Calcio

Trionfo Bologna in Coppa Italia, Maifredi e Villa: «Città speciale»

Fabrizio Zanolini
L’ex allenatore del Brescia commenta: «Il ruolo del direttore sportivo è fondamentale, Giovanni Sartori è stato determinante»
Renato Villa e Gigi Maifredi, con il gruppo di ex calciatori - © www.giornaledibrescia.it
Renato Villa e Gigi Maifredi, con il gruppo di ex calciatori - © www.giornaledibrescia.it
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Questi sono anni difficili e il mondo trema per altro, non più per uno «squadrone» di calcio. Ma quello rossoblù, negli ultimi due anni, ha fatto tremare di passione i suoi supporters e una città intera. Una città che, da sempre, vive di musica e di quei due palloni: uno a spicchi, l’altro a pentagoni. Ed è proprio quest’ultimo che ha fatto impazzire di gioia Bologna «la dotta». Perché se è vero che la più antica università del globo è nata lì, è altrettanto vero che la partecipazione all’ultima Champions e la vittoria, 51 anni dopo, della Coppa Italia, hanno fatto scuola nel mondo pallonaro del Bel Paese.

Ricordi

Fasti calcistici che «la grassa» non conosceva da molti anni. Fasti che riportano al calcio champagne di 37 anni fa. Anzi, visto che quello era un Bologna «bresciano», al calcio bollicine. Quello di Gino Corioni presidente, di Gigi Maifredi allenatore. Quello degli Strada, dei Bonfadini, dei Quaggiotto. Quello del «Mitico Villa». In quell’asse che portò l’Ospitaletto in Emilia. E proprio a due dei maggiori protagonisti di quel Bologna, Gigi Maifredi e Renato Villa, abbiamo chiesto il loro commento su questo exploit nella seconda competizione nazionale.

Gestione

«I picchi toccati tra l’anno scorso e quest’anno il Bologna, nel calcio moderno, non li aveva mai nemmeno sfiorati – afferma Maifredi – È stata una vittoria meritata, anzi, strameritata proprio alla luce di quanto fatto vedere in quest’ultimi due anni». C’è un attore protagonista da Oscar in questo successo? Il Maifer non ha dubbi e indica, per restare in tema, un’altra persona legata a Brescia: «Giovanni Sartori. Non è stato importante, ma semplicemente determinante. Così come lo era stato al Chievo e poi all’Atalanta. È un manager che sa far chiudere il cerchio: tutti i giocatori che prende sono funzionali al tipo di gioco che pratica l’allenatore di turno. Le eccezionali plusvalenze che ha creato, dovrebbero fare ragionare tutte le società che si appoggiano ai procuratori. Il ruolo del direttore sportivo è fondamentale».

La festa dei rossoblù
La festa dei rossoblù

E a proposito dell’allenatore, il giudizio di Maifredi è lusinghiero: «Io sono sempre stato un nazionalista, quindi Italiano tutta la vita! Battute a parte, devo dire che inizialmente nutrivo dei dubbi perché andare a sostituire Thiago Motta dopo quello che aveva fatto nella scorsa stagione, era un’impresa titanica. Invece ha dimostrato che con una società alle spalle, e qui torna in ballo Sartori, che ti supporta, si può lavorare bene. E dopo un inizio soft, il crescendo è stato importante ed è stato giustamente portato in trionfo». Da una Bologna pazza di gioia: «È una città di appassionati. Passeggiare per il centro, come capitò a me in quel momento magico, quando le cose sportive vanno alla grande è come farlo in paradiso».

Aneddoti

«Eh, sì – gli fa eco Villa – Bologna è così: ti dà tanto se gli dai tanto. E noi, in quegli anni, l’abbiamo proprio vissuta tanto, respirata. Ci si trovava a giocare a carte anche con Morandi e Dalla o con i semplici tifosi. Una bellissima atmosfera». Il giudizio tecnico sul campo, è chiaro: «Un Bologna che mi è piaciuto e il cui successo, meritato, è il risultato di quanto seminato negli ultimi due anni. Ha dimostrato, al di là delle qualità, che quello che conta per arrivare a certi traguardi è il gruppo. La nostra forza di allora fu la coesione del gruppo: gente vera, amici. E il Bologna, che questa unione l’ha cominciata a costruire l’anno scorso, ha dimostrato una forza di gruppo eccezionale».

A cominciare dal suo tecnico: «Italiano, bravissimo, s’è dimostrato innanzitutto una persona "umana". In fondo, sono pochi gli allenatori che Bologna ha amato: Maifredi, Ulivieri, ora Italiano, cioè quelli che non solo hanno ottenuto risultati, ma che hanno saputo vivere la città. Con passione, con amicizia. E sembra di essere in un paese: ci si conosce tutti».

D’accordo anche lui sul ruolo primario di Sartori («Fondamentale»), fa il nome di un giocatore per tutti: «Facile dire Freuler, ma io dico Orsolini. Poco considerato a livello di Nazionale ed è un vero peccato: assurdo non pensare ad un giocatore che ti fa 12-13 gol, e che gol, all’anno giocando da esterno. Ed è uno generoso, che ti fa tutta la fascia». Già, quel tipo di giocatore generoso che il «Mitico» incarnava con quella maglia addosso 37 anni fa. Con Gigi dalla panchina a spronarlo. Per Bologna «La rossa». Oggi a quel rosso, s’è abbracciato sempre più il blu.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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