Calcio

Brescia, se ci sei ancora è l’ora di battere forte un colpo salvezza

Alle 14 al Rigamonti arriva il Bari terzo in classifica: debutta Gastaldello dopo un’altra settimana surreale
Il Brescia in campo - © www.giornaledibrescia.it
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Così tante cose da dire, ma una sola cosa da fare: ripartire. In qualunque modo, a qualsiasi a costo. Di riffa o di raffa. Tutto il resto, purtroppo non è noia bensì una gigantesca montagna di guai che il Brescia s’è messo in condizione di scalare come in ciabattine. È dura, terribilmente dura.

Razionalmente è molto difficile darsi un piano, una scaletta, una tabella: si va alla cieca sul rettilineo di una volata di 13 partite. Primo obiettivo: cercare di arrivare in fondo, evitando di farsi travolgere già in corsa per ritrovarsi ancora competitivi all’approssimarsi della linea di traguardo. È dura, è tanto dura cercare di farsi largo con i pensieri positivi in una giungla di numeri che dicono tutti male e contro: guardi il rendimento casalingo e ti senti male con 5 sconfitte nelle ulime 6 gare, ti focalizzi su una striscia di 6 ko di fila ed è la stessa cosa.

Pensi ai gol fatti e c’è da svenire: uno nelle ultime 6 gare. E via così ricordando che l’ultimo punto preso è datato due mesi fa praticamente esatti (contro il Palermo) e che l’ultima vittoria risale addirittura a tre mesi fa. Poi guardi all’avversaria di oggi alle 14 al Rigamonti: c’è il Bari terzo in classifica che vincendo potrebbe in linea teorica anche agganciare il secondo posto e che fuori casa fa più punti che in casa e che è terza per rendimento con solo un punto in meno fatto rispetto a chi guida la classifica di specialità (Frosinone e Genoa). Il Brescia insomma è come accerchiato dal peggio del peggio.

Mettiamoci poi, tanto per gradire, che la squadra è reduce dall’ennesima settimana vissuta nel regno del surreale. Una sorta di metaverso nel quale collochiamo anche la conferenza stampa-autogol del direttore generale Luigi Micheli le cui uscite si sono perlopiù tradotte in gaffes che hanno generato polemiche, imbarazzi e suscitato ire assortite. E di tutto si sentiva il bisogno, fuorché di attirare ulteriormente l’attenzione fuori porta.

E poi, andando a ritroso negli accadimenti, non fosse stato che a essere congedato - liquidato malamente anzi - è stato uno dei portacolori del Brescia più iconici della storia recente del Brescia, Davide Possanzini, non fosse stato che il ribaltone ha provocato le dimissioni dei consiglieri bresciani del Cda, Rampinelli Rota e Ghirardi che hanno agito per manifestare un chiaro segnale di dissenso a un Cellino ancor più solo, sarebbe passata quasi in secondo piano la notizia dell’ennesimo ribaltone tecnico che è servito per far posto alla prima idea di sempre di Massimo Cellino, ovvero Daniele Gastaldello. Pure lui un debuttante che ha un doppio, o triplo compito: dimostrare di essere all’altezza, dimostrare di essere credibile nei confronti della squadra, dimostrare di essere credibile nei confronti di una piazza (oggi la sua formazione sarà osservata speciale) che, perlomeno dal lato tifoseria organizzata, contro di lui ha già preso posizione.

La percezione

C’è pregiudizio attorno al nuovo tecnico, che peraltro l’incredibile crisi del Brescia l’ha vista nascere, maturare e consolidarsi come attore protagonista. È tutto così cupo, ma così cupo, ma così cupo che oggi sembra persino il giorno giusto per applicare la legge dei grandi numeri... Il calcio è strano: e a quest’altra legge non scritta, ci aggrappiamo per poter pensare che sul serio la narrazione del Brescia possa cambiare.

A che altro attaccarsi? Ai recuperi di Cistana e Rodriguez, quelli che già qualche giorno fa avevamo definito le ultime cartucce da sparare per tirare su lo spessore della squadra sotto vari punti di vista. Ma ad ogni modo, uno spiraglio per ravvivare la fiammella bisogna trovarlo già oggi. Ritrovandosi peraltro di fronte - apriamo e chiudiamo parentesi - quell’Ahmad Benali la cui cessione, dopo mesi di gestione incomprensibile anche da un punto di vista fisico, è stata la priorità del mercato di gennaio: quel Benali mandato via senza complimenti, è diventato subito titolare nel centrocampo a tre della terza in classifica. Altro mistero stagionale.

Ma è inutile disperdere ulteriori energie: oggi c’è da far battaglia. Tourbillon di allenatori, magagne vari, scivoloni, ambiente ostile: in mezzo a tutto ciò, la verità è che la squadra si deve salvare da sola. O ne ha, o non ne ha. Delle due, l’una. Forza Brescia.

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