Balotelli, il Genoa dopo il calvario: Mario ci riprova

In attesa di tornare a giocare in serie A a quattro anni di distanza dall’esperienza a Brescia – per il suo arrivo al Genoa manca solo l’ufficialità della società – Mario Balotelli in un’intervista a Dazn si è rivelato con la schiettezza di sempre, senza nasconderci nulla, fedele al personaggio.
Da quando ha lasciato le rondinelle («Scelta sbagliata, dettata dal cuore e dall’amore che provo tuttora per i tifosi. Non bisogna mai associare il lavoro alla famiglia») non glien’è andata bene una e ha avuto anche problemi di depressione. «Un percorso psicologico mi è servito per capire cosa ho dentro e per comprendere perché reagisco in certi modi a quanto mi accade. Rimpiango di non averlo avviato prima».
I problemi erano cominciati ancor prima di venire a giocare nella squadra della sua città. «Dopo l’ottima stagione a Nizza, nell’estate 2019 mi arrivò dalla Cina un’offerta allucinante, sinceramente sproporzionata. Chiesi consiglio all’allora ct azzurro Roberto Mancini e lui mi disse che se avessi lasciato l’Europa non mi avrebbe più tenuto in considerazione per una eventuale convocazione. E allora andai a Marsiglia». Pur avendo continuato a giocare nel nostro continente Mario sparì però dai radar azzurri. «E non penso sia stata una scelta di Mancini che mi ha sempre stimato; credo invece che l’input sia arrivato più in alto per la nomea che mi porto dietro. Eppure non c’è un mio ex compagno di squadra che possa parlare male di me. Scontri con gli allenatori? Sono normali in un ambiente di lavoro. Non ho mai avuto a che fare con le scommesse o col doping, eppure c’è sempre un motivo per criticarmi. Una volta non me ne importava nulla, oggi che ho famiglia un po’ di più».

Lasciata Brescia, una catena di guai. «Trovai squadra solo a gennaio, nel Monza in serie B. Mi feci subito male, comunque tornai in tempo per segnare 5 gol in 12 partite». Nel 2021-22 eccolo in Turchia, con la maglia dell’Adana Demirspor in un campionato concluso con ben 18 gol. «La società però aveva problemi economici, il presidente non pagava gli stipendi ai miei compagni di squadra, la cosa non mi piaceva e me ne andai».

Dalla padella finì però nella brace, nel 2022-23 andò anche peggio a Sion. «Qui trovai un patron che ne fece di tutti colori, esonerò sei allenatori e a un certo punto in panchina si sedette lui. E allora l’anno dopo tornai all’Adana: entrato negli spogliatoi mi accorsi che metà squadra se n’era andata via perché più nessuno vedeva un soldo». Nonostante tutto, a 34 anni Super Mario sente di poter dare ancora molto e non ha mai smesso di credere a un rientro in Italia («Avevo tante offerte da club stranieri ma ho sempre sperato di tornare in A») .
Per mesi, in attesa di una chiamata, si è allenato con Stefano Mazzoldi. «Preparazione dura, è quella che ci vuole per me. Se avessi lavorato così intensamente anche da giovane, oggi sarei ancora al top. Ma non me ne pento». Poi uno sguardo alla serie A che presto lo rivedrà in campo. «Vedo bene il Napoli. Se Conte riuscirà a trasmettere la sua mentalità vincente ai giocatori, la squadra potrebbe arrivare sino in fondo».
Il personaggio del mondo del calcio cui resta più legato resta Massimo Moratti. «Ha creduto in me sin da quando era ragazzino, grazie alla sua spinta maturò il mio esordio in serie A con la maglia dell’Inter, quando avevo appena 17 anni. Potrebbe già essere in campo giovedì per Genoa-Fiorentina: bentornato Mario.
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