Brescia, Cellino manovra sul futuro: la questione stadio è decisiva
C’è ancora una salvezza da certificare, c’è un play off da tornare a prendere. Ma c’è anche da pianificare, ritornando a quel minimo di programmazione in particolare venuta meno nelle ultime due stagioni. A ogni modo la prima è stata messa in sicurezza e si può addirittura aprire l’orizzonte per un’appendice di campionato di segno opposto rispetto a quella vissuta un anno fa. Sarebbe il trampolino di lancio ideale, in un’ottica di rimentalizzazione verso l’alto, sul quale finalmente lanciare un progetto che preveda il Brescia nei panni del Brescia: ovvero di squadra che in serie B detta legge per tentare dichiaratamente la scalata alla serie A.
Un Brescia così, Massimo Cellino lo ha promesso ad Andrea Cistana in sede di trattativa per il rinnovo e un Brescia così, Cellino lo ha promesso anche pubblicamente. Con la splendida sterzata effettuata da quando Rolando Maran è alla guida ci sono già le condizioni per pensare alla prossima annata. Ma… è anche tempo che l’orizzonte torni a essere più ampio ed è anche un momento abbastanza delicato, quasi di bivio, per la tribolata e complicata gestione targata Cellino. L’imprenditore sardo, volente o nolente, è arrivato a un punto in cui un futuro lo deve preparare. E quindi, un po’ per questioni anagrafiche, un po’ perché non ha eredi calcistici in famiglia deve pensare anche a una exit strategy.
Le incognite
Una prospettiva che non cozza – e anzi si lega – con quanto c’è sul piatto: appunto l’intenzione di rilancio di un Brescia da serie A e, parallelamente, la questione stadio tornata prevalentemente alla ribalta.
Riprendersi la serie A non sarebbe eventualmente solo una questione di orgoglio per Cellino, ma anche e soprattutto una condizione favorevole a una cessione. L’altra condizione, persino prioritaria rispetto al poter ingolosire investitori col pacchetto conti a posto in abbinata alla massima serie, è la reale possibilità di poter giocare una partita per la costruzione del nuovo stadio. Il che significherebbe poter contare su rassicurazioni politiche, ma ancor più su atti concreti per spianare la strada anche da un punto di vista burocratico allo sblocco completo del dossier legato al vetusto, superato, inadeguato e rattoppato impianto di Mompiano.
La ricerca di un socio
Massimo Cellino, nel suo andirivieni da Londra, è da mesi impegnato nella ricerca, preferibilmente, di un socio. Ha scandagliato il mondo dei fondi, ma anche in base a studi che sono stati commissionati, le dimensioni di un ipotetico affare Brescia sono troppo piccole per attirare quel tipo di investitori. La strada da battere è piuttosto quella di un elemento «fisico». E a tal proposito, da quando la questione stadio è tornata d’attualità – l’indiscrezione filtra da ambienti della politica calcistica –, un interlocutore definito di altissimo profilo e alla guida di un grande gruppo straniero con variegati interessi, tra i quali l’ambito immobiliare, ha avviato una importante e concreta manovra di avvicinamento al club arrivando a iniziare un dialogo per una possibile iniziale partnership, da avviare in tempi tali da poter procedere a un aumento di capitale del club di 5 milioni di euro (per aumentare anche il budget per costruire la squadra del prossimo anno) con un’opzione di acquisto totale delle quote al termine della prossima stagione in caso di raggiungimento della serie A.
La questione della perizia
Ma questa interlocuzione – sempre secondo le ricostruzioni – avrebbe subito uno stop di fronte alla perizia di valutazione (oltre 16 milioni di euro) del Rigamonti. Perché lo stadio è semplicemente dirimente, nonché appunto condizione prioritaria, affinché l’interlocuzione di cui sopra possa sfociare in qualcosa. La valutazione «monstre» è stata contestata dal Brescia, ma dopo il clamore a caldo la situazione si è cristallizzata. La Loggia e il Brescia non si sono più incontrati e non è nemmeno stata commissionata alcuna nuova perizia: per ora risulta soltanto una consultazione interna tra tecnici comunali.
Ora resta da capire chi farà la prima mossa e come si uscirà da questo imbuto. E come ne uscirà lo stesso Cellino che al prossimo anno (come dimostrano anche le prime mosse di mercato) sta già comunque per forza di cose pensando, ma in un contesto sia ambientale che istituzionale per lui sempre più complicato.
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