Calcio

Brescia, fino alla fine: a Monza per una notte da tutto per tutto

Allo U Power Stadium, le rondinelle in semifinale play off sono a caccia dell’impresa di una vittoria con almeno due gol di scarto
Sarà una partita di grandi duelli -  Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Sarà una partita di grandi duelli - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Abbiamo un grande sogno in fondo al nostro cuore: vedere il nostro Brescia lottare con onore. La lotta e l’onore: non possono che essere queste le stelle polari da seguire per tentare di mettersi almeno sulla scia di un’impresa. Si può fare? La risposta è sì, perché si può pensare. E se puoi pensarlo, puoi farlo. In fondo nella storia dei play off è già successo (a Livorno e Cittadella) di assistere a ribaltoni clamorosi. Poi, in fondo questa è pur sempre la coda di un campionato che è stato schizofrenico. Una specie di teatro dell’assurdo come, a riflettere bene, sono state anche le prime due partite play off del Brescia: tra Perugia e primo round con il Monza, c’è stato un qualcosa, nello svolgimento, che è stato riconducibile alla logica? No.

Niente è impossibile

E allora via, avanti: ancora contro la logica che vuole il Monza a 90’ minuti dalla resa dei conti finale per la serie A contro il Pisa, che ieri sera ha staccato il primo pass valido. La ragione è tutta dalla parte della squadra di Giovanni Stroppa che con il blitz al Rigamonti ha cementato il vantaggio dato dal regolamento e che in casa propria ha un’occasione quintalesca. Ma il sentimento lascia sempre una porta aperta e tutto infatti passa da qui: se i ragazzi di Corini se la sentono davvero dentro come un pugno, di impossibile non c’è nulla. Nemmeno una vittoria da conseguire con due gol di scarto (esempio: 0-2, 1-3, 2-4 eccetera) in condizioni non ottimali nonostante i cerotti siano meno di quanti non ce ne se aspettasse. Più che altro, è da capire quanto pesi ancora la partita di mercoledì sul groppone da un punto di vista atletico e, principalmente, mentale. Come sempre, in certi casi, è davvero tutto qui. Qui, da dove passa non solo una stagione, ma anche il futuro della gestione di Massimo Cellino con tante domande che già si addensano in questi giorni in cui nel quartier generale del Brescia pare esserci un’atmosfera sospesa tra l’oggi - il qui e ora evocato, sebbene con altre parole ieri da Corini - e un domani all’insegna di una nuova rivoluzione con la figura di Francesco Marroccu al centro di tutto: ogni ricostruzione porta al suo addio certo (verso Verona dove è il prescelto anche se contratti firmati non ce ne sono) in caso di permanenza in serie B e addirittura possibile anche in caso di miracoloso salto in alto.

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Sul confine

Quel che è davvero strano in tutto questo, non sono tanto le tempistiche (nell’era del tempo reale non ci sono più «regole» ) delle indiscrezioni, oltretutto veritiere, bensì della sensazione di quasi indifferenza ai vertici nei confronti delle stesse. Quasi come se tra Cellino e Marroccu, legati da un filo che trascende da qualsiasi normale dinamica calcistica, fosse in corso una partita a scacchi. Oppure come se tutto fosse già nelle cose e una nuova separazione, in caso di discesa dalla giostra già stasera, considerata scontata. Meglio non meravigliarsi di nulla dentro la coda di una stagione che è stata piena di storture. Con la voglia, piuttosto, di avere ancora qualcosa di cui meravigliarsi sul campo in una notte da tutto per tutto, che il Brescia è chiamato ad attraversare aggrappandosi alla consapevolezza di avere di fronte una squadra con cui tra gara di ritorno in regular season e prima manche di semifinale si possono giocare fiches qualitative e tattiche importanti. Con i jolly della voglia magari di dedicare qualcosa di grande a Sabelli, della rabbia per come è andata mercoledì: una partita che sulla propria pelle, purtroppo, ha insegnato che nel calcio basta un attimo per far girare il vento. Forza Brescia: perché non sia l’ultima.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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