Cher Ndour, da via Milano al gol in finale con il Benfica

Ci voleva un bresciano per spezzare la maledizione di Béla Guttmann. Per chi non lo sapesse, l’allenatore ungherese (passato in Italia anche da Padova, Triestina e Milan), che vinse col Benfica due Coppe dei Campioni nel 1961 e 1962, a causa di una disputa economica col club lusitano lanciò un vero e proprio anatema in base al quale per i successivi cento anni le Aquile non avrebbero più vinto in Europa. Ebbene, dopo 12 finali perse tra Champions, Europa League, Intercontinentale e Youth League, il Benfica è riuscito ad alzare al cielo un trofeo in campo europeo. E proprio i giovani della Primavera ci sono riusciti, con un figlio di via Milano in testa, con indosso la maglia numero 10 un tempo vestita anche dall’attuale presidente dei biancorossi, Manuel Rui Costa.
Cher Ndour, classe 2004 (18 anni il prossimo 27 luglio), è uno che non passa inosservato. Centrocampista moderno, fisico imponente (alto 1,90), ambidestro: già da piccolo, a soli cinque anni, quando mosse i primi passi dai giardini pubblici di Fiumicello e all’Oratorio San Giacomo, per il suo fisico e una straordinaria predisposizione per il calcio fu messo a giocare con i bambini di sette anni. E non sfigurava, anzi.
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«Si vedeva che era portato per il calcio - le parole di Umberto Bini, presidente del San Giacomo, società della periferia Ovest della città -. Era già molto alto e forte, e nonostante fosse così piccolo mostrava grande determinazione. Aveva tutte le componenti per arrivare in alto, compresa una famiglia - mamma Alice è bresciana, papà Paco è senegalese - molto bella e molto tranquilla che non gli ha mai messo pressioni». Inevitabile il passaggio nel settore giovanile del Brescia, anche se solo per due anni (dal 2011 al 2013), poi all’Atalanta dove fa tutta la trafila fino al 2020, quando arriva la chiamata del Benfica.
🎥 Os melhores momentos da goleada dos #JunioresBenfica na final da @UEFAYouthLeague!#FormarÀBenfica #UYL #MadeInBenfica pic.twitter.com/8j6JcAC4cM
— SL Benfica (@SLBenfica) April 25, 2022
Campione d’Europa sì, ma sempre molto attaccato alle sue radici: originario di Fiumicello, appena può torna a casa e si ritrova con i suoi amici d’infanzia a giocare nell’oratorio di via Manara. Un ragazzo semplice, che sta vivendo una grande sogno: «Sì assolutamente - prosegue Bini -, è un ragazzo splendido e mi ha mandato un messaggio, ringraziandomi per tutto quello che abbiamo fatto per lui. Ora però lo stresso perché deve portarmi una maglia del Benfica firmata».
Magari proprio la maglia indossata nella finale di Youth League, quella nella quale Cher ha messo la propria firma nel 6-0 inflitto al Salisburgo. Il suo, il gol del 3-0 al 53’ della partita giocata a Nyon, è una rete da vero e proprio centrocampista box-to-box: inserimento a rimorchio sul secondo palo e tocco morbido a centro area di sinistro. Può fare tutto nella zona mediana: schermo davanti la difesa o mezz’ala (ruolo preferito) come il suo idolo e modello Pogba, con tanta presenza e qualità.
Nel Benfica B ha già battuto diversi record: esordio (16 anni e 279 giorni) e gol più precoci (17 anni, 1 mese e 23 giorni) togliendo i primati nientemeno che a un certo Joao Félix. Già nel giro delle Nazionali giovanili (ha giocato finora fino all’Under 18), ha un sogno nel cassetto già svelato: quello di giocare in azzurro il Mondiale 2026. Un altro maleficio da spezzare: la sfida è lanciata.
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