Calcio

Calcio, la resilienza passa dai fondi di investimento

Vale in Italia come nel resto d’Europa
Claudio Lotito, presidente della Lazio - © www.giornaledibrescia.it
Claudio Lotito, presidente della Lazio - © www.giornaledibrescia.it
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Sul vocabolario della lingua italiana la parola «resilienza» oltre ad essere un sostantivo femminile è un termine che identifica la «capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi». Mentre in psicologia è la «capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà».

Una ricerca dell’università di Portsmouth pubblicata dalla rivista Soccer&Society ha analizzato la possibilità delle società inglesi della Premier League di essere, appunto, resilienti in caso di gravi shock economici futuri. L’analisi era centrata soprattutto sulle cosiddette «Big Six», ovvero le due di Manchester, il Liverpool, Chelsea, Tottenham e Arsenal. Ebbene, solo quest’ultima è stata giudicata capace di essere resiliente e quindi capace di essere sostenibile per restare dominante a livello internazionale in caso di recessione o di nuovi shock dopo il periodo della pandemia.

Tutte le altre, e stiamo parlando dell’eccellenza a livello europeo e mondiale, non lo sarebbero. Questa analisi diventa interessante se la immaginiamo svolta sulle nostre società top. Qualche giorno fa mi è tornato tra le mani un articolo del maggio del 2005. Raccontava che l’Agenzia delle Entrate aveva firmato una transazione con una società di calcio basata a Roma e dai colori biancocelesti per consentirle di «spalmare» i suoi debiti con il fisco fino al 2028.

Sollecitato sul perché non si convinca ad abbassare i prezzi dei biglietti quando gioca all’Olimpico, il presidente della Lazio Claudio Lotito ha ricordato che «gli introiti del botteghino finiscono direttamente in un conto dedicato dell’Agenzia delle Entrate». Come dire, siccome non sono soldi che entrano nelle tasche della mia società chissenefrega se ne entrano di meno, tanto non li vedrei comunque. Lotito ogni primo giorno di aprile di ogni anno (dovrebbe averlo fatto per la diciassettesima volta 23 giorni fa) versa allo Stato 5,65 milioni di euro. E dovrà farlo altre sei volte per chiudere definitivamente questo contenzioso.

Che non gli si può imputare perché lui la Lazio l’ha presa nel 2004 e quindi il debito lo ha creato il suo predecessore, Sergio Cragnotti. Lui ovviamente non ci ha perso visto che ha pagato la società molto meno in fase di contrattualizzazione proprio perché la stessa era gravata da questo mostruoso debito.

Qual è il messaggio che sta dietro a tutta questa lunga premessa? Evitando ogni giudizio per uno che non abbassa i prezzi perché tanto i soldi non gli vengono in tasca e, a suo dire, coloro che verrebbero allo stadio lo farebbero solo per contestarlo… appare sempre più evidente come il nostro calcio possa sopravvivere, essere dunque resiliente pur senza alcuna nuova catastrofe economica, unicamente se si consegna mani e piedi ai fondi di investimento. Ogni gestione diversa rischia di trascinare per anni situazioni che zavorrano ogni progetto e che, sia detto chiaramente, si sviluppano in un ambiente opaco, dove le buone entrature politiche restano fondamentali e di manageriale c'è davvero ben poco.

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