FeralpiSalò, la sfida al Lecco vale più di mezzo campionato

«Qui si parrà la tua nobilitade», scriveva Dante Alighieri nel secondo canto dell’Inferno. L’esortazione era a sé stesso, ma oggi possiamo facilmente rivolgerla a Marco Zaffaroni ed alla sua FeralpiSalò, chiamata nel match interno contro il Lecco (a Piacenza, ore 16.15) a completare la prima parte di quell’incredibile rincorsa iniziata poco più di un mese fa in un altro derby lombardo, quello contro la Cremonese.
L’inatteso successo sui grigiorossi, l’1-0 firmato da Kourfalidis (autore anche del primo gol nel 3-0 contro il Catanzaro, una settimana fa), ha dato il via alla rimonta dei verdeblù che, grazie ai dieci punti conquistati nelle ultime cinque partite, giusto una settimana fa hanno agganciato all’ultimo posto lo Spezia e che oggi in caso di successo agguanterebbero il Lecco che si trova in zona play out. Anzi, lo scavalcherebbero, avendo vinto pure la sfida d’andata, storico primo successo dei gardesani in serie B, ed in caso di concomitanti particolari risultati, potrebbero ritrovarsi in zona play out.
Emozioni a bada
La squadra di Zaffaroni sta attraversando un momento psicofisico più che eccellente ed in settimana abbiamo visto volti sorridenti in casa verderblù (anche quello di un allenatore che non è avvezzo ad esternare così tanto le emozioni), ma oggi più che essere tatticamente perfetti sarà fondamentale tenere a bada le emozioni. Malgrado il tecnico continui a dire che non è il caso di guardare la classifica, sanno tutti cosa accadrebbe in caso di successo. Ma pure che forse oggi la cosa più importante è non perdere, trattandosi di uno scontro diretto.
Questione di testa, quindi. Di concentrazione. Di approccio da non sbagliare. Bisognerà rimanere fedeli a sé stessi ed essere concreti, forti anche dell’esperienza della gara di Bolzano, una delle poche sfide alle quali i verdeblù si sono presentati se non da favoriti, non certo da sfavoriti, che hanno giocato bene, ma che alla fine hanno chiuso sconfitti.
In campo
L’importanza della gara odierna è nei numeri, anche se giustamente Zaffaroni (il cui esordio come allenatore, alla guida del Perugia, avvenna nel novembre 2009 proprio contro il Lecco; vinse 2-1) preferisce dirottare l’attenzione sull’aspetto della crescita di squadra, e male non fa, perché una cosa è fondamentale per l’altra.
Ed allora è impossibile pensare ad un undici iniziale diverso da quello delle ultime sfide. I giocatori stanno bene, l’idea di calcio di Zaffaroni è sempre più assimilata e gli undici sono sempre meno singoli e più squadra. Un complesso che non suona spartiti difficili, ma cerca di fare bene cose semplici dopo aver capito quali sono i propri difetti (e ce ne sono ancora da limare) e le proprie qualità e dopo aver anche compreso come fare a tamponare le falle e sfruttare le capacità di ciascuno di far crescere il gruppo.
Quindi davanti a Pizzignacco ecco Balestrero, un Ceppitelli in grande crescita e Martella; sulle corsie esterne Bergonzi e Felici; in cabina di regia Fiordilino, come interni Kourfalidis (il goleador che non ti aspetti, sempre in vivace e propositivo ballottaggio con Zennaro) e Di Molfetta, che con i fatti sta cercando settimana dopo settimana di smentire chi pensava che fosse troppo leggero (sulla tecnica non c’è nulla da eccepire) per il campionato cadetto. E davanti la coppia formata da Butic e Compagnon, due che sanno sempre più essere propositivi senza mai tralasciare il grande impegno in quella fase difensiva che sempre più spesso parte dal limite dell’area avversaria.
In attesa che il mercato si concluda (sono usciti Bacchetti, Camporese, Da Cruz e Minelli, sono arrivati Krastev, Dubickas e, ieri, Liverani) e che vengano definite le altre situazioni in essere, sia in entrata sia in uscita, la certezza è che siamo di fronte ad uno snodo fondamentale del campionato verdeblù. La partita odierna può veramente cambiare le prospettive di una stagione iniziata veramente male, a patto di offrire la stessa prestazione di una settimana contro quel Catanzaro capace di battere due settimane fa il Lecco. Anche se nel calcio i sillogismi non hanno cittadinanza...
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