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L’appello dei giocatori: «Aiutateci a salvare lo squash a Brescia»

L’unico impianto all’interno dei confini della città dedicato a questo sport che sarà olimpico nel 2028 a Los Angeles rischia di sparire
Lo squash è stato definito da Forbes lo sport più salubre -  © www.giornaledibrescia.it
Lo squash è stato definito da Forbes lo sport più salubre - © www.giornaledibrescia.it
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Brescia è stata la culla dello squash in Italia. Oggi i giocatori sperano che lo squash a Brescia non finisca nella tomba. Il rischio, però, è concreto, dato che i proprietari di Squash Bag, ormai unica struttura dedicata a questo sport all’interno dei confini della città, si trovano nella condizione di non proseguire l’attività nel caso in cui non venga trovato un acquirente. Se così accadesse, all’ombra del Cidneo si smetterebbe di tirare la pallina contro il muro.

L’altra opzione

Esiste, in realtà, un’altra opzione. Ed è quella che i giocatori stessi stanno vagliando in queste ore. Ossia quella di costituire una società, o un’associazione, che possa prendere in mano l’impianto che sorge al numero 15 di via Dalmazia (tre campi da squash, una palestra, un soppalco polivalente per varie attività di gruppo, spogliatoi e sauna), tenerlo in vita e rilanciarlo attraverso una serie di iniziative. I giocatori stessi - c’è una comunità di «storici» e ci sono nuove leve - lanciano però una richiesta di aiuto a interessati e possibili investitori.

Le voci dei giocatori

«Gioco a squash da quarant’anni, vorrei farlo per altri quaranta», afferma Alberto Spalenza, che si fa portavoce del gruppo di sportivi, ed è memoria storica dello squash a Brescia. Potrebbe essere un desiderio non così fantasioso, se è vero che nel 2003 la rivista Forbes lo definì «lo sport più sano al mondo», combinando - nell’analisi - una serie di indicatori: resistenza cardiaca, forza, resistenza muscolare, flessibilità, consumo di calorie e rischio di infortuni. «Lo squash è uno stile di vita (sano), ancor prima che una passione. Non mi immagino una vita senza. Lo penso io, ma sono certo che molti amici appassionati condividano questa idea», aggiunge Roberto Faita, incallito giocatore.

La storia

Brescia, si diceva, ha portato lo squash in Italia. La prima struttura nel nostro territorio fu aperta nel 1984 da Amedeo Bianchetti, a Bovezzo. Quel luogo fu fucina di campioni, capaci di vincere scudetti a livello Seniores e Juniores. Davide Bianchetti, figlio di Amedeo, ad esempio, si è laureato campione italiano a soli 18 anni (cinque i titoli vinti) e ha poi trionfato in sette tornei internazionali (la miglior posizione nel ranking Psa era stata la 24). Luca Mastrostefano, invece, è stato tricolore nel 2005 ed è stato tra i primi 80 al mondo. In via Dalmazia, invece, si gioca dal 1991.

Verso le Olimpiadi

Dopo essere stato «sport dimostrativo» ai Giochi Olimpici della Gioventù di Buenos Aires del 2018, lo squash sarà ufficialmente nel programma delle Olimpiadi di Los Angeles del 2028. I giocatori bresciani ne sono convinti: questa circostanza contribuirà a incrementare le occasioni per promuovere una disciplina «unica, affascinante e allenante in cui tecnica, tattica, resistenza e intelligenza convivono in un equilibrio difficilmente replicabile». Uno sport, un modo particolare di fare comunità, uno stile di vita che nessuno vuole abbandonare. Per contattare Alberto Spalenza scrivere una e-mail all’indirizzo: albitinospa@gmail.com. Squash Bag: 030/5310351. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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