Brescia, adesso sia una vera ripartenza: da capire le intenzioni di Cellino

La X che campeggerà sul calendario che verrà svelato martedì è la stessa che allo stato attuale «copre» le intenzioni del Brescia. Ovvero di Massimo Cellino, dopo la decisione del Consiglio federale che ha riammesso il Brescia al prossimo campionato di serie B ed escluso la Reggina.
Sia nel medio termine – quello di una eventuale cessione con manifestazioni di interesse dall’estero che potrebbero diventare qualcosa di più eventualmente se e solo quando la serie B già virtuale sarà anche formale – sia nel breve periodo per quanto riguarda l’allestimento di una stagione che da metà mese prenderà il via. Al Brescia va dato atto senza se e senza ma di aver creduto, e portato avanti, una battaglia – non contro la Reggina in sé, ma contro il ripristino di regole e principi – in solitaria. Senza alcun aiuto esterno, a parte quelli arrivati in corsa dalla politica nazionale e delle istituzioni calcistische, ma anche in questo caso perché sono state giocate le carte giuste, e senza il supporto di mobilitazioni, nemmeno a livello locale.
Va detto: non c’è stata alcuna voce eccellente che abbia speso parole pubbliche pro Brescia. Che in questo senso ha sfigurato a confronto, a esempio, del Lecco (!) per il quale si sono schierati anche personaggi dello showbiz sportivo. Fa riflettere. E francamente spiace constatare forse una sorta di imbarazzo: quasi che schierarsi per il Brescia sia inopportuno, o sconveniente perché a monte c’è «la questione Cellino» inviso alla piazza dentro un rapporto ormai reciprocamente e totalmente compromesso. Ma in caso, questo che c’entra? Le responsabilità di quel che è stato comunque non si cancellano e restano evidenti. Mai gettare il bambino con l’acqua sporca: il Brescia è il Brescia ed è il bene primario a prescindere da quelli che sono i rapporti con chi lo dirige e gestisce.
A maggior ragione che la lotta per l’equità portata avanti – a fare da traino, anche nei confronti di Cellino, il dg Luigi Micheli che al di là di toni e modi impropri in quella conferenza di febbraio nel merito ha avuto assolute ragioni, gli va riconosciuto – è risultata sacrosanta tanto da mettere anche a nudo mancanze istituzionali, lotte intestine che questo calcio lo hanno picconato e ridotto al circolino preda di razzie dei migliori che è. Detto tutto questo, la mancanza di compattezza attorno al Brescia allo stesso tempo deve però essere letto come un ulteriore – l'ennesimo segnale per Cellino – di un cul de sac nel quale siamo precipitati a livello ambientale. Ed ecco che allora la riammissione ormai prossima a distanza di 8 anni da quello che invece fu un ripescaggio (onestamente un record), rappresenta l’occasione per quanto possibile non certo di una festa, bensì di fare un sospiro di sollievo e trasformarlo in una vera ripartenza. Nell’ambito magari di una «convivenza forzata», dentro un quadro compromesso... Ma è indubbiamente una occasione di ripartenza dopo una stagione, la scorsa, alla quale non è possibile dare un colpo di spugna anche perché la terrificante annata, ha rappresentato il punto di caduta di una parabola discendente iniziata dal punto più alto, vale a dire dalla serie A. Non casuale.
Non c’è una rotta da correggere: è proprio da invertire dando segnali di rottura col passato a partire da nuovi mandati da attribuire alla dirigenza, passando per il proporre novità tecniche dalla panchina al campo. Solo così si può pensare di ritrovare se non una strada comunque, perlomeno un sentiero. Adesso è il momento che Cellino faccia scoprire cosa c’è sotto quella X che ne cela le intenzioni.
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