Calcio

Brescia, non c’è la ciliegina finale ma ci sono più opzioni e varietà

Calciomercato chiuso con l’arrivo di Paghera e la risoluzione di Pace mentre Garofalo alla fine è restato
Il diesse Renzo Castagnini - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Il diesse Renzo Castagnini - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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L’estate del Brescia, ora, è davvero finita. Da non credere, se si bada alle temperature tornate torride in questi ultimi giorni. Ma la sensazione nei corridoi della sede è un po’ questa. L’attesa estenuante, il susseguirsi di sentenze come in un percorso a ostacoli, e infine un mercato-lampo compresso in una decina di giorni. Tutto alle spalle: ora c’è il campo, e il dovere di riscattare l’incubo della scorsa stagione.

La proroga concessa alla società di Massimo Cellino si è conclusa ieri alle 20. Le ultime ore, come ormai si era capito, col patròn che aveva fatto capire già giovedì che per lui bastava così, non sono servite a piazzare un ulteriore «colpetto», ma solo a perfezionare lo scambio tra Federico Viviani e Fabrizio Paghera della Ternana: trovata la quadra sugli ultimi dettagli per i quali si attendeva il via libera di Cellino, a Gastaldello è stato consegnato l’ultimo tassello, un «play» da alternare a Van de Looi. Poi, ha rescisso Federico Pace mentre Vincenzo Garofalo che era stato a un passo dalla Casertana, è rimasto (da capire se verrà messo nella lista che dovrà essere consegnata lunedì). Sette colpi per cambiare pelle: è il bilancio finale in entrata, a fronte di una dozzina di uscite tra cessioni (Ayé), fine prestiti e scadenze. Un mercato «made in Italy», con due soli stranieri (Momo Fares e Birkir Bjarnason) sui sette innesti.

Squadra giovane

L’età media del prodotto finale è una delle più basse in B: 24,2 anni. Merito anche della promozione di diversi Primavera: Riccardo Fogliata si è già preso la scena col Cosenza, ma in rampa di lancio c’è anche Elia Maccherini, centrale dotato di buoni mezzi fisici. A seguire Zylif Muca e Corrado Riviera.

È in attacco che si è intervenuti in maniera più sostanziale. La formula è intrigante: serviva un riferimento di peso, è arrivato Gennaro Borrelli. Cui è stato affiancato un centravanti d’area - ma pure di manovra - come Gabriele Moncini. Completa la batteria Flavio Bianchi, seconda punta: con due partner del genere, anche il suo rendimento può lievitare. Nel gioco delle coppie mancherebbe un quarto elemento toccherà a Nuamah recitare questa parte) per considerare completo l’attacco a due, ma una delle novità di quest’anno è che il modulo con cui si è partiti (4-3-1-2) non è da considerare un dogma. L’innesto di Bjarnason rafforza la centralità del trequartista, ma l’islandese sa fare - e bene - anche la mezzala o addirittura il regista.

Una delle varianti tattiche da considerare può essere il 4-3-3: Giacomo Olzer e Nicolas Galazzi hanno gamba e caratteristiche per muoversi larghi nel tridente. In mezzo è un brulicare di soluzioni, e non a caso è il centrocampo il reparto più affollato. Che conta anche la new entry di Michele Besaggio, mezzala d’inserimento acquistata dal Genoa potenziale outsider nella folta batteria di centrocampisti. C’è poi un filo rosso che lega gli arrivi di Mohamed Fares e Lorenzo Dickmann: l’idea di una virata, in determinati contesti tattici, verso la difesa a tre. Con Cellino pronto a benedire una eventuale svolta rispetto a un passato (anche recente) nel quale questo modulo era totalmente bandito. Due quinti navigati e due braccetti pronti all’uso: Andrea Papetti e Max Mangraviti. Con questa formula il Brescia avrebbe più propulsione sulle fasce, e con la giusta interpretazione anche maggiore copertura dietro. Gli ingredienti non mancano: basta volerli - e saperli - cucinare.

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