Sport

Calcio, Ac Montichiari in fallimento

Il Tribunale accoglie le istanze di quattro creditori. Per la società, uscita dal calcio nello scorso campionato, perdita di 899mila euro
AA

L'avventura di Francesco De Pasquale alla guida del Montichiari, per essere precisi dell'Associazione Calcio Montichiari, è durata meno di un campionato. Alla fine della scorsa stagione, l'ex patron rossoblu ha annunciato il ritiro del suo Montichiari dal calcio giocato e ieri il Tribunale ne ha addirittura decretato l'addio. I giudici hanno accolto le istanze presentate da quattro creditori della società, tra i quali compare anche l'ex calciatore Stefano Bonometti, e ne hanno deliberato il fallimento.

Le difficoltà sportive di quel Montichiari erano sfociate nella retrocessione della squadra dalla LegaPro 2 alla serie D; la complessità dei conti di quella società, invece, ha avuto esiti peggiori. Soprattutto per i creditori. Nell'ultimo bilancio, chiuso al 30 giugno 2012, l'Ac Montichiari lamenta una perdita di esercizio pari a 899mila euro. Sulla società pesano inoltre protesti e debiti per oltre 3,6 milioni, a fronte di un patrimonio netto di un milione di euro. In una visura camerale della società, emerge poi un altro aspetto singolare di questa realtà, ossia il fatto che la quota di maggioranza del capitale sociale (il 97,38%), è posseduta da Antonio Carvelli (un quarantunenne nato a Crotone), mentre quella di minoranza è detenuta dal bresciano Franco Sanfratello. Il nome di Francesco De Pasquale, dunque, per la Camera di Commercio di Brescia non rientra nemmeno nell'elenco degli amministratori esterni.

Eppure due anni fa il suo nome, Maurizio Soloni l'aveva invocato per tutta l'estate. E alla fine, quando a metà ottobre la cessione del Montichiari era praticamente cosa fatta, non ci aveva quasi creduto. Francesco De Pasquale ci aveva messo la faccia, anche se ufficialmente non rivestiva alcun incarico, ma per tutti era il presidente: quando a fine ottobre annunciò di aver acquistato prima il 70% delle quote della società e due settimane più tardi un altro 28%, in via Turati credevano di aver trovato il loro salvatore. Colui che a gennaio, in un mercato delirante, aveva promesso un aumento di capitale di cinque milioni di euro. Un miraggio, perché l'affare saltò («non ci permettono di costruire a Montichiari» disse) e la squadra, dopo la torta tra Savona e Lecco, retrocedette. Con un grosso buco, gli stipendi: la fidejussione depositata ad inizio campionato di 300mila euro è stata sbloccata soltanto un anno e mezzo più tardi.

Chiara Campagnola

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato