Dopo la magia, Brescia sogna in grande con la «sua» Germani

Che notte, quella notte. Ci vorrebbe un nuovo Fred Buscaglione a cantarla, per aiutarci a fissarla ulteriormente nelle orecchie, dopo averla ben impressa sulle retine e nel cuore vivendola tra le 20,45 (ma anche prima, con la lunga attesa della palla a due) e le 22,50 di mercoledì, quando il cronometro ha detto che sì, la partita con Trapani era finita e il suo verdetto era una pagina di storia: la Germani qualificata alla finale scudetto del campionato di basket. E poi ancora dopo, ad applaudire, ridere, brindare, suonare clacson sulla strada di casa.
La città
Che notte, quella notte, senza ganster o brutti ceffi come sulle note del re dello swing, ma con tanti eroi positivi (i giocatori, l’allenatore, gli uomini e le donne della società) attorno ai quali un’intera città – di più, una provincia – si è stretta. Lo dicono le presenze al PalaLeonessa, esaurito in ogni ordine di posti (anche per la nutrita presenza di tifosi siciliani), e l’entusiasmo montato anche tra chi la partita l’ha seguita in tivù ed ha continuato a riviverla nelle chiacchiere del giorno dopo, in famiglia, al bar o sul posto di lavoro. Tra i cinquemila accorsi all’ex Eib c’erano i tifosi storici, gli abbonati che hanno «benedetto» la scelta del ticket stagionale che dato loro la prelazione per i play off, i «conquistati» dell’ultimo anno o dell’ultimo mese e pure tanti rappresentanti delle istituzioni e del mondo imprenditoriale, a dire di una coralità di partecipazione fino a poco tempo fa inimmaginabile.
Il «sorpasso»
Che notte, quella notte. Quando l’orgoglio bresciano attorno allo sport ha preso la forma di una palla a spicchi che deve finire nel «cestino» e non quella di un cuoio che fa fremere finché non finisce in rete. Sì, perché siamo nei giorni tra i più bui della storia delle rondinelle, con il Brescia retrocesso in Serie C per la triste vicenda dei crediti d’imposta fittizi e che ora rischia addirittura di scomparire dal mondo professionistico. E proprio in questi giorni arriva l’impresa della Germani, per un «mai visto sinora» che illumina un sorpasso quanto meno emotivo: prima il basket, poi il calcio. Perché la gioia vuol prevalere sulle tristezze, certo, e perché si riconosce altresì la serietà di un progetto tecnico e societario (quello della pallacanestro) lontano anni luce da quello del calcio.
La finale

Che notte, quella notte. Ce la ricorderemo, andremo a riavvolgerla nel proiettore della memoria e ce la porteremo con noi anche nelle prossime in arrivo. Sì perché dopo il giusto tributo per il traguardo storico raggiunto, la mente di tutti i presenti al PalaLeonessa era già rivolta a quello che ci attende, ad una finale che è un terreno inesplorato, certo, ma che nessuno ha paura di andare a conoscere. Sarà quel che sarà, ancora non si sa il nome dell’avversario, ma quel che è certo è che nessuno si tirerà indietro. C’è un sogno scudetto da inseguire col cuore leggero di chi non ha nulla da perdere e con la spinta forte di una città e una provincia innamorate di questa squadra. Perché certe notti hanno qualcosa di magico.
La sindaca e il prefetto
Era in tribuna, a pochi metri dal campo. Vicina ai vertici della società, al suo fianco il suo predecessore Emilio Del Bono, oggi vicepresidente del Consiglio regionale. Per la sindaca Laura Castelletti quello vissuto l’altra notte al PalaLeonessa «è stato un momento indimenticabile per Brescia. Un traguardo storico, carico di emozioni e significati, conquistato con determinazione, talento e spirito di squadra. È stata una di quelle serate che ci ricorderemo per anni, che raccontano cosa può essere lo sport quando incontra il cuore di una città. La Germani ha scritto una pagina bellissima, ottenendo una vittoria che non è solo il risultato di una prestazione sportiva straordinaria – e lo è stata – ma anche di qualcosa di più profondo. Questo risultato è il frutto di relazioni vere, solide, costruite negli anni: tra la squadra e i suoi tifosi, tra la proprietà e la città, tra la società e l’Amministrazione comunale. Relazioni basate su rispetto, fiducia, condivisione degli obiettivi e un forte senso di appartenenza. Il Comune di Brescia è e continuerà ad essere al fianco del basket di vertice e di base, perché è un linguaggio potente di inclusione, passione, identità».

Poi esplicita i ringraziamenti, «alla Germani, alla proprietà, ai dirigenti, al coach Poeta, al capitano e a tutti gli atleti, per averci portato a questo traguardo. Grazie ai tifosi, che trasformano ogni partita in casa in una festa collettiva, e a chi ogni giorno lavora dietro le quinte, con competenza e amore per questa maglia. Ora ci aspetta la finale. Comunque vada, Brescia è già fiera di voi, perché nello sport quel che conta, prima ancora che vincere, è esserci». Entusiasmo e vicinanza alla squadra esprime anche il prefetto Matteo Polichetti: «L’altra sera non ho potuto esserci per altri impegni, ma nelle prossime occasioni, agenda istituzionale permettendo, non mancherò al palazzetto».
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