Bisoli, Cistana e Mangraviti: tre moschettieri trascina-Brescia

Vita ce n’è in questo Brescia. Una vita da giocarsi ormai settimanalmente, per restare in piedi, stile stallo alla messicana. Fa specie ritrovarsi così, fa specie essersi ritrovati a ragionare così. Ma questa è la realtà e va accettata e accompagnata. Vedendoci persino del buono, visto che non era affatto scontato - per come si erano messe le cose - essere qui a scandire un conto alla rovescia con ancora speranza in corpo.
C’è battito, dentro un gruppo al quale a un certo punto non si riusciva più a misurare il polso. Poi, all’improvviso, come una botta di adrenalina. «Tra di noi, ma già un bel po’ di settimane fa - ci aveva detto nel dopo partita di Ferrara Giacomo Olzer - ci siamo confrontati e guardati in faccia. Quando sono arrivato a Brescia, mi hanno spiegato bene cosa significa questa piazza, il valore e la tradizione di questa maglia, cosa piace ai tifosi. E tutto questo dobbiamo difenderlo fino alla fine».
Fuoco
Eccola qui, allora, la scintilla, se così si può chiamare, che ha generato un senso nuovo di gruppo. Nel quale non ci sono prime donne, nel quale nessuno spicca in assoluto per leadership ed esperienza tanto da potersi permettere di prendere per mano da solo un gruppo. Ma qualcosa c’è. C’è qualcuno che ha qualcosa di diverso da dare e portare, anche per rendere bene all’atto pratico i valori di cui ha parlato Olzer. E questo qualcosa, questo qualcuno, è particolarmente uscito allo scoperto nelle ultime settimane.
Anche il Brescia ha i suoi moschettieri dell’appartenenza, un concetto al quale negli ultimi anni non è stata prestata cura, ma che sulla bilancia delle battaglie ha il suo peso specifico. Senza memoria storica, dove vai? E allora, questo Brescia non può andare da nessuna parte senza - in particolare - il surplus motivazionale di Dimitri Bisoli, Andrea Cistana, Massimiliano Mangraviti.
Resistere
I tre capofila della «resistenza biancazzurra», che sanno anche di poter contare su fidati «scudieri»: gente come Andrenacci e Van de Looi, ad esempio, che la causa - anche se è ingiusto mettersi a fare classifiche di questo tipo, sono solo esempi - se la sentono sulla pelle e nel cuore. Ma i frontmen sono quei tre. A partire dal capitano Bisoli.
«Bresciano» dal 2016 e ormai riconosciuto come un vero «rappresentante territoriale». Nel pieno di una stagione fatta di alti e bassi, di rendimento non da par suo, pure lui fiaccato nella testa, non è un caso che proprio adesso, nel momento più buio, sia ritornato a essere un faro indispensabile. Ha pesato anche il rapporto molto difficile con Clotet, col quale si consumò una rottura divenuta palese con l’esclusione per l’intera gara che si rivelò un débacle, contro il Como, in un appuntamento che poteva essere di svolta per il campionato.
Non fu un’esclusione tecnica, ma concettuale, perché personale. Recuperata pian piano la fiducia in se stesso, Bisoli s’è poi ripreso tutto il resto provando anche lui ad alzare l’asticella dell’autorevolezza nei confronti di un gruppo del quale è diventato guida senza più sicura. Strada facendo gli è mancato anche il sostegno da dentro il campo di Cistana, rimasto più ai box che altro. E quando sei ai box, anche se presenza e spirito non mancano mai, l’impatto è diverso.
Ma anche Cistana è rientrato. E si sente: non solo in un livello di prestazioni di squadra che si è alzato, ma in termini di vibrazioni particolari che il centrale di via Cremona riesce a trasmettere agli altri. Alla fine di questo campionato, anche il ciclo di Andrea sarà per forza di cose da dichiarare concluso. Ma il difensore non può pensare di iniziare nuovi percorsi con una macchia che non sarebbe solo sul curriculum, ma nell’anima. Chi la vive così, ora più che mai, serve.
Ed è per questo che serve - eccome - anche Mangraviti, bresciano di Rovato, figlio del vivaio, che ci mette la faccia tutti i giorni anche per strada, e sempre sarà così. «Ripescato» per necessità, abbiamo scoperto che non si può farne a meno: anche il suo livello di attenzione si è alzato.
Basterà tutto questo? Intanto c’è. E non era scontato più nulla qui, nemmeno l’ABC. Vecchia guardia, cercando nuova vita.
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