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Jacobs, numeri e testa da grande: «Ho retto bene la pressione»

Il campione iridato dei 60 detiene entrambi i record europei della velocità, come riuscì a Woronin e Christie
Marcell Jacobs sul podio in mezzo agli statunitensi Coleman e Bracy - Foto Fidal Colombo
Marcell Jacobs sul podio in mezzo agli statunitensi Coleman e Bracy - Foto Fidal Colombo
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Era andato a dormire senza medaglia al collo, perché il cerimoniale del Mondiale al coperto prevedeva la premiazione dei 60 piani all’indomani della finale. Così la domenica conclusiva della rassegna iridata in terra serba ha rivisto in scena Marcell Jacobs, sorridente e festoso sul gradino più alto del podio accompagnato dagli statunitensi Christian Coleman e Marvin Bracy.

Il gardesano ha ricevuto il metallo dorato dal vicepresidente di World Athletics, il saudita Nawaf Al Saud, quindi ha cantato con la mano sul petto l’Inno di Mameli, come già avvenuto nel 2021 prima a Torun agli Europei in sala e poi a Tokyo ai Giochi olimpici giapponesi.

Sotto il tetto della Stark Arena Jacobs è il più desiderato dai fotografi, giacché il suo faccione è ormai uno dei volti da copertina dell’atletica globale. «Sul podio ho tirato un sospiro di sollievo, come a dire: ce l’ho fatta di nuovo, sono stato bravo a reggere la pressione, le aspettative degli altri e le mie. Sono riuscito a coronare di nuovo questo grande sogno, ora ce ne sono altri due in programma».

Il gardesano non li cita, ma ovviamente fa riferimento ai Mondiali di Eugene a luglio e agli Europei di Monaco di Baviera in agosto. Acciuffasse anche queste due medaglie d’oro, avrebbe conquistato almeno una volta tutto quello che si può vincere nell’atletica.

Marcell Jacobs durante la trionfale giornata ai Mondiali indoor - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Marcell Jacobs durante la trionfale giornata ai Mondiali indoor - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it

«È fantastico sentire di nuovo l’inno italiano e cantarlo sul podio. È qualcosa di magnifico e spero di farvelo ascoltare tantissime altre volte», prosegue l’azzurro che da sabato è il primatista europeo oltre che dei 100 outdoor (9”80 a Tokyo) anche dei 60 indoor, grazie al 6”41 con cui ha trionfato a Belgrado.

Spulciando gli almanacchi si scopre come in passato soltanto altri due sprinter abbiano detenuto in contemporanea i due record continentali: il polacco Marian Woronin per un anno e mezzo tra il 1987 e il 1988 e il britannico Linford Christie dal 1990 al 1999. Ventitré anni più tardi l’Europa ha trovato il velocista capace di unificare le due corone.

«Nella batteria al mattino - argomenta Jacobs - l’importante era passare. In semifinale ho fatto tutta un’altra gara, ho avuto il giusto feeling e questo mi ha anche dato più consapevolezza nei miei mezzi.

Sapevo di star bene ed essere in forma, quindi nella finale mi ci sono letteralmente buttato, non ho pensato a niente, solo a correre più veloce che potevo e cercare di mettere quei tre millesimi di secondo e le spalle avanti rispetto agli altri due. Ce l’ho fatta e sono veramente contento».

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Con questa prestazione cronometrica, oltre ad aver superato di un centesimo il precedente primato continentale del britannico Dwain Chambers - crono che resisteva dal 2009, lo fece segnare agli Europei di Torino - Jacobs è diventato anche il quarto uomo al mondo di ogni epoca sui 60 dopo Coleman (6”34), Maurice Greene (6”39), Ronnie Baker (6”40) e al pari di Andre Cason (6”41), tutti statunitensi.

Il desenzanese ha inoltre festeggiato l’oro mondiale indoor ventuno anni dopo il titolo mondiale del suo coach Paolo Camossi, che aveva trionfato a Lisbona 2001 nel triplo. Il trionfo galvanizza tutto il movimento azzurro anche in ottica Mondiale all’aperto.

Proiettando il 6”41 sui 100 metri vien fuori un crono più vicino ai 9”70 che ai 9”80, pertanto se confermerà questo stato di forma Jacobs in estate potrebbe salire qualche gradino in più della gerarchia mondiale sulla distanza regina, dove attualmente con 9”80 è l’undicesimo uomo più veloce di sempre.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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