Brescia-Modena, primi segnali dell'«effetto Possa» ma l'attacco resta un caso

Non c’è stato il proverbiale colpo di spugna. Attribuire doti da taumaturgo a Davide Possanzini sarebbe stato un esercizio stolto, scollato dalla realtà di un Brescia che ha difetti e increspature di multiforme natura, e che solo il tempo, il lavoro e l’unità d’intenti potranno erodere, o quantomeno levigare.
È esattamente questa la direzione indicata nel dopo-Modena da «Re David», che come prima mossa ha cercato di toccare le corde dell’emotività dei suoi giocatori, provando a risvegliarne l’orgoglio, sepolto sotto gli strati di confusione e caos accumulati in questi mesi durissimi. Un leggero sussulto, quest’opera di convincimento, l’ha già indotto: sabato il Brescia ha effettuato 17 recuperi da palla persa (entro 5 secondi, o 3 tocchi avversari, come spiega Kama Sport nel fornire questi dati), contro gli appena 6 del Modena.
I biancazzurri hanno anche portato a compimento più transizioni positive (fasi di possesso iniziate con un recupero palla): 3, a fronte delle 2 degli emiliani. L’effigie del Brescia che Possanzini auspica di modellare tatticamente si è solo intravista: le azioni con costruzione dal basso sono state 85, 28 in più dei gialloblù, segno di come vi sia una ricerca di un’impostazione dalle retrovie per scollinare la prima pressione avversaria e creare superiorità in transizione. E le 30 costruzioni con il portiere (17 quelle del Modena) vanno lette sempre in quest’ottica.
Troppa fatica in attacco
La prima tessera da rimpiazzare nell’intricato mosaico di problemi del Brescia è quella della sterilità offensiva. Le rondinelle hanno avuto il 55% del possesso, ma solo il 34% si è sviluppato in proiezione offensiva (contro il 41% emiliano).
Il paradigma è pressappoco lo stesso di sempre: si palleggia meglio (597 palle giocate a 477, precisione passaggi dell’83%), senza però riuscire ad affilare un volume di gioco che, senza espressione offensiva, diventa artificio e non oggetto contundente. La costruzione delle chance da rete è sempre troppo laboriosa: sono serviti in media 9 minuti e 14 secondi per generare un’occasione, quasi il doppio dei 5 minuti e 37 secondi del Modena. Che peraltro non ha spumeggiato in fase propositiva: i tiri totali sono stati 10, soltanto 2 in più del Brescia. Il merito della squadra di Tesser è quello di aver saputo essere pragmatica e più incisiva una volta riconquistata palla, come testimoniano anche i 53.54 metri di baricentro medio, contro i 46.51 biancazzurri.
«Expected goals» ancora giù
La differenza l’ha fatta un episodio. C’è dunque certamente una componente di sfortuna, perché la gara è stata equilibrata (in perfetta parità i duelli vinti, 60 a 60). Ma non tutto è frutto del caso: c’è la capacità di stare sempre dentro la partita, di leggerne i momenti.
Tesser dice di aver avuto l’impressione che «pur nell’equilibrio, la mia squadra sia stata più offensiva». E i dati gli danno ragione: l’indice dei gol attesi del suo Modena ha toccato l’1.66, quello del Brescia si è fermato a 0.51 (terza gara consecutiva sotto la soglia dell’1: la media in campionato ora è dell’1.02, secondo score peggiore dopo il Cosenza). La capacità di colmare questa lacuna stabilirà in larga misura le chance salvezza dei ragazzi di Possanzini.
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