Brescia, la seconda miglior difesa come una rivincita per due

La logica dei rapporti e delle vicende umane è spesso materia imperscrutabile. È così un po’ ovunque, ma a Brescia più che altrove. Il caso di Davide Adorni è paradigmatico: in pochi mesi è passato da giocatore sul mercato a giocatore al centro del progetto. Nel mezzo un rinnovo fino al 2026 con il quale Massimo Cellino ha inteso gratificarne la professionalità e la serietà, riconosciutegli anche quando l’addio sembrava dietro l’angolo.
Il caso – o forse no – ha voluto che Davide salisse in cattedra quando più ce n’era bisogno, dopo l’infortunio di Cistana. Per il quale, restando in tema, ci si era rassegnati ad un addio poco edificante per entrambe le parti in estate, salvo poi prendere atto del clamoroso dietrofront che ha portato al prolungamento fino al 2027. Il rientro di Andrea, ripulito dalle ruggini che l’ultimo tratto in scadenza avrebbe inevitabilmente prodotto, sarà fondamentale per il rush finale in campionato. Ma intanto il Brescia ha constatato di essere più coperto di quanto credesse: dalla partita con il Südtirol in poi, Adorni non ha sbagliato una partita.
L’analisi
Con un’interpretazione tattica diversa da quella di Cistana, e che qualche scompenso nello sviluppo dal basso l’ha pure creato. Davide non è Andrea, ma è una mera questione di caratteristiche, e non di mancanze. Nell’applicazione difensiva, nell’ultimo periodo, non ha più tradito. Togliendosi anche lo sfizio di firmare il suo primo gol in biancazzurro, decisivo per arraffare il pesantissimo punto di Genova. Adorni appartiene alla categoria dei leader silenziosi, sa essere una guida per i compagni. Dopo la gara con la Sampdoria ha detto: «Noi giocatori più esperti dobbiamo riuscire ad aiutare maggiormente i giovani».
Su Andrea Papetti
Il contesto di questa frase era l’errore di lettura commesso da Andrea Papetti sul gol di Kasami. Ecco, è il caso di spendere anche due parole sul 2002 milanese. L’uscita avventata di Marassi, che ha spalancato una voragine per la corsa di Darboe, è una macchia che non si scrosta insieme ad altri «black out» su episodi in altre partite.
Ma sarebbe ingiusto ridurre il suo contributo a questo scivolone, o ad altri commessi in precedenza anche perché ci sono dati oggettivi e complessivi che in realtà ribaltano la percezione collettiva del «Papetti combina guai». Andrea è infatti il primo difensore in rosa per palle recuperate (122, come evidenzia Kama Sport), palle intercettate (44), duelli difensivi vinti (69) e contrasti vinti (40). Della serie: il piano percepito contro il piano reale.
Manca Mangraviti
Insomma, in assenza di Cistana, anche lui – per quanto Papetti sia più a proprio agio in una difesa a tre – ha provato a prendersi le proprie responsabilità. Semmai, della «triade», quello che sta più mancando è Massimiliano Mangraviti: i gol di Kasami, come quelli di Abrego della Cremonese o di Pecorino del Südtirol, sono anche sulla sua coscienza. Un’involuzione dalla quale si può uscire: gli esempi, all’interno del suo stesso spogliatoio, non mancano di certo. Ma nell’insieme è un dato di fatto che il Brescia ha scalato un’altra posizione nelle classifica delle migliori difese: è diventata la seconda migliore della B alla pari di quella del Parma e dietro la Cremonese.
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