Brescia: nelle ultime sette l’andatura è da play out, ma c’è speranza

Il 30 settembre scorso il Brescia batteva in casa la Cremonese, esprimendo forse il miglior calcio dell’era Maran, malgrado i brividi finali. Ci si augurava potesse essere il preludio a un nuovo capitolo dopo un avvio un po’ stentato, e invece il rendimento è crollato.
Il cammino
Nelle ultime sette è arrivata una sola vittoria, a Genova contro la Sampdoria. I punti raccolti sono stati sei, meno di uno a partita. L’andatura in quest’ultimo periodo è stata da play out. Solo Salernitana (5), Cittadella (5), Frosinone (4) e Südtirol (4) hanno fatto peggio. La squadra di Maran ha incassato meno solo del Cittadella: 12 reti per le rondinelle, 14 per i veneti.

Sono numeri che preoccupano. Nella scorsa stagione il Brescia riusciva quasi sempre a rialzarsi dopo essere caduto. Non ne aveva mai perse due di fila, in questo filotto è accaduto tra Sassuolo e Cesena. Si torna al solito discorso: le assenze pesano, il gruppo di Maran ne paga lo scotto ed è un’attenuante che non può essere trascurata nelle valutazioni d’insieme. Però è giusto andare oltre. Perché non serve, ad esempio, avere l’organico al completo per piegare una Juve Stabia costretta all’inferiorità numerica per ottanta minuti.
Il confronto
In tempi passati perdere generava una scarica elettrica che il Brescia riversava subito in campo. Ora pare quasi resti in canna, accumulandosi. E producendo tensione, più che vibrazioni positive. Non si spiega altrimenti l’indolenza di Castellammare. Nelle condizioni ideali, con una gara subito in discesa, la squadra si è persa. Ha avuto quasi timore di osare. È questo l’aspetto più allarmante.
È mancata qualità, capacità di sintesi sulla trequarti. Un elemento che affiora ogni volta che il Brescia si ritrova ad affrontare avversarie chiuse a testuggine. Però in Campania è venuto meno anche il sacro fuoco che spesso in passato è servito a ridurre in cenere questi limiti. Va ritrovato prima di tutto quello.
Speranza
Maran era stato in grado di ravvivarlo appena arrivato, dodici mesi fa. Un merito straordinario. Farlo allora era ben più difficile rispetto a oggi, perché alle spalle il Brescia ha un percorso di crescita. Reso più frastagliato dalle ultime curve, ma che non si è di certo dissolto.
Ecco perché c’è speranza. Il tempo per rimediare lo concede l’equilibrio – e il livello mediamente basso – di un campionato in cui nessuno, a eccezione delle tre in testa, sta davvero correndo. Solo Sassuolo, Spezia e Bari hanno attualmente una striscia aperta di due o più vittorie consecutive. Una (l’ultima) sarà la prossima avversaria del Brescia. Che quell’esempio vuol tornare a seguirlo. Trovarselo di fronte, forse, può aiutare.
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