Calcio

Brescia, cin cin per un nuovo anno che faccia rima con rilancio

Su questa stagione ancora di transizione Cellino deve costruire nuove ambizioni. Sullo sfondo il tema stadio
Il presidente Massimo Cellino - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Il presidente Massimo Cellino - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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C’è chi inaugurando il nuovo calendario si propone di iscriversi in palestra, chi di dare una potatina ai rami secchi che costellano la propria esistenza, chi di smaltire qualche chiletto di troppo. E c’è chi non può che ripromettersi - Brescia, ci senti? - di alzare l’asticella delle ambizioni. Adesso, sinceramente è proprio ora. Perché la gabbia della modestia nella quale i colori bianco e azzurro sono rinchiusi, inizia a stare stretta. E un po’ non se ne può più, di essere il Brescia, ma di non riuscire a... essere il Brescia. Quello che magari in serie A poi non ci va, ma che per andare in serie A parte e lotta, fino alla fine. C’è voglia, e persino bisogno, di riappropriarsi di quella che è la propria cultura di vertice: il Brescia in serie B deve tornare a comandare. «Voglio riportare il Brescia in serie A» ha recentemente dichiarato al Daily Mail Massimo Cellino. Non sarà in questa stagione, ma il processo dovrà iniziare già in questo anno solare. Le due cose solo all’apparenza sono in contrasto tra di loro perché in realtà i due elementi si tengono.

È ormai chiaro: questo sarà un campionato di transizione. Quello che verrà, verrà. L’importante è la salvezza. Il girone d’andata ha emesso una prima sentenza: la dimensione è quella di una squadra che può dire il fatto suo, che può crescere perché ci sono margini e perché adesso c’è anche un allenatore. Magari potrà anche arrivare a essere la squadra che può sorprendere e sbaragliare arrivando silenziosamente dalle retrovie.

Prospettive

Chissà: se esplodesse il Borrelli di turno, se si consacrasse definitivamente Galazzi... Ma ci sono tanti se e tanti ma da un punto di vista generale. E siccome il punto di partenza è questo, andare oltre con gli interventi di mercato rischiando poi comunque di non andare da nessuna parte, equivarrebbe sostanzialmente a sprecare risorse contro chi ha budget da 30 milioni di euro. È questo il ragionamento di fondo della società. Che ci può stare in quello che si configura come il classico anno di passaggio. Ci può stare, ma a patto che un anno di passaggio venga sul serio sfruttato come tale: ovvero come una occasione da cogliere - finalmente - per ragionare, pianificare, costruire.

Come non è stato fatto negli ultimi due campionati. Che sono stati, punto di caduta lo scorso, un buco nero. Nel quale il Brescia è precipitato assieme al proprio presidente prostrato dai guai giudiziari, mentalmente assente, ma che colpevolmente si era comunque ostinato a voler fare tutto da solo. E alla fine della fiera, il conto salatissimo, sul tavolo, è arrivato. La riammissione in serie B è valsa come uno sconto sul dovuto, ma è stato comunque un bagno di sangue in un ambiente a pezzi a tutti i livelli. Con tanti strascichi figli di una programmazione che laddove c’è stata, è risultata sbagliata.

A ognuno la propria parte

Un esempio piuttosto lampante degli strascichi figli di almeno due annate balorde, è proprio il cosiddetto «caso Cistana» col dossier sul giocatore che, siccome le urgenze erano sempre altre - prima i guai figli dell’extracampo di Cellino, poi la retrocessione che stava maturando, poi la retrocessione effettivamente maturata, poi un’estate di incertezza - è stato preso in mano troppo in là nel tempo. Il Brescia insomma sta ancora raccogliendo i cocci, si sta ancora rimettendo in sesto in un complesso percorso di normalizzazione attivato con l’avvento di Rolando Maran che con sé ha portato illuminato buon senso, razionalità ed esperienza: tutto ciò di cui si avvertiva il bisogno. Tutto ciò che dovrebbe sempre stare alla base, ma che per troppo a lungo è mancato.

Ciò che si sta faticosamente ricreando, piccoli ma significativi segnali positivi, non possono ora andare dispersi e devono rappresentare un trampolino. Che fare di queste settimane di mercato? Va da sé che la squadra vada obbligatoriamente (obbligatoriamente, ripetiamo) almeno puntellata in difesa e a sinistra, tanto per non correre rischi con la partita Cistana che è a sé. Puntellare, dovrebbe tuttavia far rima anche con investire: non «innesti» casuali, ma possibilmente con una prospettiva utilizzando i prossimi mesi della stagione per preparare un terreno di nuove ambizioni. Cercando anche di capire tra le altre cose, perché no, se lo stesso Maran può essere l’allenatore al quale affidarsi per la scrittura iniziale di un nuovo capitolo.

Andrea Papetti: per lui contratto fino al 2027 - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Andrea Papetti: per lui contratto fino al 2027 - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it

Per farla breve, passata la buriana, Massimo Cellino è chiamato ora a uscire allo scoperto facendo capire che cosa ha in mente. Il fatto che in autunno abbia rispolverato il fascicolo stadio fa presumere che anche lui, o lui per primo, sappia che vivacchiare così, alla giornata, non abbia ormai più senso per nessuno e che anche nell’ottica di preparare, pur con i suoi tempi e le sue condizioni, un passaggio di mano, un Brescia sportivamente anonimo, non è l’ideale.

Bivio

Il momento è cruciale e somiglia a un bivio. Arrivati al quale tuttavia, nemmeno la città può restare a fare lo spettatore annoiato e disinteressato. Al Brescia bisogna tornare tutti a volere un po’ più bene focalizzandosi su quello che c’è - una storia e quindi un patrimonio da proteggere e tramandare non sono valori da poco - invece che su ciò che manca. Altrimenti non si riparte mai. Per volere, bisogna anche tornare a essere disposti a dare (come fa chi, incondizionatamente e a prescindere, l’encomiabile zoccolo durissimo) altrimenti quel «Brescia, piazza da serie A» finirà sul serio per essere niente più che un luogo comune. Poi le istituzioni: il Brescia, il tema stadio eccetera, non possono essere più considerati (storicamente) argomenti da dribblare alla stregua di una patata bollente o di un qualcosa che crea imbarazzi. A ognuno (a Cellino la principale) la propria parte: buon anno. Di rilancio, senza se e senza ma. Basta paludi.

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