Calcio

Al giro di boa (o quasi) i seguaci di Guardiola dominano i campionati

Arteta, Xavi e Kompany, allenatori passati da Pep, sono primi nei rispettivi campionati, tutti con grandi risultati sul piano del possesso palla
Pep Guardiola e Carlo Mazzone - © www.giornaledibrescia.it
Pep Guardiola e Carlo Mazzone - © www.giornaledibrescia.it
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Josep Guardiola Sala da Santpedor, zona centrale della Spagna. Per tutti Pep. Per i bresciani una pagina di storia delle rondinelle. Per il mondo del pallone uno degli allenatori più brillanti del calcio che, dopo Johan Cruijff e Marcelo Bielsa, è riuscito a rivoluzionare il gioco del pallone. Passione e dedizione così travolgenti da restare impresse nelle menti di chi l’ha avuto come guida e che, in alcuni casi come quelli di Mikel Arteta, Xavi Hernandez e Vincent Kompany, diventano «Bibbia» da tramandare nelle carriere da allenatore.

I tre sopra citati, diventati fenomeni a suon di prestazioni sul terreno verde di gioco e ora alle prese con panchine e lavagnette, sono stati infatti «campioni d’inverno», ovvero primi alla fine del girone d’andata, rispettivamente Areta in Premier League con l’Arsenal (superando il maestro fermo al secondo posto), Hernandez nella Liga con il Barcellona (a due giornate dal giro di boa) e Kompany in Championship con il Burnley.

Ancora poca roba da un punto di vista prettamente legato ai risultati sportivi, ma un qualcosa di notevole andando ad analizzare il dato del possesso palla delle loro squadre, tutti intorno al 60%. Una dimostrazione tangibile di ciò che Guardiola ha lasciato nelle loro visioni di calcio.

Pep Guardiola

Pep è però stato prima di tutto un calciatore. Nella sua carriera ha trascorso 13 anni tra giovanili e prima squadra del Barcellona, per approdare poi in Serie A alla corte del Brescia allenato da Carlo Mazzone e rappresentato dal «divin codino» Roberto Baggio. Di loro ha un ricordo indelebile, tanto da parlarne in molte interviste. Anche se lo stile di gioco di Mazzone, a dirla tutta, era forse l’antitesi dell’idea proposta oggi da Guardiola.

Dopo l'anno e mezzo trascorso nella Leonessa, intervallato dall’esperienza alla Roma, Pep ha appeso gli scarpini al chiodo dopo le parentesi in Qatar e in Messico.

Dopodiché ha avuto inizio la carriera da allenatore. Tra il Barcellona di Messi e Iniesta, il Bayer Monaco di Ribery e Robben e il Manchester City di De Bruyne e Aguero, Pep ha vinto tutto. Due Champions League, tre Supercoppe Europee e dieci campionati nazionali (sommando i tre spagnoli, i tre tedeschi e i quattro inglesi). E tutto questo a soli 52 anni, compiuti tra l’altro qualche giorno fa.

Attualmente in corsa – tanto per cambiare – per il «Best Fifa Men’s Coach», l’allenatore catalano è sempre sulla bocca di tutti. Invidiato e ammirato per il suo «tiki taka» fatto di posizionamenti mai fissi, sovrapposizioni e passaggi a non finire. E il 65,6% (dati trasnfermarkt.it) medio di possesso palla in questa metà di campionato, con le altre squadre che mediamente viaggiano intorno al 50%, la dice lunga.

Arteta, Xavi e Kompany

Arteta, ex mediano spagnolo, ha condiviso da giovanissimo il percorso a Barcellona con il tecnico, per poi passare in Premier League, dove è rimasto per più di dieci anni trovando gloria all’Arsenal. Pep lo ha chiamato alla sua corte fin dall’esperienza blaugrana, per capire da lui consigli e tattiche sulle squadre inglesi.

Al Manchester City Arteta è diventato vice di Pep. Una scelta complicata dato il passato ai «Gunners» ma, a posteriori, totalmente azzeccata.

Il mediano ha poi cercato gloria solitaria, prendendo il comando dell’Arsenal dalla seconda parte di stagione del 2020. Dopo un inizio travagliato, ora gli effetti del «percorso Guardiola» si vedono. Valorizzazione dei giovani, gioco convincente da 56,5% di possesso palla in 19 gare e, a sorpresa, primo posto in solitaria nel campionato inglese, a cinque lunghezze (e con una gara in meno) proprio dal City del suo maestro Pep.

Primo posto in classifica anche per l’ex centrocampista - tra i migliori della storia - Xavi e il suo Barcellona. Proprio lì si sono conosciuti i due spagnoli e insieme hanno vinto tutto, incantando il mondo.

Anche per lui l’inizio del percorso da allenatore è stato complicato, per di più date le innumerevoli difficoltà dirigenziali del club. Ma ora, grazie a un ritrovato spirito di gioco che sempre ha contraddistinto la squadra rosso blu spagnola nella storia, Xavi ha conquistato piazza e primato in classifica.

Sempre tanto lavoro, fiducia cieca nei giovani e pallone che viaggia da una parte all’altra senza mai fermarsi, con una media relativa al possesso palla pari al 65.2% (che diventa 68.9% nelle partite giocate in casa), su una media generale che anche in questo caso si aggira al 50% considerate tutte le squadre del campionato.

Il caso più recente è infine quello di Kompany, capitano del Manchester City di Guardiola da 100 punti in classifica che dominò la Premier nella stagione 2017-18.

Ora il difensore belga allena il Burnley e ha trasformato lo stadio della città del Lancashire in un vero e proprio fortino (11 vittorie, 4 pareggi e 0 sconfitte). Anche qui il gioco non manca, con una percentuale di possesso palla pari al 62,7% dopo 28 gare giocate. Non male per una neopromossa che è la terza squadra del campionato in termini di valore della rosa. E i numeri parlano da soli.

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