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Poeta, primo coach a Brescia o secondo a Milano? Di’ la tua

Sull’addio dell’allenatore della Germani, che pare consideri il ritorno all’Olimpia, ci sono diverse opinioni
Peppe Poeta - Foto New Reporter Checchi © www.giornaledibrescia.it
Peppe Poeta - Foto New Reporter Checchi © www.giornaledibrescia.it
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Seguo il basket da quando una squadra lombarda inanellava cinque scudetti di fila e quella di una cittadina vicina, di trentamila anime, vinceva due Coppe dei Campioni, quattro Coppe delle Coppe e altrettante Korac. Ne ho viste molte insomma, per un quarto di secolo in prima fila, raccontando una degli sport più affascinanti e seguiti dell’intero pianeta.

Tutto ciò per dire che, a memoria, non ho ricordo di un allenatore che dopo aver spiegato le ali ed aver avuto successo, conquistando al primo anno una finale scudetto, torni a fare il secondo dove era già stato prima, sotto lo stesso maestro da cui ha imparato molto, se non tutto ciò che c’è da sapere su gioco e spogliatoio, tattica e psicologia.

Qualcuno che lo abbia fatto andando in Nba sì, ma quella è l’università del basket e in ogni caso un’esperienza nuova, non il ritorno del ragazzo prodigio nel letto accogliente di casa.

Fin qui la storia. La cronaca invece registra che Peppe Poeta potrebbe smentire ogni nostra certezza, lasciando la Germani Brescia non per una sfida più ambiziosa, bensì per tornare a Milano, a fare da assistente a sua maestà Ettore Messina, con la promessa che l’anno seguente sarà lui a guidare tutta la baracca della corazzata Olimpia (con un contratto biennale da allenatore capo).

I fatti finiscono qui, in attesa di conferma o smentita. Se dovesse accadere però una riflessione dovremmo farla. Perché se non stimassimo sommamente l’uomo, prima ancora che l’allenatore Poeta, potremmo ascriverla a questione personale, di chi ha talento ma non abbastanza carattere da «uccidere il padre», come direbbe Freud, e pretendere di farlo già ora e non tra un anno il tecnico dell’Olimpia.

Il sospetto invece è un altro, cioè che sia proprio un fatto generazionale e in questa vicenda si incarni esemplarmente ciò di cui molto si parla, la differenza di approccio dei giovani, rispetto a noi, riguardo priorità, lavoro, carriera. In ogni caso, ci sorprenderà. Sia andandosene, sia dovesse restare.

Con una certezza: a prescindere da cosa scelga, per quanto ha seminato quest’anno Poeta merita di non mietere altro che gratitudine e riconoscenza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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