Cellino: «Salvo il Brescia poi vedrò». Clotet confermato, ora il mercato

Non è un presidente in fuga. Almeno non ora. «Non vi lascio retrocedere. State tranquilli» dice prima di lasciarsi alle spalle la porta dell’aula al pian terreno del tribunale. Due ore dopo sarà prosciolto dall’accusa di turbata libertà degli incanti, per una tre giorni di riscatto totale nei confronti della giustizia bresciana. Dopo l’annullamento del maxi sequestro di 59 milioni di euro da parte della Cassazione, l’imprenditore sardo porta a casa un altro successo giudiziario.
«Non immaginate nemmeno cosa ho passato» si sfoga Massimo Cellino, presidente di un Brescia che sta sprofondando in classifica. «Il proscioglimento? Bene ma vorrei vincere anche qualche partita» è il primo commento dopo la decisione del Gip di chiudere il caso del centro sportivo di Torbole Casaglia senza nemmeno passare da un processo. «In questi due anni la squadra ha risentito dei miei problemi, della mia negatività» ammette Cellino che accende una sigaretta dopo l’altra.
Se con il corpo è stato tutta mattina in tribunale, con la testa il patron delle rondinelle era alle questioni di campo. E di mercato. «Comprare? Devo vendere. Ho 30 giocatori. Nove dei nostri undici titolari me li chiede mezza Italia. Se li metto sul mercato li vendo tutti in poche ore. Le ultime trattative con il Lecce? Ho sempre avuto un ottimo rapporto con Corvino dopo averci litigato anni fa. Alessandro Ruggeri? Mi sta dando una mano. È una bravissimo ragazzo. L’ho visto crescere, ero legatissimo a suo padre».
Poi il capitolo allenatore. «Vedremo - dice prima dell’incontro del pomeriggio - che fare. Ogni allenatore è una brava persona poi quando si siede in panchina cambia. Sono legato a Pep...Perché gli ho fatto due anni di contratto? Perché i mister non vengono per un anno. Possanzini? È bravo, ma lasciamolo tranquillo» è il pensiero. E se gli si fa notare che il rischio di retrocedere non è fantasia, non si nasconde. «Certo che ho paura. Il futuro? Prima salviamoci e poi potrei vendere. Bisogna trovare qualcuno che abbia voglia. Sono stanco, questa vicenda mi ha segnato e ha segnato la mia famiglia. Anche se ho sempre creduto nella giustizia sono stati anni pesanti».
Ma la sensazione è che Cellino non abbia realmente deciso cosa fare e che sia a un bivio: da una parte vorrebbe davvero passare la mano, dall’altra vorrebbe riportare in alto il club.
Nel frattempo ha ripreso in mano le redini della società da giovedì sera dopo la sentenza della Cassazione. Ha cancellato per prima cosa la procedura che era stata creata per la vendita del club attraverso le manifestazioni di interesse da far pervenire via mail. «Hanno provato a vendere il Brescia sui giornali» si lascia scappare. «L’avvocato Ennio Buffoli è stato un signore e venerdì mattina mi ha mandato una mail complimentandosi per il risultato ottenuto in Cassazione e rassegnando le dimissioni da Brescia Holding. Lo stesso ha fatto il commercialista Stefano Midolo. Pierangelo Seri? Non l’ho sentito» taglia corto Cellino che con l’amministratore giudiziale che era stato nominato dal tribunale l’estate scorsa, non ha mai avuto un buon feeling.
«Tranquilli - assicura - metto a posto tutto. E non retrocediamo».
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