Basket, killer instinct e gestione: così la Germani può crescere

Number nine, number nine, number nine. Nei primi secondi della spettrale «Revolution 9» dei Beatles, dal White Album, si sente una voce ripetere queste parole. Se si ascolta la traccia al contrario, compare un messaggio ermetico con riferimento a un «dead man», un uomo morto, ch’è punto cardine della teoria secondo la quale i Fab Four avrebbero disseminato la loro produzione di riferimenti per far capire che Paul McCartney era scomparso, e al suo posto c’era un sosia.
Nove sono i punti che la Germani, domenica, nella gara poi persa a Brindisi contro l’HappyCasa, aveva realizzato con tre triple consecutive nel terzo quarto (a bersaglio Massinburg, Gabriel e Caupain), in un break che poteva essere chiave, anche dal punto di vista emotivo, e che aveva aperto la scatola propiziando il raggiungimento, nel medesimo parziale, di un +12 che purtroppo non è stato capitalizzato. Alla fine del quarto il vantaggio era di 9 punti. Gap ottenuto anche nell’ultimo segmento, per altre tre volte.
Nove, infine, i secondi per ribaltare l’82-81 che Brindisi ha raggiunto con i due liberi di Reed (niente da fare per la conclusione di Caupain). Dopo quello di Assago, ecco un altro finale in volata finito male per la Germani, che invece aveva sorriso dopo gli ultimi, concitati possessi del supplementare del match vinto contro Scafati. Dal canto suo, Brindisi poteva invece già recriminare per due partite perse all’ultimo tiro, a Verona e a Milano. Per Brescia era stata in sostanziale equilibrio pure la sfida con Varese, anche se non c’era stato bisogno dell’ultimo possesso per risolvere la questione.
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Processo
La Pallacanestro Brescia torna dalla Puglia con la consapevolezza di poter compiere miglioramenti circa il proprio killer instinct. Tra tutti i molteplici aspetti che concorrono alla formazione di una squadra solida forse questo non è il primo che viene in mente. Ma può tornare utile nell’arco di una stagione in cui - giocando il doppio delle volte - non sarà sempre semplice produrre sforzi in grado di indirizzare più rapidamente i match. È curioso notare come in due delle tre trasferte affrontate fin qui i biancoblù di Magro abbiano comunque avuto il pallone della vittoria. Di fatto, solo a Badalona è maturata una sconfitta netta.
Per risolvere i finali, Brescia può contare su varie pedine. Caupain è definito un giocatore spiccatamente «clutch». Domenica è stato naturale, anche alla luce dell’ottima prestazione, affidargli il tiro del possibile 83-82. Ma ci sono anche Della Valle, Petrucelli e lo stesso Gabriel (questi ultimi due avevano provato a far saltare il banco al Forum), che sono in possesso di un repertorio adatto ai finali.
Il tutto, in attesa di un Massinburg dal rendimento in crescita. Al netto della rabbia che sconfitte come quelle con Olimpia Milano e Brindisi possono generare, va comunque sottolineato lo scontato: arrivare a giocarsela fino alla fine è meglio che cedere di schianto molto prima. Tuttavia, nelle due gare in questione la Germani è caduta partendo da situazioni di vantaggio: +11 al 30’ ad Assago, +9 l’altroieri. Oltre al killer instinct, insomma, bisogna migliorare pure la capacità di gestire vantaggi buoni (sebbene non larghissimi) e quindi amministrare meglio i finali di gara. Il cammino è ancora lungo. «The Long And Winding Road», per dirla con Paul McCartney. Quello originale, o il sosia?
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