classifica è cortissima e vale non solo guardando verso l’altro, ma pure verso il basso). E delicatissima, per forza di cose, diventa la partita di domani sera contro lo Spezia, squadra che si distingue per valori, solidità e continuità: è l’unica imbattuta.
Preoccupazione

Per chiarire: non è un’ultima spiaggia dichiarata per Rolando Maran. Ma sempre per chiarire: la preoccupazione c’è. Perché per arrivare al flop di Cesena, ci sono stati una serie di segnali seriali. Segnali di involuzione, da parte di una squadra scarica, iniziati di fatto dal secondo tempo con la Cremonese.
Perché? Le giustificazioni non mancano e vengono regolarmente sottolineate: risiedono nel peso abnorme che determinate assenze hanno in un quadro di rosa corta e nella quale è sempre più evidente il solco tra prime e seconde linee: così ampio da castrare certe ambizioni. Questo è un fatto oggettivo. Che tuttavia non basta a spiegare non tanto i risultati, quanto alcune prestazioni, talvolta da montagne russe anche nella stessa partita, con la prova di Cesena che è risultata emblematica. Atteggiamento sbagliato dall’inizio alla fine, poco sangue nelle vene. Un certo tipo di spirito, prescinde dalle caratteristiche e qualità di chi va in campo.
Domande
Possibile che basti la mancanza del solo – pur determinante – Bisoli per ritrovarsi di fronte a pulcini a tratti spauriti? In tutto questo, anche Rolando Maran appare colpito e, inconsciamente, pure questa sua preoccupazione probabilmente si riversa sulla squadra che nel tecnico trentino vede il condottiero assoluto: del proprio allenatore, respira umori e stati d’animo. E attenzione: anche questa connessione squadra-allenatore, è quella che porta il club (Cellino) a soppesare ogni mossa.
Maran, per questo gruppo che lui stesso ha forgiato, è troppo importante e il rischio, decidendo a esempio di sollevare (e sarebbe decisamente fuori luogo) il tecnico, è anche quello di far crollare il castelletto. Resta però un fatto: a prescindere da chi c’è o non c’è a disposizione, dove è finita la capacità di abbracciare la battaglia? Questo è il primo punto. Va ritrovata anche una maggior umiltà: proprio come fu a Bolzano. Bisogna che l’allenatore non si perda in un bicchier d’acqua e ritrovi il miglior se stesso, probabilmente anche dal punto di vista di alcune scelte interpretative.
Sostegno

Intanto nelle ultime ore l’allenatore ha incassato il sostegno del diesse Renzo Castagnini che, evidentemente, è stato «mandato» in missione da Massimo Cellino. Il quale, fresco di rientro da Miami, è atteso a Torbole questa mattina. Buon segno: perché nei codici celliniani, il presidente stacca la spina con un allenatore (col quale peraltro risulta si sia più volte sentito anche dopo il Sassuolo) quando subentra l’indifferenza.
«Dobbiamo uscirne, troveremo il modo per farlo» avrebbe ripetuto Cellino a persone del suo entourage quasi che mentalmente rifiuti di rifugiarsi nei suoi antichi modus operando. È chiaro però che il manifesto delle buone intenzioni, dovrà «matchare» con i fatti sul campo. E anche la squadra deve assumersi le proprie responsabilità: nei confronti di un allenatore che la protegge sempre e per essa stessa, per cancellare la contestazione di Cesena. Appunto, al di là delle intenzioni sulla carta, anche i risultati iniziano a contare e a essere arbitri dei destini.
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