Calcio

Ayé dice «adieu» al Brescia: quattro anni tra alti e bassi

Ufficiale il passaggio dalle rondinelle all’Auxerre: per molti la punta era «l’uomo del presidente»
Florian Ayé, dopo quattro anni al Brescia, torna all'Auxerre
Florian Ayé, dopo quattro anni al Brescia, torna all'Auxerre
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Novantasette (come il suo anno di nascita) presenze in serie B. Ventinove reti in cadetteria con 5 assist. Ventidue gettoni in serie A e un passaggio gol, oltre a 4 gare giocate in Coppa Italia e due centri. Il tutto in 4 anni in biancazzurro. Sono i numeri con cui Florian Ayé saluta Brescia per tornare alle origini, nell’A. J. Auxerre in cui è cresciuto calcisticamente. Lascia la serie B italiana per andare in quella francese in silenzio («Per motivi personali il calciatore ha chiesto di rientrare in Francia e il club, suo malgrado, ha dovuto acconsentire ad una cessione non prevista nei suoi piani strategici», si legge nel comunicato del Brescia Calcio), seguendo uno schema che è stato quello dell’ultimo anno in biancazzurro: un corpo estraneo all’interno di una squadra che in rari casi peraltro si è identificata nella parola gruppo.

Il percorso

Arrivato nel luglio 2019 dal Clermont, primo acquisto di Massimo Cellino per il Brescia appena promosso in A e primo attaccante francese della storia delle rondinelle, volente o nolente Ayé si è portato addosso l’etichetta di «giocatore del presidente», di quello che, secondo la piazza, in alcune occasioni si è trovato a giocare più per imposizione dall’alto che per meriti propri. Un’etichetta non facile attaccata sulla schiena, soprattutto per un giocatore emotivo, abbastanza introverso, legatissimo alla famiglia.

Poco ha aiutato la stagione nel massimo campionato italiano: 22 presenze nonostante l’ingombrante presenza in attacco di Balotelli e Donnarumma, ma anche lo zero nella casella delle reti segnate, in una stagione però anomala, caratterizzata dalla lunga sosta per il Covid e terminata ad agosto. Il tutto coi mugugni dagli spalti tali da rimandare a quasi 30 anni prima, a un Florin (balla solo una «a» tra i due) Raducioiu passato da personaggio della Gialappa’s a uomo gol. Ovvero il percorso di Ayé nella stagione 2020-2021, la sua migliore a Brescia, quella degli applausi e dei cori. Trentotto presenze di cui 31 da titolare, 16 gol e tre assist. Clotet lo trasforma, Florian diventa implacabile in area, caratterialmente non soffre, anzi trova giovamento dal giocare in stadi vuoti o quasi a causa sempre del Covid. Trascina di fatto il Brescia ai play off andando a stabilire un nuovo record: dal 6 febbraio al 13 marzo 2021 segna per sette gare di fila (8 gol), battendo non uno qualunque, ma Roberto Baggio. Anche chi lo critica, a volte con parole inutilmente offensive, riconosce che Ayé resta uno di quelli che in campo dà tutto ciò che ha. Magari non è sempre 100, ma se ha 40 o 50 quello mette, senza risparmiarsi. Qualità che però non può bastare per un attaccante, se poi non arrivano i gol.

La crisi

E di gol, nelle ultime due stagioni, Ayé ne ha collezionati 13 in 59 partite, finendo in una sorta di cono d’ombra dal quale è uscito solo in rarissime occasioni. Non è un mistero che già l’estate scorsa avesse chiesto di cambiare aria, poi complice anche qualche infortunio è diventato partita dopo partita un corpo estraneo, tornando ad essere solo «l’uomo del presidente» e ingiustamente il capro espiatorio di una stagione fallimentare culminata nella retrocessione, ma che è stata tale non tanto o non solo per colpa sua, ma di tutto il Brescia, da chi è sceso in campo a chi è rimasto seduto alla scrivania.

Ora torna in patria, portando quasi un milione e mezzo nelle casse della società. Saluta con un bagaglio fatto di soddisfazioni, rimpianti e, forse, incomprensioni. 

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