Scariolo: «L’Eurocup è solo un nuovo punto di ripartenza»

Senz’ombra di dubbio è stata la serata perfetta. Del resto, cosa c’è di meglio che trionfare nella finale di Eurocup e staccare il biglietto per l’Eurolega della prossima stagione? Facile! Per un tifoso nerazzurro sfegatato quale lui è... che in contemporanea l’Inter vinca la Coppa Italia. E per di più contro la Juventus. Una cosa è certa: quella di mercoledì 11 maggio non sarà una data che Sergio Scariolo, il condottiero bresciano della Virtus Bologna, dimenticherà facilmente.
E magari dopo il successo della sua autobiografia «Uomo a tutto campo. Storie vincenti di un gestore di campioni», scritto a quattro mani con Paolo Frusca (e presentato lo scorso 13 dicembre nella Sala Libretti del Giornale di Brescia), diverrà probabile oggetto di un capitolo della sua prossima fatica letteraria.
«Si tratta davvero di una grande doppietta, e poi alle vittorie non c’è mai assuefazione - concorda immediatamente l’allenatore dei felsinei -. Semmai, nasce piuttosto una sana dipendenza dalla vittoria nel senso che queste imprese ti danno un’energia e una motivazione in più per riprovarci, ma assuefazione mai. Oltretutto, non mi era mai capitato di vincere una manifestazione di questa portata giocando in casa, davanti al pubblico amico, e quindi in un certo senso è sempre una prima volta».
Com’è stato il day after di coach Scariolo in seguito a questa storica vittoria, che varrà la partecipazione della Virtus alla prossima Eurolega, non è difficile immaginarlo.
«È stata una giornata diversa - afferma -, più che altro dedicata ai media, e a rispondere ai tantissimi quanto graditissimi attestati di stima che mi hanno sommerso, senza per questo dimenticare la famiglia, ma col pensiero che va già a gara-1 dei play off (oggi, ndr) contro Pesaro».
Riavvolgendo il nastro della stagione, per la Virtus l’Eurocup è il primo traguardo di un’annata iniziata in salita per via dei tanti infortuni, che ha implicato gli innesti in corsa di Hackett e Shengelia, con conseguenti problemi di gestione.
«In realtà, fin dall’inizio abbiamo avuto una grande chimica, ma poi la serie di infortuni ci ha ostacolato soprattutto in Eurocup, perché lì c’è una fisicità superiore rispetto al campionato. Indipendentemente da chi entrasse o uscisse abbiamo però sempre dato la sensazione di essere squadra, di possedere un’identità, che con l’aggiunta di Hackett e Shengelia ci ha fatto diventare anche più efficaci. Più che considerarla come un traguardo adesso dobbiamo vedere l’Eurocup come un punto di ripartenza, perché la nostra testa deve andare subito ai play off ».
A proposito di post season, dall’altra parte del tabellone dei play off scalpita una Germani Brescia che però di recente, alla Segafredo Arena, ha rimediato una vistosa sconfitta.
«Era una partita finta, che contava nulla e nessuna delle due avrebbe voluto giocare - riconosce Scariolo -; in proiezione, io Brescia la vado bene, perché è una bella realtà. Non sarà una mina vagante perché mina vagante può esserlo l’ottava, ma la terza è una grande realtà consolidata che merita tutto il rispetto».
Tornando invece sul finire degli Anni Settanta, quando un giovane Scariolo si cimentava a centrare il canestro nel cortile di casa con un Voit di gomma, chissà se nell’allenatore affermato di oggi è rimasto qualcosa di quel ragazzino.
«Strada facendo si sono aggiunte altre cose, ma direi che in me, di quello che avevo dentro allora, è rimasto tutto, e nulla è andato perso. La passione per il gioco, il concetto di squadra e del costruire un qualcosa insieme agli altri, i valori che mi hanno insegnato non solo in casa, ma anche in palestra, i miei allenatori e i miei compagni di squadra sono concetti che mia accompagneranno per sempre. Sono concetti eterni».
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