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Jeep Compass: il suv compatto con l'offroad nel dna

L'abbiamo provata sulle strade portoghesi che da Lisbona raggiungono Cascais: stabilità e sicurezza
La Compass è adatta a tutti i terreni - © www.giornaledibrescia.it
La Compass è adatta a tutti i terreni - © www.giornaledibrescia.it
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Nel tempo dei Suv, un marchio come Jeep, che ha fondato le sue glorie sulle «ruote alte», naviga a gonfie vele. Basti pensare che nel 2009 aveva venduto 630mila pezzi, per balzare a 1,4 milioni nel 2016. Una crescita ancor più impressionante in Italia, con un +600% in quattro anni!

Adesso arriva una nuova Jeep, la Compass, che, con le sue dimensioni medie, punta alla conquista del mercato mondiale. La Compass 2017 si colloca a metà tra la Renegade e la Cherokee: con 4,39 m di lunghezza offre il giusto equilibrio tra dimensioni e possibilità di districarsi anche nel traffico e, grazie ad un passo tra le ruote di ben 2,63 m (7 cm più della Renegade, con cui condivide la piattaforma) garantisce abitabilità notevole, anche sul divano posteriore.

Ma, soprattutto, la Compass è un veicolo bello: niente a che vedere con le linee squadrate della Renegade, che per la sua aria da dura, può piacere o no. La somiglianza è con la Cherokee: nel frontale, oltre ai fari dal design sottile, spiccano le classiche sette feritoie nella griglia, mentre la linea di cintura corre senza interruzioni dallo specchietto laterale a tutti i finestrini. Il tetto nero (sulla Limited, apribile anche in due pannelli) contribuisce ad abbassare l’effetto ottico della vettura che sembra ancora più slanciata. Classici del marchio i passaruota trapezoidali.

Gli interni rivelano lo sforzo Jeep di elevare qualità ed ergonomia. Morbidi al tatto i vari rivestimenti, davvero eccellente l’accoglienza offerta dai sedili, abbondante l’abitabilità. Bello anche il volante. A centro plancia il display dell’infotainment: tre le versioni proposte, di 5, 7 o 8.4 pollici per il sistema Uconnect. Le versioni 7 (di serie su Limited) e 8.4 (optional) sono touch e offrono funzioni Apple Car Play, Android Auto, navigazione e voice text. La versione di 8.4" fornisce anche il Jeep Skills, ovvero una app per affrontare meglio la guida offroad.

La Compass eredita le motorizzazioni del Gruppo: un benzina 1.4 Multiair da 140 Cv, coppia di 230 Nm a 1.750 giri, trazione 2wd e cambio manuale 6 marce. I Diesel sono il 1.6 MultiJet II da 120 Cv (320 Nm a 1750 giri) cambio manuale 6 marce; il 2.0 MultiJet II da 140 o 170 Cv (coppie di 350 o 380 Nm a 1750 giri) con cambi manuale 6 marce o automatico ZF a 9, entrambi con trazione 4wd.

La dotazione di sicurezza è di alto livello, con cruise control auto adattativo, frenata automatica di emergenza, allarme di collisione frontale, segnalazione dell’abbandono di corsia e retrocamera, che segnala anche veicoli in avvicinamento di traverso; tra gli optional il park automatico ed il controllo della velocità in discesa.

La Compass è però una Jeep e, quindi, nel suo dna c’è l’offroad: una semplice manopola consente di selezionare le opzioni Auto, Snow, Sand e Mud, con la prima che ripartisce automaticamente la trazione tra anteriore e posteriore a seconda delle necessità. C’è anche la posizione Lock che blocca la trazione 50/50. Sulle versione Trailhawk c’è anche la funzione Rock, abbinata alla riduzione dei rapporti, per affrontare il fuori strada più duro.

Sulle strade portoghesi che da Lisbona raggiungono l’area naturalistica di Cascais, a picco sull’Atlantico, abbiamo provato le versioni 1.6 e 2.0 Diesel da 120 e 140 Cv in versione Limited e la 2.0 da 170 Cv in versione Trailhawk. La 1.6 a trazione anteriore si guida molto bene, con grande senso di sicurezza e stabilità, grazie anche alla rigidità della scocca (per il 65% fatta di acciai alto resistenziali) e all’eccellente lavoro delle sospensioni.

Lo sterzo è morbido e preciso; molto buona la visibilità in tutte le direzioni. Il 1.6 Diesel è pronto, generoso e non troppo assetato (il computer di bordo a fine prova registrava un 13,5 km/litro, ma non siamo andati piano...). La 2.0 con 140 Cv è molto equilibrata, ben assecondata dal cambio automatico 9 marce, il cui prezioso lavoro è quasi inavvertibile. Lo stesso cambio favorisce la guida nel fuoristrada, facilitata anche da un’altezza minima da terra di ben 21,6 cm e da angoli di attacco ed uscita di 30 e 33,6°. L’offroad è il terreno di elezione della versione Trailhawk che, grazie a una riduzione nella trasmissione fino a un eccezionale 20:1, si è rivelata inarrestabile anche su un percorso pieno di rocce e con pendenze notevolissime.

La vettura è già ordinabile e sarà in consegna da luglio: il listino, viste le diverse opzioni di potenza ed allestimento, spazia da 25.000 (1.4 Multiair da 140 Cv 2wd) a 39.750 euro (Trailhawk 2.0 170 Cv aut. 9 marce). La concorrenza non manca (in queste misure, ad esempio, ci sono Volkswagen Tiguan, Seat Ateca, Kia Sportage, ecc.) anche nei listini: qui, però, pesa il marchio Jeep. Giusto quel qualcosa in più.

 

 

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