Brescia, è già futuro tra chiarezza necessaria e dubbi sul fronte tecnico

La nottata è passata, lo choc no. E dovranno probabilmente passarne molte altre prima di riuscire a metabolizzare Catanzaro. Il gruppo biancazzurro è rientrato dalla Calabria in charter già nella notte tra sabato e ieri: non è volata una mosca durante il viaggio di rientro e anche la domenica è stata di mutismo totale, a telefoni spenti. Per assurdo, ma nemmeno troppo, sarebbe stato preferibile perdere 3-0 e demeritare che non vedersi scippare (con ampio concorso di colpa) il passaggio in semifinale in quella maniera.
Una maniera che fa ancora molto male ricordare e ripercorrere mentalmente attraverso una carrellata di immagini che tutte insieme procurano solo mal di testa e travasi di bile. Non è mancato il Brescia: sono mancate le sfumature, è mancata la scala dei grigi. Quella che fa ancora una grande differenza e che non è solo un riempitivo della distanza che esiste tra il bianco e il nero. E poi: la maledizione dei gol presi negli ultimi secondi nelle gare che contano sui calci da fermo. Da corner al 96’ Donnarumma ha levato la semifinale play off di mano al Brescia, da punizione al 95’ il Cosenza ha tolto la possibilità di salvezza sul campo, dalla bandierina tre stagioni fa – in regular season – colpì Latte Lath che per la Spal trovò al 94’ quel gol che costò all’allora squadra di Corini una mancata promozione diretta in serie A per un punto.
Ma cosa resta ora oltre al mal di stomaco e di testa? Quel famoso grazie che chiunque vive il mondo Brescia, già a caldo ha virtualmente rivolto ai protagonisti del campo e della panchina. Questa stagione post macerie ha consentito di rispolverare emozioni perdute. Il mal di stomaco e di testa passeranno: il senso di tutto, no. E non potrà che essere il trampolino di lancio per la prossima stagione.
Il punto
E qui arriva il bello. O il difficile. O i punti di domanda. O le certezze. O le perplessità. O tutto questo insieme. Non si deve perdere tempo dopo due stagioni consecutive di navigazione a vista e che non hanno contato su una programmazione. Quest’anno la rotta è stata provvidenzialmente corretta in corsa e la differenza tra la retrocessione della passata stagione e il raggiungimento del turno play off di quest’anno è stata l’inserimento in rosa di tre pezzi come Borrelli, Moncini e Dickmann e la riscoperta di un allenatore vero. Ma non solo: lo scorso anno la pessima gestione del fuori campo, la mancanza di una direzione sportiva (Perinetti non aveva nemmeno i poteri) che consentì al sottobosco di avvelenare il giardino, le scelte sbagliate in panchina costarono i punti decisivi. Quelli che invece quest’anno il fuori campo ha portato: Rolando Maran, al di là delle sue indiscusse qualità, è stato messo nelle condizioni di lavorare senza «restrizioni» ed è accaduto tanto per il suo spessore, quanto per la capacità dei dietroquintisti, a tutti i livelli – tra area tecnica e amministrativa –, di mediare, fare quadrato e filtro nel modo corretto con Massimo Cellino. Capofila dei dietroquintisti, senza dubbio, il direttore sportivo Renzo Castagnini. In una situazione di linearità, la squadra è stata così di conseguenza rimessa al centro del villaggio, posizione dalla quale è stata in grado di catalizzare via via sempre più affetto.
Cosa succederà, sulla carta
Cellino (segnalato come colpitissimo dalle modalità di eliminazione e non contento del simultaneo cambio di Moncini e Bianchi), poi Maran e Castagnini: li abbiamo citati tutti i protagonisti della scena. Ai quali ora spetta disegnare i contorni del prossimo futuro. Almeno in teoria. Sulla carta è tutto chiaro: si punterà alla serie A con Rolando Maran allenatore e Renzo Castagnini direttore sportivo. Sulla carta. Vero che esistono contratti in essere: sia quello del tecnico che quello del dirigente si sono infatti rinnovati in automatico. Ma prima di tutto esistono i programmi e la condivisione. La chiarezza. C’è l’obiettivo, che è la serie A, ma non c’è la strada per provare a raggiungerlo.
Nel dopo gara col Catanzaro, in diretta su Teletutto a Maran è stato chiesto: «col Brescia ripartirete insieme?». La risposta è stata: «Vediamo, vedremo… Dovremo sederci e parlare, ma ora lasciatemi metabolizzare». Chissà dov’era davvero in quel momento con la testa il tecnico. Ma quel «vediamo, vedremo...» non è apparso casuale, ma altamente indicativo della volontà prima di sentire e ascoltare i programmi, quali tipo di risorse ci saranno a disposizione. D’altronde, in questa stagione, Maran e Cellino si sono sempre mantenuti a una certa distanza dentro un rapporto cordiale, una distanza nella quale la mediazione del diesse è stata sempre importante: le parti, per quest’anno hanno deciso di mantenere sempre la priorità sulla quotidianità, senza distrazioni e senza mai andare in là. Ma così, se ci si vuole «sposare» non può bastare perché Maran era stato scelto nella necessità e se resterà deve essere per convinzione, reciproca.
I punti da chiarire
Una cosa è indubbia: per il tecnico trentino il Brescia è priorità assoluta. Solo che quest’anno, date le condizioni di partenza, è andato bene un po’ tutto ciò che è arrivato, ma dalla prossima stagione, se cambia l’obiettivo, cambieranno anche pretese e aspettative, pure nei confronti dell’allenatore. Il Brescia sarà adeguatamente attrezzato?
A questa domanda, Cellino – che ha fissato al primo punto il riscatto di Borrelli, solo che servono più risorse e una dilazione di pagamento – deve rispondere. Anche a Renzo Castagnini col quale da mesi si parla della prossima stagione: ma al tavolo c’è bisogno di sedersi un po’ tutti per conoscere le condizioni. Di sicuro una base di partenza esiste, altrettanto di sicuro serviranno più di 3 pezzi di categoria per alzare il livello e infine, per certo, non è più questo tempo per le scommesse. È ora di certezze e chiarezza. Elementi che si fondono comunque con la questione societaria perché se è vero che in chiave cessione due situazioni che erano state molto calde si sono raffreddate alla richiesta di Cellino di fornire garanzie, è altrettanto vero che c’è la sensazione – corroborata da indiscrezioni da fonti istituzionali – di manovre in atto da parte di Cellino per dare maggior respiro al Brescia e preparare una successione. E se qualcosa di non ancora ben identificato cova, va da sé che tutto questo può andare a intrecciarsi con le tante domande in attesa di riposta, ma che forse una risposta ancora non l’anno.
Di sicuro, dalla panchina al fronte tecnico e societario, nulla può essere dato per scontato.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
