Brescia, Cellino assolve Maran: «Qualche giocatore ha più colpe»

Una scatola di Maalox al tavolo Brescia, grazie. Ma lo sconquasso determinato dal Cosenza è stato tale e tanto che forse non basterebbe una cassa intera. Eppure, nemmeno la più classica delle «partite da esonero», specie per lo storico dei codici celliniani, ha fatto vacillare l’intenzione di cambiare strada tecnica, di dare la più semplice delle scosse dando un nuovo nome alla panchina.
Fiducia a Maran

A freddo come a caldo, dopo il Cosenza come già dopo il Sassuolo e prima della Sampdoria e come, in precedenza, dopo la doppia sberla Cittadella-Reggiana il mantra è «l’unica alternativa a Rolando Maran è Rolando Maran». E «alcuni giocatori hanno certamente più colpa dell’allenatore». Dunque, 24 ore dopo, le riflessioni post Cosenza di Massimo Cellino rimasto a lungo in conclave allo stadio con il diesse Renzo Castagnini, non sono cambiate, ma anzi si sono radicate.
Focus sulla squadra
E, come avevamo già riportato ieri, il focus della dirigenza è più sulla squadra che non sul tecnico. Nonostante 5 punti in 6 partite, nonostante le sconfitte – 6 – siano più delle vittorie – 5 – e, soprattutto, nonostante Cellino sia il solo a pensare che questa squadra abbia (o avesse) le qualità per puntare dritto alla serie A, si tira dritto. Facendo prevalere razionalità e logica. Facendo pendere, una volta tanto, la bilancia dalla parte delle scusanti per l’allenatore. Che viene sostanzialmente assolto.

Cambio di rotta
Non con formula piena perché non mancano le contestazioni presidenziali al suo indirizzo: ma resta che per Cellino non sussistono i presupposti per un cambio. Ma è una fiducia vera? O è una forzatura in mancanza di alternative (diversamente da altri anni, il presidente non ha in tasca nemmeno un «figurante» di quelli spesso usati per smuovere le acque e poi magari richiamare il tecnico di turno esonerato)? O in mancanza di possibilità economiche date da un -3.000.000 di introiti a budget e l’indisponibilità di Cellino di pompare risorse personali nelle casse del club?
Le dichiarazioni
Perché se la fiducia non fosse reale, Maran sarebbe il primo ad accorgersene e i suoi giocatori i... secondi con un inevitabile condizionamento per tutti: «Mi conoscete – ci dice Cellino anche un po’ seccato – e dovreste sapere che io di certo non tengo un allenatore per “pena”. Sono ancora molto amareggiato per ieri (sabato, ndr) e a Maran posso contestare qualche scelta tecnica nelle partite passate più che altro come a Reggio Emilia, Pisa e Mantova. Ma non possiamo e non dobbiamo perdere di vista i problemi reali… E se pensiamo che questi problemi siano riconducibili al tema allenatore, ci facciamo veramente del male».
La notizia nella notizia è che in casa Brescia, è decisamente cambiata la «narrazione» e che la chiesa al centro del villaggio, se una volta tanto non è l’allenatore, è la squadra. Cellino va infatti al nocciolo della sua immagine: «Maran io non lo cambio con nessuno e penso semmai che la colpa sia più di alcuni giocatori...».
L’occhio di bue
Il presidente non fa nomi, ma da quanto raccolto «dalle sue parti», Cellino si attenderebbe molto di più da tutti, a partire dai giocatori più rappresentativi. A maggior ragione nel momento in cui è assente, causa forza maggiore, il capitano-trascinatore Dimitri Bisoli. Senza gettare croci addosso, ma nell’ambito di analisi basate sugli alti e i bassi vissuti da vari singoli, dal quartier generale del Brescia si vuole che tutti, in rapporto a esperienza, qualità e rappresentatività, alzino il loro livello e diano quel qualcosa in più.
Ma a proposito del qualcosa in più, al di là di qualche mugugno su questo o su quello, secondo Cellino l’occhio di bue va posizionato sulla condizione fisica generale dei giocatori: «Abbiamo bisogno – le parole del presidente del Brescia – di mettere più energia nelle gambe. La scorsa sosta, con tanti infortunati che avevamo e con tanti giocatori più o meno acciaccati abbiamo lavorato troppo poco o forse non abbiamo fatto un bel niente di quello che si sarebbe dovuto fare e questo lo abbiamo inevitabilmente pagato. In questa sosta – ancora il pensiero di Cellino – dobbiamo sgobbare, sgobbare e ancora sgobbare di più. Dobbiamo lavorare ancora più seriamente di quanto non sia stato fatto fino a qui».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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