Brescia, la prossima per Ayé sarà la stagione della verità

Florian Ayé è a metà del guado. I piedi immersi nel corso d’acqua che sgorga tra due sponde: la prima, alle spalle, è la stagione da sedici gol all’esordio in Serie B (dopo l’anonimo rodaggio in A) con il Brescia; l’altra, ancora da raggiungere, è quella della consacrazione, o della riprova che quell’exploit non sia stato soltanto un fuoco di paglia, ma la prima manifestazione di qualcosa di ben più grande.
Le problematiche
Il francese è reduce da un campionato che sarebbe riduttivo definire travagliato: un’annata inaugurata dall’handicap dell’infortunio al menisco rimediato in Coppa Italia con il Crotone, l’operazione, poi la ricaduta e l’inevitabile coda di piccoli problemi fisici (pubalgia compresa) che non gli hanno mai consentito di entrare a regime. Il corollario di queste sfortunate congiunture è stato il bottino realizzativo ai minimi termini. Cinque le reti siglate in stagione dall’ex Clermont: tutte decisive (l’ultima, nel preliminare play-off, è valsa il vitale pareggio ai tempi supplementari contro il Perugia), ma comunque insufficienti per gli standard numerici che è lecito attendersi in generale e che era lecito attendersi appunto da lui un anno dopo l’exploit. Con tutte le attenuanti esposte sopra.
E dunque è corretto sospendere il giudizio, considerare quello andato in archivio un anno di transizione (forzata). Com’è altrettanto doveroso sostenere che la prossima sarà la stagione della verità per Florian: un «dentro o fuori» che dovrà avere il suo punto d’approdo nell’argine verso il quale è diretta la traversata del francese.
Le prospettive

Perché Ayé torni ai livelli del 2020/2021 occorre metterlo in condizione di esprimersi al meglio. Un primo (fondamentale) tassello in questa direzione sta per essere apposto, ed è il ritorno in biancazzurro di Pep Clotet. Il tecnico che meglio di tutti è stato in grado di capirlo e valorizzarlo: dei sedici centri sopraccitati, quattordici sono stati messi a segno durante la prima breve parentesi dello spagnolo (durata tre mesi e scampoli) sulla panchina delle rondinelle. Un binomio esplosivo, spezzato troppo presto e ora pronto ad essere rinnovato.
Etichette
Ayé si trova tra due fuochi, e gli si chiede di domarli entrambi: da un lato la pressione correlata alle aspettative che accompagneranno il suo prossimo campionato, e dall’altro le «malelingue» che riverberano la tesi secondo cui Florian patisca l’eccessiva timidezza in presenza del pubblico, suffragata (a detta di chi la sostiene) dal fatto che abbia segnato con regolarità soltanto nel periodo in cui non era ammessa la presenza degli spettatori negli stadi.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
L’etichetta da rimuovere è in realtà duplice. L’altra, forse più radicata, insinua un presunto trattamento di favore nei suoi confronti da parte di Cellino. Florian viene considerato come il «figlioccio», il «cocco» del presidente. Un retropensiero diffuso con una certa capillarità, e che di certo non ha giovato alla serenità di Ayé, sommandosi a tutta una serie di problemi non di minor rilievo. Il francese ha di fronte a sé un’estate spartiacque, nella quale dovrà eliminare le scorie residue degli ultimi mesi e prepararsi a una stagione da protagonista. L’unico modo per riscrivere la sua storia con il Brescia, e ripagare (con gli interessi) l’investimento di tre anni fa.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
