Calcio

Brescia, Inzaghi e un secondo tempo per ritrovarsi

Cambi vincenti: è come se il peso dei giorni difficili sia scivolato via solo tra primo e secondo tempo
Pippo Inzaghi in panchina a Cosenza - © www.giornaledibrescia.it
Pippo Inzaghi in panchina a Cosenza - © www.giornaledibrescia.it
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Un tempo per soffrire, un altro per ripartire. Un tempo con la testa ancorata alla pesantezza mentale accumulata in tante settimane - l’ultima era stata solo la punta dell’iceberg - molto difficili, un altro per rompere quel guscio formato da tante scorie sedimentate e lanciare un messaggio. Non si può essere contenti del pareggio con l’Alessandria in sé, ovvio.

Però a questo punto della stagione, le strade sono due: continuare ad avvitarsi nella morsa della negatività, oppure cercare di dare realmente un senso all’incredibile vicenda dell’esonero-non esonero e attaccarsi ai segnali positivi che, al netto della grossa delusione, ci sono stati. Segnali da tentare di interpretare e sui quali pensare davvero di poter sul serio riallacciare tutti i fili. Il focus va inevitabilmente ancora su Inzaghi.

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Nella conferenza del pre partita lo avevamo ritrovato adrenalinico come il Pippo dei giorni migliori, quello del periodo estivo e inizio autunno: quando la sua carica e di conseguenza la sua lucidità gestionale si riversavano sulla squadra che non a caso ne risolveva tante in corsa con una pesca sempre accurata dalla panchina. Quella carica, siamo sinceri, ci aspettavamo di vederla tradotta in un Brescia sparato a missile con l’Alessandria. Ma così non è stato: perché da un lato c’è la voglia e ci sono i propositi, ma dall’altro c’è la mente che evidentemente se non è libera non ti aiuta ad andare oltre. Risultato: un Brescia bloccato e chiuso in se stesso, autoincatenatosi a una brutta tattica e ritmi non all’altezza.

Eccolo, il tempo per soffrire e dirsi «siamo alle solite». Poi, però, ecco anche il tempo - il secondo - per ripartire. Quasi come se l’intervallo fosse servito per fare uno spegni-riaccendi che ha restituito un Inzaghi quasi trasformato, anche nella mimica, determinato a mutare il corso delle cose. Subito due cambi, senza il timore di sconfessarsi e senza sentirsi condizionato. Poi il terzo e insieme ad esso il gol dell’Alessandria.

Ma nessuna resa: semmai il raddoppio degli sforzi e dell’inventiva tattica, per andare in qualche modo a riprendersela contro un epilogo già scritto. E così quel «mi sento più forte» pronunciato sabato non è rimasto solo verbo, ma è diventato un fatto. Perché c’è un tempo per tutto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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