Calcio

Brescia, sconfitta col Benevento malgrado un indice di gol attesi superiore

I dati del match testimoniano come, in proiezione offensiva, le rondinelle non abbiamo fatto peggio dei campani
Amarezza dopo la sconfitta di Benevento - © www.giornaledibrescia.it
Amarezza dopo la sconfitta di Benevento - © www.giornaledibrescia.it
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La sconfitta di Benevento lacera il cuore, perché ha il sapore di una condanna «sospesa», che la logica riveste di una reversibilità smentita dalle sensazioni, dall’aria che si respira di questi tempi a Torbole.

Ma soprattutto lascia un retrogusto amaro, che è un po’ il sapore di tutta questa stagione maledetta. Perché si sarebbe potuto fare di più. Per l’ennesima volta. E non soltanto in senso astratto, ma anche aderente ai numeri della gara (forniti da Kama Sport). Al Vigorito il Brescia ha tenuto palla più dell’avversario (58.32% di possesso), ma questa non è una novità. Lo è qualche indicatore di una ricerca di un predominio che fornisce traccia di un sedimento del lavoro di Davide Possanzini.

Al di là del dato generale sulle conclusioni (9 per il Brescia, 8 per il Benevento), per la prima volta in questo 2023 l’indice dei gol attesi delle rondinelle (0.71) ha superato quello della controparte (0.58). Si tratta comunque di una soglia misera, tant’è che i biancazzurri hanno ora un indice medio di «expected goals» pari a 1, il peggiore di tutta la B (record negativo che fino allo scorso weekend apparteneva al Cosenza, ora salito a 1.03).

Vecchi difetti, Benevento più cinico

I problemi restano, e sono macroscopici, ma l’aver tenuto vuoto il serbatoio persino in una gara in cui l’avversario ha fatto peggio moltiplica i rimpianti. Il Brescia ha giocato più palloni nell’area avversaria (18 a 12), ha dribblato come non mai in questa stagione (per 24 volte, dato più alto di questo campionato), imbastendo 87 azioni con costruzione contro le 68 del Benevento.

Tra le pieghe di questi tiepidi accenni di iniziativa emergono però i difetti calcificati di una squadra che ha impiegato in media 10 minuti e 35 secondi di possesso per generare un’occasione da rete. Di fatto il doppio dei 5 minuti e 40 secondi dei campani. I quali, malgrado la sostanziale sterilità offensiva e il minor controllo del palleggio, hanno colpito quando dovevano. Più senso pratico, e di conseguenza maggiore efficacia: il 41% del possesso giallorosso si è sviluppato offensivamente, il Brescia si è fermato al 31%.

Crisi oltre i numeri

Da cosa ripartire? La direttrice di questi numeri indica un tentativo di miglioramento della proposta offensiva della squadra, smorzato dagli ineluttabili limiti della rosa. La volontà di riversare subito in campo i diktat di Possanzini c’era, i numeri in qualche modo lo testimoniano, ma ha cozzato con le difficoltà tecniche e psicologiche di un gruppo precipitato in una spirale della quale non si scorge via d’uscita. Si ricomincia daccapo, stavolta sarà compito di Gastaldello individuare il punto da cui ripartire per dipanare la matassa. Con queste premesse, sarà tutto fuorché semplice.

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