Brescia, a tre giorni dalla fine del mercato prevale il «restiamo così»

Il minimo sindacale - un difensore centrale - o forse nemmeno quello. Massimo Cellino resta inchiodato sulla linea dell’immobilismo di un mercato per il quale ci sarà tempo fino a giovedì alle 20. Finora, il presidente del Brescia è rimasto freddo su tutte le opzioni che i suoi collaboratori gli hanno portato. Con di mezzo Cellino a ogni modo, mai dire mai fino al gong ufficiale delle trattative e in una sessione caraterizzata ancora da pochissimo movimento, non è da escludere che qualche opportunità possa verificarsi. Il ragionamento alla base del «fermo» sul mercato è questo: spendere tanto per spendere non ha senso.
Pertanto, o capita la possibilità di un investimento che ha in sé anche una prospettiva o altrimenti - sempre ragionamento di Cellino - per arrivare in fondo a una stagione nella quale non ci sono ragionevoli chance di serie A, c’è tutto. Inoltre, il presidente del Brescia sarebbe ancora in qualche modo convinto di poter trovare una intesa con Andrea Cistana (questa settimana per lui nuovi esami per avere la conferma o meno di un recupero per la metà di febbraio).
La convinzione

Da cosa derivi, da parte di Cellino, il pensiero di riuscire a cambiare lo scenario non è dato sapere visto che anche l’ultima offerta (rinnovo triennale da 400.000 euro con opzione di uscita a zero in caso di A) era rimasta sul tavolo facendo a logica pensare che per forza di cose il difensore - libero dal 2 febbraio di firmare per chi crede - abbia in mano già più di una promessa da parte di qualcuno.
Di certo sono passati i giorni e anche le settimane, ma continua a essere in qualche modo Cistana la chiave di tutto: sia sportivamente, sul campo, sia nelle strategie societarie con Cellin però a ora più concentrato su altri asset (stadio e centro sportivo) dell’azienda Brescia.
Sul campo
Rimanendo sul campo, i tempi di recupero di Cistana e l’utilizzo che se ne potrà fare o meno dopo che sarà tornato arruolabile e permarrà la situazione di giocatore a scadenza determinerà anche le scelte tattiche di Maran che ora come ora non può comunque che pensare a un ritorno in pianta più o meno stabile a una difesa a quattro. Con le conseguenti ricadute su un centrocampo zeppo di mezze ali che potrebbero tornare a esprimersi al meglio che non nel ruolo di mediani (con la terza di mezzo impostata a due che penalizza nelle scelte Paghera), ma che non ha un regista vero. Insomma, è sempre un rebus.
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