Altri sport

Giro delle Fiandre, storie e curiosità sulla seconda Classica

Per molti è l'evento ciclistico dell'anno. Ma oltre alla gara siamo andati a scoprire cosa significa la bici in Belgio
  • Le Fiandre: immagini dal Belgio
    Le Fiandre: immagini dal Belgio
  • Le Fiandre: immagini dal Belgio
    Le Fiandre: immagini dal Belgio
  • Le Fiandre: immagini dal Belgio
    Le Fiandre: immagini dal Belgio
  • Le Fiandre: immagini dal Belgio
    Le Fiandre: immagini dal Belgio
  • Le Fiandre: immagini dal Belgio
    Le Fiandre: immagini dal Belgio
AA

Il Giro delle Fiandre, l'università del ciclismo per molti, l'evento dell'anno per tutti. È la seconda Classica Monumento della stagione dopo la «lotteria» Sanremo: qui vince chi ha più talento, più visione di corsa, più condizione e, perché no, anche più fortuna. Tolto il primo tratto in linea da Anversa, il pavè che caratterizza la campagna fiamminga è molto esigente, fa vibrare la bicicletta fino alle spalle e risulta pure essere viscido ed insidioso per la dimensione inusuale del porfido se paragonato al tipico italiano fiorentino o di piazza Duomo di Brescia.

La storia

L'altra spaventosa variabile risulta essere il vento: in un paese dove il grosso dell'energia elettrica proviene dal comparto eolico, è quasi sciocco sperare in una brezza con velocità inferiori ai 30km/h e bisogna essere pronti a tutto, sia al freddo che al controllo del mezzo. Qui han vinto i più grandi campioni, sempre con azioni da cineteca: Gilbert, Sagan, Boonen, Cancellara, regalando momenti di grande festa a tutti gli appassionati di una terra in cui il ciclismo non è solo uno sport da vedere, ma è anche un approccio alla vita. Accoppiata alla «Ronde» degli atleti professionisti viene proposta in 5 varianti di lunghezza diversa, a tutti i temerari appassionati, la versione cicloturisti.

La cultura della bici 

Qui, in Belgio, terra di eroi, chiunque è ciclista: la mobilità sostenibile non è una chimera ed esistono corsie preferenziali per chi si muove su due ruote, le automobili non possono sorpassare le file di pedalatori e un po' tutti si sentono Merckx. Partecipare all'evento, con partenza «alla francese», cioè iniziando «quando si vuole», è un'esperienza davvero emozionante : è una lunga ricognizione del percorso dei professionisti che regala scorci di un ciclismo che, almeno in Italia, sembra dimenticato. Centinaia di pedalatori che si uniscono, si separano, danzano in gruppo parlando tutte le lingue senza cercare la competizione: bici da corsa, handbike, mountain bike, tandem e intramontabili olandesi si mischiano sul percorso ed affrontano i micidiali muri respirando l'attesa della «corsa vera». I muri sono importanti, esigenti, richiedono audacia e preparazione, ma il pubblico belga è sempre ben disposto alla spintarella e all'aiuto. Affrontarli è un importante step nella crescita ciclistica personale: salite didattiche dove bisogna mettere la ruota al posto giusto per non inciampare e dove bisogna saper dosare le proprie energie.

Il vento, la Ronde e il tifo 

Allo stesso tempo si può apprezzare ancor meglio il gesto atletico di chi lo fa per mestiere, ad alta velocità, volando su quel maledetto porfido. In discesa è pure peggio, fan male le mani e la catena va ovunque, cade e torna a posto in un attimo, il soprasella sente ogni vibrazione e il proprio anticavallo sembra imbizzarrirsi a più non posso. Nei tratti di asfalto è il vento a decidere chi vive e chi sopravvive: raffiche continue fanno sbandare e il freddo si fa sentire, avere un amico in fianco può far la differenza, come la fa per i capitani avere un gregario di lusso. La cicloturistica è una festa, non c'è vera competizione, se non la scommessa per la birra fra amici, la Ronde è battaglia vera. Una gita in Belgio val sempre la pena, per l'architettura e le meravigliose distese di campagna, accoppiata ad un'esperienza pedalata è ancora meglio, riporta al ciclismo vero, quello di passione per la storia, per i campioni di un tempo e per la voglia di svago. Una volta cambiati gli scarpini e tolto il casco non resta che attendere la corsa vera, quella che mette in palio trofeo e gloria eterna: qui tutti conoscono tutto il plotone ed il tifo è spasmodico. Non importa il vincitore, si sa già che sarà un campione, quel che conta è che sia corsa, spettacolo, divertimento. Allo scollinamento del Paterberg c'è un pubblico da concerto, con tende e camper da due giorni: via alle danze, la folla è in delirio, l'antipasto è finito, ora si fa sul serio con la stessa voce e la stessa voglia di dire "bravi tutti, fateci divertire".

Icona Newsletter

@Sport

Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia