Calcio

Del Piero compie 50 anni, Filippini: «Extraterrestre fin da ragazzo»

Il fuoriclasse che dal 1993 al 2012 è stato un pilastro della Juventus raccontato da Antonio, avversario ma anche tifoso bianconero
Un duello in campo tra Antonio Filippini e Alessandro Del Piero - © www.giornaledibrescia.it
Un duello in campo tra Antonio Filippini e Alessandro Del Piero - © www.giornaledibrescia.it
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Ci sono fuoriclasse che nella storia non hanno giocato calcio, ma hanno «dipinto calcio». Non a caso Gianni Agnelli coniò per Alex Del Piero il soprannome di Pinturicchio, pittore dal fisico minuto ma dalle straordinarie capacità. E col fisico minuto, che divenne di anno in anno sempre più muscoloso, arrivò in bianconero nel 1993 per diventarne un simbolo fino al 2012.

Oggi Del Piero compie 50 anni, in una vita che si divide tra l’essere imprenditore ed opinionista Sky, sapendo però di essere quel campione trasversale, che piace anche alle tifoserie storicamente rivali. Che hanno prima di tutto rispetto della classe, pure di un avversario.

Ricordi

Antonio Filippini, un anno più vecchio, ha vissuto Del Piero nella doppia veste di avversario sul campo, ma anche di tifoso della Juventus. E per lui, capire di avere davanti un calciatore fuori dal comune, è stato non solo facile, ma soprattutto «precoce». «Lo incrociai al primo anno in Primavera, lui con Padova e io col Brescia. Già allora lo vidi e pensai "ma chi è questo fenomeno?". Aveva movenze mai viste prima, sembrava un extraterrestre a tutti gli altri in campo. Stessi pensieri che feci a 20 anni quando arrivai al Brescia e vidi Andrea Pirlo per la prima volta. Come Alex sembrava un lenzuolo di seta per la leggerezza con cui andava da una parte all’altra del campo. Sembrava volare».

Tra i pro

Del Piero avversario in Primavera, poi più volte tra i professionisti. «La difficoltà nell’affrontarlo? Rubargli palla era quasi impossibile, quindi l’obiettivo era costringerlo a fare la giocata più semplice. Con uno che ha tecnica sopraffina difficile fare altro. Tra l’altro spesso gravitava nella mia zona, soprattutto quando facevo il quinto di destra: allora toccava a me fermarlo, o almeno provarci. Solo che lui sapeva fare tutto, dalla giocata di prima al dribbling alla sterzata e se di fronte hai un avversario rapido e imprevedibile, che sa fare tutto e bene, passi dei pomeriggi difficili».

Antonio Filippini con la maglia del Brescia - Foto Felice Calabrò © www.giornaledibrescia.it
Antonio Filippini con la maglia del Brescia - Foto Felice Calabrò © www.giornaledibrescia.it

Leader silenzioso

Un Del Piero che in campo «lo sentivi poco o nulla, come Baggio, o come Zidane e Ronaldo. Si lamentava per un intervento falloso di troppo, ma De Rossi e Cassano erano un’altra cosa», ma anche un campione con cui scambiare due parole a fine gara. «E non solo quelle, visto che conservo gelosamente la sua maglia. Scherzava spesso con me e con Emanuele, si ricordava dei tempi della Primavera, come Ronaldo ci riconosceva quelle qualità che facevano di noi due rompiscatole».

Passione

Fin qui l’Antonio Filippini avversario di Del Piero. Poi c’è il gemello «A» tifoso bianconero. «Lo diventai per mia mamma e perché Platini era il mio idolo, volevo le sue scarpe da bambino. Per me infatti ci sono tre Juventus: quella appunto di Platini, quella di Baggio e quella di Del Piero. È un pezzo di storia. Negli anni in cui lui ha giocato non c’erano Buffon, Zidane o altri: era la squadra di Alex. Punto. Da tifoso dico che mi dispiace non ci sia stato per lui uno sbocco a livello dirigenziale in bianconero, ma forse credo che lui stesso ora come ora si senta appagato da quello che sta facendo». E poi, a 50 anni, si ha ancora tutta la vita davanti...

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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