Con l’addio di Marroccu rivoluzione alle porte: una ricostruzione basata sui giovani

E adesso, al bivio che direzione imboccherà la gestione Cellino? Siamo punto e capo. Con una nuova rivoluzione, l’ennesima in 5 anni, alle porte e nei fatti già iniziata e sdoganata dalle indiscrezioni che sono state lasciate circolare a ruota libera sul futuro del direttore sportivo Francesco Marroccu.
Obiettivo mancato
Il cui ritorno, targato ottobre, al di là delle parole e di una dichiarata volontà di «voler invecchiare insieme a Cellino» era finalizzato al tutto per tutto per perseguire il raggiungimento della serie A. Obiettivo mancato, fallito. Solo che stavolta il copione presenta una variazione rispetto al solito: non è il patròn a cacciare Marroccu, ma è un addio «bianco» con un benestare silenzioso di Cellino che non ha mai commentato con nessuno, né ha mai chiesto conto allo stesso dirigente, dei rumors sempre più insistenti e circostanziati da Verona. Perché una separazione in caso di serie B (salvo colpi di scena) era evidentemente, tra loro, scritta a prescindere, per quanto dall’esterno sia parso e paia tutto molto strano.
Ma una permanenza del diesse a Brescia non sarebbe stata scontata nemmeno in caso di serie A perché in questa stagione ci sono stati, a quanto risulta, dei passaggi nell’ambito della gestione che non sono stati condivisi nel metodo. Ha lasciato il segno la vicenda del primo esonero di Inzaghi e anche i malumori presidenziali sulla figura di Palacio sono stati oggetto di tensione. Ma al di là di retroscena che in ogni caso non cambiano la sostanza, è come se tra i due fosse finito qualcosa.
La separazione non porterà comunque a strascichi legali ed economici (caso più unico che raro) perché al di là di una intenzione iniziale delle parti di legarsi con vincolo pluriennale, alla fine avevano optato - è emerso - per un contratto fino al termine di questa stagione. Marroccu non è per Cellino un direttore sportivo qualunque («posso lavorare solo con lui», disse il presidente) e la sua prossima partenza innesca tutta una serie di interrogativi sul futuro del progetto Brescia. Non è un addio normale. Innanzitutto Marroccu è stato il «garante» del rientro di Eugenio Corini, che col club ha un altro anno di contratto.
Il futuro di Corini
Dunque, oltre che considerare se ci sono le condizioni per una sua permanenza nonostante la delusione per questa uscita di scena, il tecnico deve valutare anche se sussistono le condizioni «ambientali» e allo stato attuale anche un suo addio risulta più probabile di una ripartenza da qui. Con valutazioni che dovranno ovviamente, prima di tutto, riguardare le intenzioni tecniche di Cellino.
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L’anno che verrà
L’anno prossimo mezza serie B sarà fatta di piazze con blasone e ampia possibilità economica: competere per i primi due posti significherebbe dover mettere sul piatto un budget monstre senza peraltro avere garanzie di riuscita. Rischiando anzi un bagno di sangue. Cellino, in questo periodo descritto come molto ermetico, vede inoltre i fantasmi di un’inchiesta giudiziaria che gli pesa moltissimo nella testa e che di conseguenza lo frena molto. La strada più probabile (anche se con Cellino non si sa davvero mai) è quindi quella di un ridimensionamento: tre-quattro vecchi e una squadra di giovani ambiziosi. Con quale piano in caso se il progetto non può prendere slancio? Presto sapremo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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