Brescia, tra vecchie certezze e novità ora l’attacco è completo

In Croazia vanno ghiotti per la peka, piatto unico che esalta il gusto di diversi tipi di carne e verdure cotte alla griglia. Ante Juric è cresciuto a Osijek, grande centro della Slavonia, nella regione orientale del Paese.
Nella peka in salsa biancazzurra è lui l’ingrediente che ha aggiunto sapore e aromi inediti per i palati bresciani. In un mese ha già indossato due uniformi tattiche: il giaccone imbottito del centravanti unico, immerso nella lotta sgomitante con i difensori avversari, e il gessato più elegante del partner di un’altra punta, manovriero e disinvolto nel combinare tecnica e fisicità. Il primo gli è calzato a pennello a Bolzano e soprattutto con il Frosinone, segnando pure due reti, il secondo lunedì con la Cremonese.
Sta bene un po’ con tutto. Una bella fortuna per chef Maran, che l’ha rosolato in padella quando la dispensa era vuota, e ora non riesce più a farne a meno.
Ingredienti
L’attacco del Brescia somiglia un po’ a quel manicaretto croato. Ha tanti ingredienti, ciascuno dei quali aggiunge una nota differente, senza smorzare le proprietà delle altre. C’è la duttilità di Ante, che forse più degli altri è in grado di incastrarsi con chiunque: vede la porta, detta la profondità, ma può anche muoversi da raccordo (è nella top ten della serie B per passaggi chiave riusciti, secondo Kama).

Lunedì si è sbloccato Borrelli, che per struttura aderisce meglio all’identikit del centravanti classico: in tutto il campionato è il sesto giocatore che ha vinto in media più duelli aerei, 4.11 a partita. Averlo in campo fa la differenza: tiene occupati i difensori come pochi altri, e sa giocare palla a terra. La compatibilità con Juric è fiorita nel derby con la Cremonese e promette un gran bene.
È già rodata quella con Moncini, l’opportunista per eccellenza del reparto. Nessun calciatore che abbia tentato la conclusione per più di una volta in questa stagione ha una media realizzativa (66.67%) migliore.

Abbondanza
Il passaggio al 4-3-1-2 di lunedì è una conseguenza logica di quest’abbondanza, inizialmente astratta, per via degli infortuni, e ora tangibile.
In questo quadro il trequartista riveste un ruolo preminente nell’equilibrio tattico di squadra: con la Cremo Olzer ha offerto gli spunti migliori in fase di non possesso, e ora sta rientrando Galazzi, che in carriera ha giocato in tanti ruoli, interiorizzando questo tipo di lavoro.
Gli «assenti» di questo avvio di stagione sono Buhagiar, che paga l’adattamento laborioso a un calcio completamente diverso da quello australiano, e soprattutto Bianchi e Bjarnason, ampiamente sotto standard rispetto al resto del reparto. In questo momento Maran preferisce a entrambi la freschezza di Nuamah, cresciuto sotto l’aspetto fisico (è nato il 31 dicembre del 2005, qui i margini sono a perdita d’occhio) e soprattutto nell’applicazione.
Là davanti, del resto, il livello si è alzato. E chi non tiene il passo rischia di staccarsi dal gruppetto di testa. Prima del derby di lunedì scrivevamo di una squadra dal potenziale offensivo non completamente espresso. È questo il bello. Il Brescia ha talento e numeri (quarto in campionato per expected threats), eppure può ancora crescere a dismisura. Partendo da una base già molto solida. Maran, nel frattempo, si gode il terzo miglior attacco del torneo. E si sfrega le mani guardando al futuro.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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