Basket

Germani, adesso serve ritrovare la cattiveria per 40 minuti

Il paradosso delle vittorie troppo nette e la necessità di trovare a gara in corso alcuni spartiti alternativi
La Germani contro Pesaro - © www.giornaledibrescia.it
La Germani contro Pesaro - © www.giornaledibrescia.it
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Vietato fare drammi, questa dev’essere la premessa. Vinci due-tre partite per caso, non sedici. Se sei primo, te lo meriti. Lo shock dell’eliminazione lampo dalla Coppa Italia e il ko di Pesaro dell’altroieri, alla ripresa del campionato, sono risultati che possono capitare.

Per non andare distanti, una Vuelle probabilmente pure meno a fuoco dell’attuale aveva battuto l’Olimpia Milano al Forum. E domenica la Virtus Bologna ha perso a Sassari contro la Dinamo.

C’è però un dato che non può passare inosservato. Tanto il ko contro Napoli quanto quello della Vitrifrigo Arena sono arrivati al termine di prestazioni in cui la Germani è stata il contrario di se stessa. Ossia, il contrario della squadra che - appunto - ha con merito guadagnato un primato in classifica che, peraltro, resta tale nonostante il passo falso nelle Marche.

Cause

Nelle ultime due uscite, l’attacco biancoblù non ha trovato fluidità. Non esiste una singola causa. Il direttore d’orchestra Christon - ch’è comunque un playmaker atipico - non sta attraversando il proprio periodo migliore. Le 8 palle perse nel match della Vitrifrigo Arena sono uno dei numeri più allarmanti sullo scout, insieme all’unico tiro dal campo di tutta la partita di Della Valle (15 minuti sul parquet).

La circolazione del pallone ha subito un forte rallentamento, specie quando i creatori del gioco biancoblù hanno subito molta pressione. Non è stato, peraltro, sempre così. Il pressing a tutto campo di Napoli nel match del PalaBarbuto dello scorso 3 febbraio, ad esempio, era stato brillantemente aggirato.

Capitolo difesa, nelle ultime due gare la Germani ha concesso troppo. Soprattutto l’altra sera. Il 75% da dentro il pitturato preoccupa tutti, coach Magro in primis. L’impressione è che aggirata la diga-Petrucelli (l’unico bresciano a non aver deluso né a Torino, né a Pesaro) gli avversari inizino a trovare il canestro con disarmante facilità. Il discorso delle prestazioni balistiche dalla lunga distanza degli avversari è un po’ un discorso a parte. E, sebbene non direttamente collegabile, fa il paio con le percentuali deludenti dei biancoblù: 31.3% da tre in Coppa Italia, 17.6% con la Vuelle.

Quei due

A proposito di fatti che si ripetono, recentemente la Pallacanestro Brescia è caduta con l’ultima e la penultima in classifica, ossia Brindisi e Pesaro. Entrambe le volte in trasferta. In entrambi i casi, le avversarie hanno disputato una gara ben superiore - per qualità - alle rispettive posizioni in graduatoria. Ed entrambe hanno fatto debuttare nuovi acquisti che hanno spaccato la partita. I pugliesi avevano gettato nella mischia la guardia Frank Bartley, giocatore tornato in Italia (eccelse a Trieste) dopo la parentesi cinese, e subito protagonista con 17 punti.

L’altroieri, Justin Wright-Foreman - che in Europa aveva avuto parentesi in Francia, Turchia e Germania - ha chiuso con 25 punti. Ma la sua performance è andata oltre i canestri, e ha coinvolto pure le abilità di passatore preciso e intelligente del ventiseienne newyorkese.

Nonostante tutto ciò, tanto con Napoli quanto contro Pesaro la Germani ha avuto la capacità di «tornare sotto». Il 15 febbraio anche di soli 4 punti, pure nell’ultimo quarto. Alla Vitrifrigo Arena di 3, 2 e un punto, prima della fine del primo tempo. È però mancata la capacità di agganciare, e di rientrare definitivamente in partita.

Questo - forse - anche perché nelle prime cinque gare del girone di ritorno i biancoblù hanno letteralmente demolito gli avversari, trasformando buona parte di quelle contese in garbage-time. È da molto (e per propri meriti) che Brescia non vince una gara tirata per 40 minuti. È verosimile che dovrà tornare a farlo. E che, da qui in avanti, diventi necessario trovare spartiti alternativi e interpreti nuovamente a fuoco per uscire dalle sabbie mobili che si creano quando la difesa fa acqua e l’attacco viene imbrigliato. 

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