Vesco e Salvinelli trionfano nella Mille Miglia più lunga e piovosa di sempre

La Mille Miglia più lunga, piovosa e trafficata di sempre. E come sempre accaduto da cinque anni a questa parte, parla bresciano. Un radicamento sul territorio, almeno nel nome dei vincitori, per un brand che sta sempre più diventando internazionale con le esperienze già affrontate in Cina e Medio Oriente e che in autunno sbarcherà negli Stati Uniti per nuove sfide a quattro ruote.
«Questa vittoria è il regalo per i miei gemellini che compaiono quattro anni» commenta un emozionato Andrea Vesco che non riesce ad abituarsi al successo.
Vincere è difficile, ripetersi ancora di più. E lui sembra ormai inarrestabile con il quinto trionfo consecutivo, il quarto di fila in coppia con Fabio Salvinelli e il settimo in carriera. Numeri da record dopo una cinque giorni infinita. Come ore in auto e come chilometri macinati. Partenza ogni mattina mai dopo le 6.30 e arrivo di ogni tappa non prima delle 20.
Formula e chilometri
«Siamo davanti a due correnti di pensiero: i puristi vorrebbero una gara più corta, gli stranieri più lunga per godersi ancora di più l’Italia. Io farei quattro giorni e 1.600 chilometri» è il pensiero di Matteo Marzotto, uno che in famiglia ha respirato Mille Miglia fin da bambino.
Premessa: chi si è iscritto non lo ha fatto contro la propria volontà, sia chiaro, ma i volti stravolti incrociati sulla pedana di Viale Venezia dicono tutto. Mai prima di quest’anno la Freccia Rossa era arrivata a 2.200 chilometri. «Oggettivamente troppi» è il commento più in voga tra i concorrenti. Una presa di posizione che gli organizzatori non possono ignorare. Se il patron di Aci Brescia Aldo Bonomi ha già annunciato: «La formula non cambia: cinque giorni di gara e sette di manifestazione», Giuseppe Cherubini, l’uomo che disegna il tracciato assicura: «Il prossimo anno il percorso sarà più corto».
È stata la Mille Mille Miglia della prima volta a Torino e a Genova, città raggiunte in un traffico da ora di punta e lungo tangenziali, la prima volta in cui un’auto - moderna - ha viaggiato in autonomia per oltre 500 chilometri, la prima volta con un concorrente in gara, Andrea Peli, che non ha nemmeno la patente ma solo il foglio rosa.
Entusiasmo
Ma è stata anche la gara delle conferme, come a Siena, Viareggio, Bologna, Roma, Orvieto e in tutti quei paesini dove la partecipazione per il passaggio delle auto è ormai storica. E la gente non tradisce mai. Nemmeno sul Garda, con Salò che ha vinto la gara dei decibel di entusiasmo nella tappa conclusiva di ieri. «Gli appassionati a bordo strada hanno un entusiasmo quasi infantile ed è qualcosa che ho visto solo per il Giro d’Italia» è il giudizio del giornalista Marino Bertoletti, speaker a Bologna e per anni voce della Corsa Rosa.
Tra le conferme spicca ovviamente il duo della Valtrompia Andrea Vesco e Fabio Salvinelli che hanno messo ancora una volta la loro Alfa Romeo davanti a tutti con Gianmario Fontanella e Anna Maria Coviello (secondi) e Alberto Aliverti e Stefano Valente (terzi) a completare il podio.
«Il prossimo obiettivo è raggiungere Canè a dieci vittorie? Mi piace guardare gara per gara. Già sette sono veramente tante» spiega Vesco, che in cinque giorni di gara, dominata fin dalla prima prova, non ha mai perso la lucidità. «Anche quando gli avversari si sono avvicinati - rimanendo comunque distanti almeno 600 punti - Andrea non si è preoccupato, ma al contrario, forse per l’adrenalina, ha dato il meglio di sé» aggiunge il compagno di viaggio Fabio Salvinelli che si è addirittura tatuato il simbolo della Mille Miglia sull’avambraccio sinistro. «L’ho fatto dopo la terza vittoria di fila», svela. Gli avversari li considerano dei marziani e l’anno prossimo ha annunciato il ritorno alle gare quel Giuliano Canè che a 67 anni ha ancora voglia di stupire e di provare a fare il dominio bresciano.
Oltre i limiti
«Non c’è una spiegazione per le nostre vittorie» racconta Vesco. «Diciamo che confrontarci sempre con i migliori e trovare ogni anno dentro la gara un nuovo stimolo, come quello - centrato - di quest’anno di stare sotto la media di errore di tre centesimi, ci spinge a far sempre meglio e a non porci mai limiti».
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