Jacobs, quando il tempo vale anche più della vittoria

Questione di tempo. E non è superflua, tutt’altro. Perché a Marcell Jacobs interessava sì vincere al debutto dopo essere entrato nella leggenda, ma interessava pure avere il riscontro del cronometro. Che nello sport, nell’atletica in particolare, è sempre il giudice supremo. E al meeting indoor Istaf di Berlino ha dato il pollice verso l’alto al due volte campione olimpico dei 100 metri e della 4x100.
Avvicinamento
Non era scontato e lo stesso Jacobs ne aveva bisogno. Anche perché puoi allenarti bene quanto vuoi, puoi pure correre i 150 metri sotto i 15’’ netti in allenamento, come fatto dal desenzanese nel ritiro di Tenerife. Ma se poi in gara le gambe non girano e non arriva il riscontro cronometrico iniziano i dubbi, le domande, le paure. I piccoli intoppi che in una stagione possono trasformarsi in montagne impossibili da scalare. Non è stato così per l’uomo che ha riscritto la storia dello sport italiano. Che in Germania non solo ha vinto, ma ha pure convinto nella finale. Ad una batteria in cui s’era mostrato un po’ contratto (6’’57 il suo tempo), quasi naturale dopo 182 giorni senza competizioni, è seguita una finale convincente con ottimo tempo di risposta alla partenza e un 6’’51 conclusivo con evidente margine. «È stato anche meglio del 2021 - ha infatti commentato Jacobs - visto che ci ho messo cinque centesimi di meno. Ora spetterà a me capitalizzare questi cinque centesimi nel resto della stagione».
Migliorarsi
E qui veniamo al nocciolo della questione: i cinque centesimi di cui parla Marcell Jacobs sono quelli che lui intende togliere dal suo primato italiano sui 60 metri, il 6’’47 che nel marzo scorso a Torun gli valse l’oro continentale al chiuso. I conti sono presto fatti: mezzo decimo di meno e s’arriverebbe ad eguagliare il 6’’42 di Dwain Chambers (registrato agli Europei di Torino 2009), inglese che ancora detiene il primato continentale sulla distanza. Se poi ne levasse 6 di centesimi, il record europeo sarebbe tutto di Jacobs, come già è sui 100 con il 9’’84 della semifinale olimpica poi ritoccato in 9’’80 per prendersi l’oro. Il tecnico. Per questo Jacobs sta lavorando con l’allenatore Paolo Camossi, per dare l’assalto al record nelle prossime uscite: venerdì a Lodz, il 17 a Lievin, dal 25 al 27 agli Assoluti indoor di Ancona e soprattutto al Mondiale al chiuso di Belgrado (18-20 marzo). Del resto l’anno scorso partì con 6’’56 a Berlino (poi ritoccato in 6’’55 in finale) e tra sali e scendi arrivò al 6’’47 di Torun. La strada disegnata è la stessa, il desenzanese e il suo clan sperano che anche il riscontro sia identico. Intanto c’è stato un bell’inizio: «Sono contento - ha detto il suo allenatore Camossi - perché in batteria aveva corso duro e in finale era sciolto, è riuscito a lasciarsi andare. Ma l’importante era vincere. Gli avversari con cui si misurava potevano infastidirlo: sono contento per come è andata questa prima uscita. L’atletica di oggi è cambiata: prima c’era un solo grande appuntamento, ora sono tanti tra indoor e Diamond League: bisogna mantenere uno standard elevato e poi arrivare al picco ai grandi appuntamenti». Proprio come ha progettato Jacobs.
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