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Sonny Colbrelli: «Saluto il ciclismo grato alla vita che ho rischiato di perdere»

In una lunga lettera il corridore bresciano spiega la sofferta decisione di abbandonare l'agonismo
Sonny Colbrelli - © www.giornaledibrescia.it
Sonny Colbrelli - © www.giornaledibrescia.it
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«Saluto il ciclismo e cerco di farlo con il sorriso per il bene che mi ha dato, anche se fa male dire addio dopo una stagione come quello dello scorso anno. È stata la migliore della mia carriera. Ho imparato che ciò che la vita offre, la vita prende. Ma anche restituire in forma diversa. Sono pronto a continuare a cercare di essere un campione, come in bicicletta».

Sono le parole, scritte con il cuore, di Sonny Colbrelli, il campione di Casto che dà l’addio al ciclismo. La decisione di scendere dalla bici è stata presa e lo stesso Sonny non ha voluto aspettare la conferenza stampa del 15 novembre per spiegare le ragioni di questa scelta con un lungo comunicato del suo team Bahrain Victorious che cerchiamo di riassumere.

Nel prendere la difficile decisione Sonny ricorda come era tutto diverso un anno fa, quando venne anche a farci visita al Giornale di Brescia per raccontare la sua straordinaria annata. «Un anno fa, in questo periodo - racconta Sonny - festeggiavo la vittoria più importante della mia carriera, la Parigi Roubaix. Non avrei mai pensato di ritrovarmi un anno dopo ad affrontare decisioni impegnative. Ma è della mia vita che voglio essere grato, una vita che ho rischiato di perdere e che mi ha dato una seconda possibilità. Quelle di essere qui oggi, per ricordare che sono uscito dall’inferno del Nord da vincitore, e l’ho fatto in un modo leggendario, che rimarrà nella storia e potrò raccontare ai miei figli. È a loro, Vittoria e Tommaso, alla mia famiglia e a tutte le persone a me più vicine che devo questa mia nuova vita. Da loro sto traendo la forza per accettare questo momento della mia carriera sportiva che mi vede oggi qui a rinunciare a poter aggiungere al mio Palmares una vittoria di tappa in un Grande Giro o in un Fiandre, il sogno di una vita», il suo più grande rammarico.

Dopo il malore al Giro di Catalogna e il defribillatore sottocutaneo impiantato come salvavita «la speranza di poter continuare a essere un corridore professionista non mi ha mai abbandonato, anche se ero conscio fosse una scelta difficile. Sono stati fatti paragoni con il caso del calciatore Eriksen, che ha ripreso la sua carriera professionale. Ma il ciclismo non è il calcio. Si corre per strada, un ciclista si trova spesso da solo per ore su strade poco battute».

Per tornare a correre Sonny ha persino pensato a togliere il defribrillatore. «Ammetto di averci pensato - scrive Sonny - ma il rischio è troppo alto che non posso permettermi. Per me, per l’opportunità che la vita, e Dio in cui credo, mi ha dato. Per Adelina, i miei figli, i miei genitori».

Salutato il ciclismo agonistico, Colbrelli guarda subito al futuro. «Resterò con il team Bahrain Victorious, che mi è stato vicino come una seconda famiglia e mi accompagnerà in questo periodo di transizione da corridore a un nuovo ruolo. Sarò ambasciatore dei nostri partner e lavorerò a stretto contatto col gruppo. Negli ultimi mesi mi fa fatto piacere vedere come i bambini mi abbiano preso a modello. Forse, mi dico, perché l’uomo coperto di fango sembra un po’ un supereroe. Per loro, prima o poi, vorrei fare qualcosa. Nel frattempo avrò anche l’opportunità di essere un riferimento per il team Bahrain e per i team di sviluppo: il Cycling team Friuli (Continental italiana) e Cannibale Under 19. Nuove sfide mi attendono - conclude Colbrelli - e con coraggio mi preparo ad affrontarle. Voglio farlo con il sorriso sulle labbra. Continuare a gioire di ogni corsa che farò, anche se solo per divertimento e non più per competizione».

Da parte nostra non gli si può che augurargli lo stesso successo ottenuto in sella.

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