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Brescia, Clotet e la forza della condivisione totale con il suo staff

Il tecnico catalano mostra di non aver paura nel delegare il lavoro sul campo ai collaboratori
Clotet con alle spalle Gastaldello e vicino Baggio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Clotet con alle spalle Gastaldello e vicino Baggio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Si fa presto a dire staff, ma poi è il modo di utilizzarlo a fare la differenza e implicitamente anche a descrivere il carattere, persino l’essenza, di un allenatore. E con Pep Clotet possiamo ad esempio dire che non siamo in presenza di un accentratore bensì di un forte distributore di deleghe. Per il tecnico catalano, la parola staff significa realmente gruppo di lavoro: una squadra nella squadra con i singoli da utilizzare ciascuno in base alle proprie caratteristiche, ma dentro un sistema organizzativo sopra il quale l’allenatore «mette il cappello» dopo aver fatto sintesi tra le varie idee.

Anche in occasione del suo primo round bresciano, Clotet aveva dato dimostrazione di avvalersi al massimo, di appoggiarsi con fiducia ai collaboratori che gli erano stati messi a disposizione: ma poteva voler dire tutto o niente visto che quella era una circostanza particolare trattandosi di una sfida totalmente al buio che per il momento della stagione in cui arrivò oltre che per mancanza di conoscena della lingua e, più di tutto, del calcio italiano, non aveva alternative al fidarsi.

Il gruppo

Passato un anno solare giusto giusto tra andata e ritorno, Clotet è un tecnico diverso - più esperto e padrone dell’italiano e della serie B -. Ma non è cambiato nel modo di utilizzare gli uomini che lo affiancano: la condivisione dunque gli appartiene come un marchio di fabbrica. E il coinvolgimento dei suoi collaboratori più stretti è un elemento che balza subito all’occhio durante gli allenamenti nel ritiro di Ronzone: ampio spazi al vice Gastaldello - con cui tra l’altro nel frattempo è nato un sodalizio tecnico e umano importante ed è dunque diventato una sorta di «primus inter pares» - che si occupa soprattutto degli uomini della fase difensiva e al match analyst, ma anche validissimo uomo di campo Simone Baggio che ha un occhio di riguardo per gli uomini dalla metà campo in su. Sono loro a dirigere le esercitazioni mentre Clotet, sempre molto assorto nei suoi pensieri e attento al dettaglio, supervisiona e interviene sui particolari.

Può sembrare tutto piuttosto scontato, ma non lo è nel momento in cui i collaboratori che si ritrova a disposizione non nascono di certo come uomini di stretta fiducia e conoscenza del tecnico, ma anzi sono stati riferimenti di precisa «pertinenza» di altri allenatori. Come fu il caso un anno fa per il match analyst Hiro e il preparatore atletico Paolo Artico ereditati dallo staff di Dionigi mentre in precedenza Cellino aveva scelto di trattenere, dallo staff di Corini, il preparatore dei portieri Alessandro Vitrani al quale poi quest’anno, come «provenienza» originaria, si è aggiunto il preparatore atletico Salvatore Sciuto, anche lui presenza forte sul campo. Ed è a maggior ragione il caso di Baggio, eredità lasciata da Inzaghi.

Per tutti dunque origini diverse, diverse formazioni e diverso modo di interpretare il calcio: tutti possono fornire spunti e punti di vista arricchenti che Clotet è disposto ad ascoltare per poi amalgamare il tutto. Coinvolgere e non aver paura di delegare, specie a chi dimostra di valere, è un sintomo di forza non banale visto che gli allenatori, coloro che rischiano in prima persona, vivono spesso di fantasmi e diffidenza... Uno staff che risponda e sia «fedele» alla società prima che un allenatore per segnare la continuità in qualsiasi caso, è un risaputo pallino di Massimo Cellino che sta mettendo in atto sempre più il suo «piano» e che ha trovato un allenatore che, anche per la differente mentalità, in questo lo segue.

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