Roncadelle sbanca le Olimpiadi, tre medaglie d’oro: «Siamo senza parole»

L’ultima gioia con Anna Danesi nel giorno del ritorno a casa di Giovanni De Gennaro con una festa a sorpresa. Sul gradino più alto del podio anche Alice Bellandi, anche lei originaria del paese di 9mila abitanti
I tra campioni di Roncadelle: De Gennaro, Bellandi e Danesi
I tra campioni di Roncadelle: De Gennaro, Bellandi e Danesi
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Sul palazzetto dello sport di Roncadelle sono disegnati i cinque cerchi in formato così grande, che nemmeno sulla Torre Eiffel in questi giorni dell’Olimpiade. «Sono sempre stati lì, non li abbiamo mica messi ora...», giurano dal comune dell’hinterland. E allora c’è da credere che era tutto scritto nel destino, che un centro da 9mila e qualcosa abitanti finisse per avere la più alta concentrazione di medaglie d’oro pro capite. Una ogni tremila persone. Altro che il Brasile, che lo stesso numero di metalli preziosi è riuscito a portarlo a casa con una popolazione di oltre 215 milioni di persone.

Non solo capitale dei centri commerciali

Rapporto impari di forze umane, ma anche di coriacità per un paesino in grado di primeggiare alle Olimpiadi nella canoa slalom, nel judo, nella pallavolo femminile. Del resto, la competitività Roncadelle l’aveva dimostrata anche in altri campi. Quando fu iniziata la costruzione di Elnòs, più di un decennio fa, il paese riuscì a far segnare il nuovo primato europeo in termine di centri commerciali.

Niente a confronto della notorietà regalata da Giovanni De Gennaro e Alice Bellandi, capaci di vincere due ori a distanza di 19 minuti l’1 agosto, rafforzata ieri pomeriggio dal trionfo con l’Italvolley di Anna Danesi, peraltro capitana della squadra azzurra guidata da Julio Velasco.

«Abbiamo fatto festa per la partenza dei nostri atleti - racconta il sindaco, Roberto Groppelli - e già due ori era una grandissima soddisfazione. Con la terza medaglia siamo senza parole. Anna Danesi ha chiuso il cerchio con un’impresa eccezionale per il volley italiano, ma non era inaspettata per il percorso della Nazionale. Ora non siamo più conosciuti solamente per la nostra vocazione commerciale, ma anche per altro come giustamente il paese merita».

Da due settimane in paese non si parla d’altro, qui e là piccoli disegni, striscioni, nastri ricordano le imprese degli enfant du pays. Ci sarà, passato il periodo delle vacanze d’agosto, il momento delle celebrazioni pubbliche. Il bello è che per ora, la gioia, è realmente condivisa solo con chi questi sogni li ha visti agli albori.

A casa «Dege»

Giovanni De Gennaro accolto dai roncadellesi - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
Giovanni De Gennaro accolto dai roncadellesi - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it

Come nella via dove abita Giovanni De Gennaro. Ora, impegni sportivi permettendo, condivide la casa con la compagna Ilaria. Ma in quella casa è cresciuto con papà Bruno, mamma Emanuela ed il fratello Riccardo.

Nella via di sempre, ieri, hanno fatto le cose in grande. Uno striscione di bentornato, i tricolori ai cancelli o alle finestre. Qualcuno ci ha anche aggiunto una medaglia, retaggio di qualche gara studentesca. Una tavolata con tovaglie e posate di plastica tricolore, un po’ di salatini, qualche bottiglia e le casse per la musica.

«Serviva l’impresa di Giovanni per farci riunire tutti insieme - raccontano le vicine -. Questa via ha sempre condiviso molto, i nostri figli sono cresciuti insieme, a Ferragosto facevamo queste tavolate nei garage. E i tricolori li avevamo pronti perché lo si vedeva partire con il suo camper per qualche gara e, ad ogni sua vittoria internazionale, li esponevamo al suo ritorno. Un paio di giorni, poi tornavano nell’armadio. Ma questa è la volta più bella».

L’inno con gli amici

Giovanni De Gennaro con la famiglia - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
Giovanni De Gennaro con la famiglia - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it

La più bella... sorpresa. Tanto che quando arriva all’imbocco della via, De Gennaro, non riesce a trattenere l’emozione e scende dall’auto dimenticandosi... la medaglia. Dalle casse parte l’inno di Mameli, gli amici di sempre fanno scoppiare bengala con nastrini rigorosamente dorati. Ci sono i compagni di disciplina del Gruppo sportivo Carabinieri con delle pagaie tricolori, persino Jacopo e Arianna, 2 e 5 mesi, che a Parigi sono andati in macchina con i loro genitori (del Canoa club Brescia) per vivere il magico 1 agosto.

L’abbraccio più sentito è con il fratello Riccardo. Poi c’è quello con Fiore, il cane di Giovanni, anche lui desideroso di adattarsi alla moda olimpica e di addentare la medaglia più preziosa. Tutto in un piccolo giardinetto sull’angolo della via, dove per un po’ non sai più se le goccioline sui visi sono frutto della calura estiva o dell’emozione.

«La vera impresa sarà far coincidere i loro impegni per organizzare una grande festa in paese», ammette il sindaco Groppelli. Uno sforzo da sostenere. In fondo, quando ricapiterà che un paese di 9.000 abitanti si piazzi al 29° posto del medagliere olimpico. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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