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Marcell Jacobs: «Voglio fare il pieno di medaglie d'oro»

Parla il campione olimpico dei 100 metri e della 4x100, in vista anche del lancio della sua autobiografia
Marcell Jacobs - © www.giornaledibrescia.it
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Alle quattro del pomeriggio Marcell Jacobs ha concluso l’allenamento, ma non è ancora sulla via di casa. Prima di riabbracciare compagna e figli scocca l’ora del massaggio. Mentre il fido fisioterapista Alberto Marcellini si prende cura dei suoi muscoli, il campione olimpico dei 100 metri si concede al Giornale di Brescia.

Alla vigilia del lancio della sua autobiografia, che avverrà stasera a Che tempo che fa, il ventisettenne gardesano sceglie il nostro giornale come primo quotidiano con cui parlare della sua fatica letteraria.

Marcell, la domanda d’esordio è obbligatoria: come sta?

«Per fortuna bene, il peggio è alle spalle. Abbiamo ripreso gli allenamenti e le sensazioni sono state più che buone. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo lavorato sui blocchi di partenza concentrandoci sullo start».

Ha scoperto qualcosa in più sul virus che l’ha colpita?

«Può essere che l’avevamo preso già prima di partire per Nairobi. Si tratta di un virus che attacca soprattutto i bambini, tanto che mia figlia l’aveva avuto lo scorso novembre».

Mercoledì sarà in azione a Savona, ma non sui 200 bensì sui 100. Come mai questa scelta?

«Alla luce di quanto accaduto in Kenya sarebbe stato abbastanza traumatico optare per una distanza che non frequento spesso. Preferiamo non rischiare visto che la stagione sarà lunga e impegnativa».

Nel suo 2022 troverà altro spazio per i 200 o si concentrerà solo sui 100?

«I 200 sono interessanti, ma non sono la mia distanza. Se ci sarà margine per inserirli nella programmazione lo faremo».

Trascorrerà la domenica in viaggio per raggiungere Milano, dove sarà ospite di Fabio Fazio, nella cui trasmissione presenterà il suo libro. Perché lo ha intitolato Flash?

«Perché questa parola sintetizza la mia intera storia, un’esistenza che ha trovato compimento nella velocità».

Nel volume scandisce le tappe fondamentali della sua vita. Quanto è stata importante l’infanzia nel Bresciano?

«Fondamentale, negli anni sul Garda si è modellato il mio carattere e ha preso forma l’uomo che oggi è campione olimpico».

Quali luoghi hanno segnato la sua giovinezza?

«Ne citerei tre: il campo Tre Stelle-Ghizzi di Desenzano, dove ho cominciato a fare atletica; la casa dei nonni materni a Castiglione delle Stiviere, dove ho trascorso la maggior parte del tempo in famiglia; la scuola dei Rogazionisti di Desenzano, dove ho frequentato le Medie».

Ora che vive a Roma le manca il Bresciano?

«Diciamo che ce l’ho sempre nel cuore e appena posso faccio una scappata. Lì vivono mia mamma e i miei fratelli, quindi torno volentieri. In futuro quando smetterò di essere un atleta mi piacerebbe vivere stabilmente sul Garda».

Il 17 settembre riabbraccerà la sua terra in occasione del matrimonio. Può svelarci qualche dettaglio sulle nozze?

«Sposerò Nicole alla Torre di San Marco a Gardone Riviera. Oltre al luogo e alla data non so molto, perché i particolari della festa li sta curando lei. Per la luna di miele opteremo per una località esotica, o Maldive o Indonesia».

Suo papà verrà al matrimonio?

«Certamente e insieme a lui dall’America arriveranno altre 17 persone. Alcuni parenti potrebbero venire a trovarmi anche al Mondiale in Oregon».

Nel suo staff è entrato un nuovo assistente allenatore, come sta andando invece la ricerca dello sparring partner?

«Su quella siamo un po’ indietro, ma so che Paolo Camossi farà del suo meglio per individuare la figura giusta».

Dopo Savona volerà a Eugene, dove il 28 maggio l’aspetta forse la più grande gara di 100 metri che si sia mai vista in un meeting.

«Sarà il banco di prova dell’anno. Gli organizzatori hanno messo insieme tutti velocisti con un personale sotto i 9”90. Sarà davvero tosta e per di più sulla pista che in estate assegnerà il titolo iridato».

Poi in giugno Golden Gala a Roma, Bislett Games a Oslo e Assoluti a Rieti?

«Il primo e il terzo di sicuro. Cosa accadrà in mezzo ancora non è stato ufficializzato».

Quindi in luglio i Mondiali a Eugene e in agosto gli Europei a Monaco. Il giudizio definitivo sulla sua stagione passerà da questi due appuntamenti?

«Confermo quanto annunciato a inizio anno, prima di centrare l’oro al Mondiale indoor di Belgrado: l’obiettivo del 2022 è la tripletta, perché ciò significherebbe aver conquistato in due stagioni tutto quanto si può vincere in atletica».

Ai record ci pensa?

«Quest’estate voglio fare il pieno di medaglie d’oro, il tempo non sarà la priorità. Ho capito sulla mia pelle che quando cerco il grande crono, questo non arriva».

Sulla staffetta 4x100 cosa può dirci?

«Il gruppo è unito, i due raduni sono stati ottimi. Peccato solo che non riusciremo a fare una gara prima del Mondiale».

Si parla di «effetto Jacobs» per indicare le conseguenze del suo trionfo a cinque cerchi sull’atletica tricolore. Tra gli azzurri che vincono ovunque, i Mondiali e la Diamond League che per la prima volta hanno una doppia copertura televisiva e i tanti bambini che hanno scelto l’atletica come primo sport, lei di cosa si sente più fiero?

«Mi riempiono di gioia tutte e tre, ma vedere i piccoli che vanno al campo e cominciano a praticare corsa, salti e lanci è la cosa che più mi inorgoglisce».

Dopo aver vinto l’oro olimpico ha qualche altro sogno?

«Da piccolo ne cullavo due. Il primo è stato esaudito, il secondo ancora no, ma ci vorrà del tempo».

Può svelarlo?

«Vorrei fare un viaggio nello spazio».

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